Lezioni condivise 105 – La regina vergine e Felipe el prudente.
31 Ott 2015 @ 8:33 PM
Elisabetta I d’Inghilterra e Filippo II di Spagna, hanno regnato quasi cinquanta anni il loro paese, quasi in contemporanea. A un certo punto della storia, per ragioni politiche, ovviamente, lo spagnolo si mise in testa di voler sposare la Tudor. Conosciamo i personaggi e come andò.
Elisabetta I (1533–1603) era figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, era anche detta “regina vergine”, fu l’ultima monarca della dinastia Tudor e l’unica superstite tra i figli del re e della Bolena. Enrico VIII avrebbe voluto un maschio e non essendo riuscita la seconda moglie a darglielo, fu accusata di ogni delitto e decapitata nel 1536. Come la sorella Maria, nata da Caterina d’Aragona, fu dichiarata illegittima e insieme a lei relegata ad Hatfield, in esilio.
Delle nefandezze di Enrico, abbiamo già detto (lezione 98). Ci interessa ora seguire il filo che portò Elisabetta al regno, anch’esso non del tutto lineare.
Occorrerà sapere che Jane Seymour, terza moglie del padre, rimettendoci la vita, diede il figlio maschio tanto atteso, Edoardo. Un po’ questo, ma soprattutto la benevolenza di Anna di Clèves (quarta moglie), riportò a corte la piccola Elisabetta, crescendola fino a 24 anni. Ma fu Catherine Parr (la sesta moglie) a riconciliare il re con le figlie e a reinserirle nella linea di successione, dopo il loro fratellastro.
La futura regina ricevette un’educazione protestante e umanistica e rivelò le sue spiccate doti di apprendimento che la resero molto colta, conoscitrice delle lingue e di doti oratorie.
Come previsto, a Enrico VIII, morto nel 1547, successe Edoardo VI; questi morì a 15 anni, tuttavia nel suo testamento nominò erede lady Jane Grey, sua cugina e coetanea, deposta dopo nove giorni e decapitata l’anno dopo a soli 17 anni.
Una vicenda tragica, barbara (nel senso corrente del termine): Jane era cugina carnale di Maria, Elisabetta ed Edoardo; non poteva avere colpe sia per la sua età, sia perchè nominata del re; pagò in modo eccessivamente crudele le ambizioni degli adulti e le lotte di religione. Firmò la sua condannala nuova regina Maria, la cugina con cui studiava, cattolica, e passò alla storia come “la sanguinaria” (bloody Mary). Di un popolo che fa uccidere adolescenti, perchè Maria decise il delitto per il furore del popolo protestante, non si sa cosa pensare.
Maria I, fece incarcerare anche la sorella Elisabetta (che in seguito si finse cattolica) e compì una serie di azzardi e condanne, sposò Filippo II di Spagna in cerca di un erede, ripristinò il cattolicesimo, ma non durò molto: morì senza eredi nel 1558 e le successe, non senza problemi, Elisabetta, la quale ripristinò l’anglicanesimo e per non essere da meno della sorella, fece incarcerare per 19 anni e poi giustiziare, la cugina Maria Stuart, cattolica, che lasciò la Scozia di cui era regina, pensando che la congiunta la aiutasse, visto che era caduta in disgrazia.
La successione a Maria I creò diversi problemi a Elisabetta, sia con la Spagna, che riteneva Filippo II erede in quanto marito della regina, sia con la Scozia, che appoggiava Maria Stuarda, ma vincendo entrambe le guerre, poté fare dell’Inghilterra una potenza commerciale e iniziare la colonizzazione dell’America; la prima colonia fu la Virginia, in suo onore perchè era detta “regina vergine”. L’inghilterra sotto di lei ebbe anche una crescita culturale con William Shakespeare, Francis Bacon e molti altri.
Elisabetta, seppure anglicana, era molto aperta alle altre confessioni e alla loro cultura, la sua età fu detta “dell’oro”. Per i cattolici era tuttavia un’usurpatrice.
Durante il suo regno furono poste le basi della futura potenza commerciale e marittima della nazione ed ebbe inizio la colonizzazione dell’America settentrionale.
