Uno dei suoi strumenti smette di funzionare
La missione Planck zoppica. Lo annuncia l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), fucina intellettuale e materiale di una delle più importanti missioni astronomiche degli ultimi anni. Il glorioso gingillo è nello spazio interstellare per studiare la radiazione cosmica di fondo, o CMB (che sta per Cosmic Microwave Background). E’ posizionato su un’orbita di Lissajous con un’ampiezza di 400 mila chilometri attorno a L2 (il secondo punto lagrangiano del sistema Terra-Sole), che si trova a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.
Orbita di Lissajous attorno a L2.
La radiazione cosmica di fondo è un “soffio” elettromagnetico che pervade il cosmo e segue una distribuzione di corpo nero di circa 2,8 Kelvin, con numerose minuscole anisotropie, cioè irregolarità nella distribuzione spaziale responsabili di quella che oggi è la struttura su grande scala dell’universo. Come un piccolo microfono che cerca di captare il “respiro” là fuori, Planck sonda il cosmo attraverso due strumenti: uno specializzato per le alte frequenze (HFI) dello spettro elettromagnetico e uno per quelle più basse (LFI). Scopo: rivelare proprio le anisotropie, fornendone una mappatura precisa.
Planck effettua uno scanning 3D del cielo, studiando il CMB. (Cortesia: ESA)
Ora HFI ci ha piantati in asso: l’elio liquido refrigerante si è esaurito e il fotorivelatore, nocciolo dello strumento, non ha più la possibilità di funzionare senza autolesionarsi. Tutto calcolato, comunque: nessuna sorpresa. Gli scienziati erano già al corrente della necessità di questo “sacrificio”. Solo si aspettavano di poter controllare parzialmente il sensore almeno per un altro anno. Invece niente: sembra che non risponda più agli stimoli.
Pazienza. Vuol dire che ci si concentrerà sin da subito sull’analisi a tempo pieno dei dati. Perché di informazioni questa missione ne ha raccolte tante. Studi del CMB con accuratezze senza precedenti, ma non solo: già che c’era, Planck ha pure immagazzinato una notevole quantità di dati relativi a polveri interstellari e campi magnetici.
I risultati non saranno però pubblicati prima del 2013: la fase di analisi dei dati, infatti, è tutt’altro che secondaria. Aver speso fior di quattrini per una missione spaziale per poi trascurare la statistica sarebbe da sciocchi. Allora calma e prudenza. Probabilmente fra un anno sapremo anche quali sono i segreti che ha catturato nel suo lungo viaggio, cominciato il 14 maggio del 2009.