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PlantLab e la serra del futuro

Creato il 19 agosto 2011 da Zonwu
serra plantlabCome migliorare l'agricoltura per renderla sempre più sostenibile? PlantLab, un'azienda olandese, crede di avere la soluzione a portata di mano: serre iper-tecnologiche.

La serra non è certamente un'invenzione recente, ma quello che rende le serre di PlantLab così particolari è il livello di tecnologia (e di buon senso) che viene applicato all'agricoltura per creare un vero e proprio "Plant Paradise".

Ogni Plant Paradise è un ambiente chiuso, pressochè sigillato, che dipende ben poco dall'ambiente esterno. PlantLab, tramite il suo software di controllo PlantLab OS, monitora 163.830 parametri al secondo per poter creare l'ambiente ideale al tipo di coltivazione ospitato nella serra, un paradiso vegetale in cui pomodori, zucchine e qualunque altro tipo di pianta commestibile possono crescere al meglio, e con risultati superiori a quelli ottenibili in natura.

PlantLab non utilizza pesticidi, non modifica geneticamente le piante, e cerca di limitare l'intervento umano il più possibile, agendo su elementi come luce, acqua e temperatura per poter conseguire il risultato migliore.

Un esempio è la luce: molte piante non hanno bisogno di diverse frequenze luminose, che non fanno altro che favorire l'evaporazione dell'acqua e contribuire a riscaldare eccessivamente la pianta. Plant paradise utilizza LED a luce rossa e blu, aggiustandone la luminosità per ottenere il prodotto desiderato in minor tempo e con uno spreco inferiore di risorse rispetto alle serre tradizionali.

peperoni nella serra Plant ParadiseTramite questo sistema di illuminazione, e attraverso il controllo di migliaia di altri parametri, la fotosintesi delle piante ospitate in una serra PlantLab ottiene un'efficienza pari al 12-15% (con l'obiettivo di arrivare a 18%), un enorme passo avanti rispetto al 9% ottenibile da una pianta esposta alla luce del sole.
Questo consente non solo di incrementare il raccolto (fino a tre volte superiore, stando a quanto dice il portavoce dell'azienda Gertjan Meeuws), ma anche di consumare meno energia a parità di produzione.

Anche il circolo dell'acqua è sotto stretta sorveglianza: le serre PlantLab riciclano l'acqua in evaporazione, consumando solo il 10% dell'acqua utilizzata da una serra convenzionale.



L'azienda ha dichiarato che può personalizzare i parametri delle serre in modo tale da poter ottenere differenti risultati, come l'aumento della produzione o la creazione di sapori più marcati. Agendo sulla temperatura, sullo spettro di luce e sulla sua intensità, sulla quantità e la qualità dei nutrienti forniti alle piante, sulla composizione dell'aria e sulla durata della luce diurna, i ricercatori sarebbero in grado di ottenere risultati differenti in base alle richieste dei clienti.

Questo è possibile anche grazie a una sorta di carta d'indentità di ogni pianta, un modello matematico che ne predice le potenzialità di sviluppo basandosi sui parametri ambientali della serra. Nel corso degli ultimi 17 anni, i ricercatori di PlantLab hanno studiato la crescita di differenti tipi di piante commestibili, creando un software in grado di formulare scenari di crescita del raccolto e prevedere con un certo anticipo quali saranno i risultati finali.

Sembra tutto molto bello, ma pare che non vedremo sul mercato questo tipo di tecnologia per almeno qualche anno. Il problema principale sta proprio nei particolari LED utilizzati per l'illuminazione delle serre: sviluppati con l'aiuto della Philips, hanno costi ancora troppo elevati per poter risultare competitivi nell'agricoltura commerciale.

Ma la prospettiva futura di un'agricoltura sempre più sostenibile e performante, oltre che priva di pesticidi e di interventi troppo invasivi sulla natura stessa delle piante, sembra un passo più vicina, nonostante i costi di start-up ancora troppo proibitivi.
D'altra parte, non si può di certo trascurare une tecnologia che consente di risparmiare il 90% di acqua, di triplicare il raccolto e di poter coltivare qualunque tipo di pianta in ogni parte del mondo.

PlantLab


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