Magazine Astronomia

Planck perde pezzi

Creato il 24 gennaio 2012 da Stukhtra

Uno dei suoi strumenti smette di funzionare

di Andrea Signori

La missione Planck zoppica. Lo annuncia l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), fucina intellettuale e materiale di una delle più importanti missioni astronomiche degli ultimi anni. Il glorioso gingillo è nello spazio interstellare per studiare la radiazione cosmica di fondo, o CMB (che sta per Cosmic Microwave Background). E’ posizionato su un’orbita di Lissajous con un’ampiezza di 400 mila chilometri attorno a L2 (il secondo punto lagrangiano del sistema Terra-Sole), che si trova a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.

Planck perde pezzi

Orbita di Lissajous attorno a L2.

La radiazione cosmica di fondo è un “soffio” elettromagnetico che pervade il cosmo e segue una distribuzione di corpo nero di circa 2,8 Kelvin, con numerose minuscole anisotropie, cioè irregolarità nella distribuzione spaziale responsabili di quella che oggi è la struttura su grande scala dell’universo. Come un piccolo microfono che cerca di captare il “respiro” là fuori, Planck sonda il cosmo attraverso due strumenti: uno specializzato per le alte frequenze (HFI) dello spettro elettromagnetico e uno per quelle più basse (LFI). Scopo: rivelare proprio le anisotropie, fornendone una mappatura precisa.

Planck perde pezzi

Planck effettua uno scanning 3D del cielo, studiando il CMB. (Cortesia: ESA)

Ora HFI ci ha piantati in asso: l’elio liquido refrigerante si è esaurito e il fotorivelatore, nocciolo dello strumento, non ha più la possibilità di funzionare senza autolesionarsi. Tutto calcolato, comunque: nessuna sorpresa. Gli scienziati erano già al corrente della necessità di questo “sacrificio”. Solo si aspettavano di poter controllare parzialmente il sensore almeno per un altro anno. Invece niente: sembra che non risponda più agli stimoli.

Pazienza. Vuol dire che ci si concentrerà sin da subito sull’analisi a tempo pieno dei dati. Perché di informazioni questa missione ne ha raccolte tante. Studi del CMB con accuratezze senza precedenti, ma non solo: già che c’era, Planck ha pure immagazzinato una notevole quantità di dati relativi a polveri interstellari e campi magnetici.

I risultati non saranno però pubblicati prima del 2013: la fase di analisi dei dati, infatti, è tutt’altro che secondaria. Aver speso fior di quattrini per una missione spaziale per poi trascurare la statistica sarebbe da sciocchi. Allora calma e prudenza. Probabilmente fra un anno sapremo anche quali sono i segreti che ha catturato nel suo lungo viaggio, cominciato il 14 maggio del 2009.


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