Playstation 4, il successo di un’azienda sull’insuccesso di un’utenza

Creato il 26 agosto 2014 da Rostislav @videogiochiword

Preoccuparsi quando le cose vanno male è pressochè naturale. Farlo quando invece vanno bene, no.
Parliamo di Sony e della sua recente uscita (attraverso le parole di Shuhei Yoshida che potete trovare in questa intervista) dove la compagnia si dichiara preoccupata, a fronte dell’ottimo- e difficilmente spiegabile- risultato che Playstation 4 sta registrando sul mercato.
10 milioni di console vendute a neanche un anno dal lancio, 10 milioni di ‘perchè?‘ che nelle menti dei consumatori hanno trovato una risposta convincente tanto da tramutarsi direttamente in acquisto.

E se Sony si preoccupa per questa situazione noi non siamo preoccupati da meno. Quando addirittura una compagnia di questo calibro arriva a non concepire come un prodotto così prematuro possa aver dato risposte così convincenti ai consumatori vuol dire che qualcosa nei consumatori sta cambiando profondamente; e un cambiamento non compreso, se oggi arride per fortuna, domani può tirare brutti scherzi.
Ma visto che noi di questo mercato siamo parte indiretta la nostra preoccupazione è più indirizzata verso il cambiamento antropologico che l’utenza sta subendo e che lascia anche noi per lo più perplessi.

Non ci nascondiamo dietro un dito. La situazione di questa generazione Remastered- di questa Old-Gen 2.0 – è sotto gli occhi di tutti.
Il mercato sta andando in direzioni contraddittorie e noi, che ne siamo l’ago della bilancia, riusciamo in questa situazione caotica a dare comunque una risposta che non convince neanche più una delle case produttrici più importanti del settore.
Sony sa che il parco giochi fin ora mostrato è poca cosa. Sony sa che l’upgrade tecnologico effettivo e attualmente riscontrabile sui giochi lanciati è ancor minor cosa.

Maggiore è sicuramente l’impatto dell’ottima gestione delle comunicazioni con la clientela, meno sborona e sfrontata di quella di Microsoft, che è sembrata dimenticarsi che il consumatore, come ti acquista, ti abbandona.
Maggiore è stato l’aiuto dato dalla concorrenza in fattore di prezzo fuori mercato (stesso errore che Sony aveva commesso con il lancio Ps3). Maggiore sì, ma non così definitivo.
Più semplice vien pensare che effettivamente, le console vendute trovino una ragione più nella forza di un brand che ormai non ha bisogno di presentazioni, che ormai trova nel numero del prodotto una valida ragione d’acquisto.

Una risposta sì, ma una risposta che insieme è confortante, e non.
Confortante perchè avere una fetta di pubblico così addicted - così ossequiosa nel seguire le tracce impostate dalla casa madre, qualunque esse siano, anche timide e tutt’altro che rivoluzionarie (purchè ad un prezzo ragionevole), è sicuramente un fattore di importanza assoluta. Ma, come una danza ipnotica, contarci troppo e continuare a gioire del suo semplice movimento può portare ad un immobilismo che potrebbe tradursi poi in tragico risveglio.
Sony ha giustamente paura di essersi giocata tutte le carte di acquirenti ‘facili’ e non sapere esattamente come allettare l’altra fetta, quella che non scommette, quella che cerca una motivazione certa per riuscire a a tradurre quel perchè, in un acquisto deciso.
E allora qui parte la caccia, la vera caccia all’idea. Quella di cui questa generazione è ancora scarna, che cerca nei visori forse la sua ultima vera ancora di salvezza, digerita (o maldigerita?) quella del motion.

Preoccuparsi per una situazione benedetta non è naturale, ma anzi, è dannatamente saggio.
E per Sony, che ha il privilegio di potersi confrontare con questo annoso problema  (mentre la concorrenza è immersa in problemi ben più drammatici)è già giunto il momento di questa caccia, e sembra averlo capito bene.

A noi rimane il gusto amaro che nasce dietro queste dichiarazioni. La prima chiave di lettura, quella che rivela che un’ utenza, una massa, è ancora in grado di rivelarsi così semplicemente ad una azienda, un’azienda che tenta di smuoverla da sempre in ogni modo, ingegnandosi con ogni mezzo, ma che oggi, forse, capisce che non è poi così necessario; che per smuoverla in fondo basta poco, davvero poco.

Applicare la regola del Playstation X+1, per esempio.


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