Fece un secondo atto di supremazia (1559), dopo quello del padre, ricostituendo una maggioranza protestante. Impose un giuramento ove veniva riconosciuto il suo controllo della chiesa. I vescovi ribelli furono rimossi e sostituiti. Con lei ripresero i contrasti con la cattolica Irlanda.
Il fatto che non si sposasse fu molto chiacchierato, il popolo si chiedeva le ragioni, tra le quali prevalsero i timori di subire la sorte della madre e della matrigna Catherine Howard, entrambe giustiziate con false accuse. Si disse anche che avesse paura del parto, giacché due delle sue matrigne ne morirono (Jane Seymour e Catherine Parr).
Fu una sostenitrice delle “guerre di corsa”. Nel 1587 il corsaro Francis Drake sconfisse a Cadice la flotta spagnola di Filippo II, lo stesso avvenne nel 1588, in questo caso l’Invincibile armada dovette soccombere soprattutto a causa del maltempo che imperversò nella Manica.
Nel complesso fu una regina capace, stabilizzò la situazione economica e garantì un periodo di pace. Tuttavia è opinione comune che i suoi successi siano stati sopravvalutati.
Filippo II, figlio di Carlo V e di sua cugina carnale Isabella, entrambi nipoti di Isabella di Castiglia, fu re di Spagna dal 1556 al 1598 – oltre a una serie di altri titoli, tra cui re consorte d’Inghilterra – e 4 mogli, di cui diventerebbe complesso elencare le vicende (in parte dette trattando di Elisabetta).
Anche Filippo ebbe un’importante formazione culturale, si considerava interamente spagnolo e vedeva nella Spagna stessa il centro dell’impero, fatto che gli impedì di succedere al padre come imperatore in favore dello zio Ferdinando.
Come si è già visto per l’Inghilterra, tranne rare eccezioni, le parentele tra regnanti e nobili in genere, erano motivo delle più grandi inimicizie, ostilità e odio.
La vita di Filippo II non fu facile, specie in Spagna, ove il potere della nobiltà e delle Cortes locali era in grado di condizionarlo, inoltre c’erano i fueros, cioè il diritto consuetudinario che anche il re era obbligato a rispettare. Vi erano una serie di pericoli derivanti dalla storia del regno spagnolo in seguito alla riconquista, a causa della composizione dell’esercito, molto territoriale, ma anche dei moriscos, arabi rimasti in Spagna alla fine del loro dominio. Problemi ci furono anche con la riscossione delle tasse, anch’esse in mano alle cortes locali; le entrate cominciarono a dipendere dai flussi provenienti dal “nuovo mondo”. Così sostanzialmente, il Siglo de Oro fu prevalentemente culturale. Insieme ai debiti ereditati dal padre, alle spese necessarie nel vasto regno, la situazione finanziaria toccò il fallimento.
Il re provò a riformare il sistema accentrando molti poteri e appesantendo la macchina burocratica statale. Questa situazione, oltre a creare seri problemi per i suoi successori, creò in primo luogo delle rivolte, prima da parte dei moriscos, costretti a rinunciare alla propria cultura, compresa lingua, onomastica, religione e vistisi dispersi su tutto il territorio. Qualche anno dopo si sollevò la nobiltà aragonese, per la nomina di un vicerè casigliano.
Con la situazione interna retta a stento, in politica estera fu ancora peggio. Improntata la sua politica alla massima ortodossia cattolica, Filippo si scontrò con il protestantesimo olandese cui venne in soccorso l’Inghilterra, fino alla disastrosa sconfitta dell’Invincibile Armada del 1588, nel tentativo di invasione del regno inglese. La debacle era stata preceduta dal tentativo fallito di Filippo di sposare Elisabetta.
Tra i pochi successi che conseguì vi fu la sconfitta dei turchi a Lepanto nel 1571, l’unione dinastica con il Portogallo e il dominio nella penisola italiana a scapito della Francia (entrambi con delle guerre).
Dopo la sconfitta con gli inglesi, che per di più provocò un rilancio del protestantesimo, Filippo II era vicino alla fine. Gli successe il figlio Filippo III e con lui iniziò la decadenza spagnola.
(Storia moderna – 30.4.1997) MP
Commenti (1)
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malaika
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Inviato il 27/10/2015 alle 13:42
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