Più transgender nei media = maggiore integrazione?

Da Psicologiagay
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Il 18 Aprile 2013, in Pakistan, precisamente a Karachi, è stato lanciato un nuovo canale televisivo “Abb Takk”, con il preciso intento di dimostrare zero tolleranza verso tutto ciò che va contro la democrazia. Questo canale ha deciso di dare voce e rappresentare la comunità transgender, per fornire loro l’occasione di parlare e trattare le problematiche complesse che vivono in Pakistan. Questo innovativo spettacolo di Abb Takk sarà co-presentato da Almas Boby, presidentessa della “Pakistan Shemale Association”, associazione che da voce alle persone transessuali registrate, popolarmente conosciute come Khawaja Sira nel subcontinente indiano.

I co-conduttori del programma Abb Takk, nato per dare voce alle persone transgender

Almas Boby sarà co-conduttrice di questo programma con un anziano giornalista Agha Iqrar Haroon, che ha 25 anni di esperienza alle spalle nella stampa e nell’ elettronica. Il Direttore delle notizie e attualità del canale Abb Takk, Nasir Baig Chugtai, ha espresso il parere che il canale non deve essere rivolto solo a “Uomini e donne”, ma anche a “Transessuali”, perché sono persone che hanno bisogno di riconoscimento identitario e devono essere accettati e rispettati come una parte importante della società. Baig ha sostenuto che questo canale televisivo avrà una politica editoriale forte e chiara, con lo scopo di non mostrare solo i fatti, ma di sondare ed esplorare in modo approfondito la realtà dietro ai fatti. (Qui potete vedere lo spot TV)

Sempre in questi giorni in Pakistan si sono diffusi i nomi dei candidati alle prossime elezioni presidenziali e… sono emersi i nomi di 7 transgender! Due di queste concorrono proprio per la città di Karachi. Una di queste si chiama Bindiya Rana e ha deciso di entrare in politica, con proposte politiche ben precise che non riguardano solo l’integrazione delle persone transgender, ma includono politiche contro la disoccupazione, contro la povertà. Bindiya Rana gira la città porta per porta, incontrando persone, presentando le sue proposte concrete, e a chi le chiede se non vincerà lei risponde “Non importa. Ho vinto quando hanno accettato le mie carte”.

Bindiya Rana incontra le persone porta a porta per promuovere le sue idee politiche

Queste due notizie che riguardano il Pakistan mi colpiscono molto, perché hanno in comune un aspetto fondamentale per la lotta alla discriminazione e per la promozione dei diritti delle persone transgender: la possibilità di farsi conoscere dalla comunità.

Rana e le altre candidate, Almas Boby con il suo programma televisivo, hanno l’occasione di presentarsi alla società locale con tutta la loro autenticità: potranno raccontare la realtà transgender cosi come è vissuta dall’interno, potranno presentare idee e opinioni, oltre che vissuti.

Questo permetterà loro di intaccare quei pregiudizi e quelle radicate credenze popolari che gravano sulla comunità transgender delle varie città?

Le persone transgender in Pakistan di norma vengono rinnegate e allontanate dalla famiglia, entrano a far parte di comunità specifiche, dove spesso si dedicano alla prostituzione. La comunità locale le vede dotate di poteri particolari, e per questo le fanno presenziare ad alcuni riti istituzionali (matrimoni, battesimi, ecc) affinché possano portare fortuna agli sposi o ai bambini.

Avere la possibilità di presentarsi agli altri con idee e proposte politiche, racconti di vita, esperienze, darà forse loro l’occasione di essere viste sotto una nuova luce: dall’essere delle “rinnegate”, con strani poteri anche pericolosi, potranno forse diventare “persone comuni”.
Si tratta di un processo sociale e culturale lungo e faticoso, e i media in questo processo hanno un ruolo fondamentale. Per questo vedo con occhio positivo la presenza di persone transgender in TV anche in Italia; anche programmi opinabili e che possono non piacere a tutti, come il Grande Fratello, possono infatti mostrare la persona transgender sotto una nuova luce.

Ben venga Pif con “il testimone”, ben vengano programmi come Glee, ben vengano le trasmissioni di MTV che affrontano i temi LGBT.
Se poi questi programmi venissero accompagnati da un cambiamento del linguaggio della stampa e della TV, se il focus dell’attenzione mediatica venisse spostato dagli episodi “eclatanti” a quelli quotidiani, allora forse si potrà innescare un processo di cambiamento (che avrà poi bisogno dell’incontro reale nella quotidianità delle persone, per essere più efficace).

L’integrazione passa dal sentirsi riconosciuti, e il contesto in cui viviamo, quello che guardiamo, le persone che incontriamo, sono tutti fattori fondamentali nel processo di costruzione della nostra identità, che passa anche dal rispecchiamento da parte degli altri.

Un rispecchiamento positivo è fondamentale per la costruzione di un’identità forte e solida.

Essere riconosciuti in quanto persone è il primissimo step del rispecchiamento. E per essere riconosciuti bisogna esistere nelle menti degli altri; bisogna quindi che il transgenderismo esista, venga riconosciuto, che se ne parli.

Avere l’occasione di vedere gli stereotipi che diventano “persone”, che assumono un corpo e delle idee, incontrare la “diversità” nella quotidianità e nei contesti più svariati (anche istituzionali) può aiutare a intaccare i pregiudizi e gli stereotipi, che piano piano possono assottigliarsi, diventare meno rigidi, più malleabili. Credo che solo cosi, mostrando l’intero mondo che ci sta dietro a un’etichetta, che la parola “transessualità” potrà non essere associata automaticamente a “prostituzione”.

Secondo voi l’Italia è pronta per riconoscere e legittimare le persone transgender anche attraverso un discorso mediatico rispettoso e realistico?


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