Non mi piace essere una guastafeste, ma niente di tutto questo è realmente nuovo. Almeno non nell'essenza. Per capire il motivo, dobbiamo tornare indietro al 79 AD, quando il Vesuvio eruttò, seppellendo le belle città di Ercolano e la più famosa Pompei in cenere e lava.
Vedete, non tutti coloro che videro il grande vulcano eruttare ne fu poi vittima. Plinio il Giovane ne fu testimone da lontano. Plinio ci è noto grazie alle sue lettere o epistole. Sono scritti agli amici associati a vari eventi che Plinio sentiva fosse importante condividere. Non è poi tanto diverso dal blogging di oggi, vero?
Ora il punto è che lo storico Tacito sapeva che Plinio era stato testimone dell'eruzione del Vesuvio. Sebbene fossero passati 25 anni dall'eruzione, Tacito si rivolse a Plinio per una descrizione completa di come quel periodo era stato, e Plinio rispose con due lettere che potrebbero essere comparati a un blog giornalistico o a una serie di live tweet. Tacito usò queste due epistole per descrivere la grande eruzione, solidificando lo status di Plinio come giornalista e fonte primaria. Infatti, ache dopo 2000 anni, i vulcanologici moderni ancora studiano le lettere di Plinio per imparare di più su come questo grande vulcano si è sviluppato. Giusto per parlare di coda lunga!
Quindi cosa possiamo imparare da questo piccolo fatto che la storia ci regala? Possiamo imparare qualcosa sulla credibilità, per iniziare. Tacito si è fidato di Plinio per avere dettagli accurati su un evento di più di vent'anni prima. Forse questo potrebbe essere paragonato al nostro linguaggio da "influencer" di oggi. Le storie di Plinio, Tacito forse pensò, avrebbero reso l'intera storia molto più credibile. Sappiamo che gli esseri umani hanno sempre avuto il desiderio di registrare i propri pensieri per gli amici o anche per gli estranei. Sappiamo che gli esseri umani hanno sempre voluto preservare questi pensieri in modo che le generazioni future potessero vedere il mondo attraverso quel particolare prisma di esperienza.
Forse più di qualsiasi cosa, come questa serie storica ripete più e più volte, possiamo imparare che tutte queste cose social media - blogging, tweeting, Facebook, Instagram - tutte queste non sono realmente nuovo nella loro essenza. Poniamo gli istintin umani su queste piattaforme, istinti che risalgono all'inizio dell'umanità e che possono essere tracciati nella storia di ogni civiltà. La tecnologia è nuova, le piattaforme sono nuove, ma quel desiderio insaziabile di condividere e avere feedback, riportare, registrare, queste cose sono profondamente radicate nella nostra natura. Siamo tutti un po' come Plinio il Giovane, registriamo la storia mentre la vediamo, anche se ci mettiamo un po' a mettere tutto per iscritto.
Marjorie Clayman | @margieclayman
Pliny the Young, the first blogger
It wasn’t that long ago that people started realizing that blogging was becoming a sort of new branch of journalism. The ramifications of this evolution of communication are still being discussed today. How do you know what news to trust? What should people refrain from writing, if anything? How do we monitor the news that bloggers and journalists share?
I hate to be a buzz kill, but none of this is actually new. At least not at its core. To understand why, we need to head back in time to 79AD, when Mount Vesuvius erupted, burying the fine cities of Herculaneum and the more famous Pompeii in ash and lava.
You see, not everyone who saw the great volcano erupt ended up as its victim. Pliny the Younger witnessed the whole thing from fairly off. Pliny is best known to us because of his letters or epistulae. These were general writings to his friends and associated about various happenings or views that Pliny felt it was important to share. Doesn’t sound too dissimilar from today’s blogging, right?
Now the thing is, the historian, Tacitus, knew that Pliny had witnessed the eruption of Mount Vesuvius. Even though it was 25 years after the fact, Tacitus turned to Pliny for a full account of what that time period had been like, and Pliny responded with two letters that might be compared to a journalistic blog or perhaps a series of live tweets. Tacitus used these two epistulae to describe the great eruption, thus solidifying Pliny’s status as a journalist and primary resource. In fact, even after 2000 years, modern volcanologists still study Pliny’s letters to learn more about how this great volcano developed. Talk about content with a long tail!
So what can we learn from this little tale that history tells us? We can learn about credibility, for one thing. Tacitus trusted Pliny to recount details accurately about an event two decades in the past. Maybe that could be compared to our “influencer” language from today. Pliny’s tales, Tacitus perhaps thought, would make the whole history seem more credible. We can learn that humans have always had the desire to record their thoughts for friends and perhaps even random strangers. We can learn that humans have always wanted to preserve those thoughts so future generations could see the world through that particular prism of experience.
Perhaps most of all, however, as this history series of ours reiterates again and again we can learn that all of these social media things – blogging, tweeting, Facebook, Instagram – all of them are not at their core TRULY new. We pull on human instincts on these platforms that date back to the beginning of humanity and that can be traced through the history of all of human civilization. The technology is new, the platforms are new, but that insatiable desire to share and get feedback, to report, to record, these things are deeply programmed into our nature. We all are a little like Pliny the Younger, recording history as we see it, even if it takes us a little while to get everything written down.
Marjorie Clayman | @margieclayman