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Pochi alti, troppi bassi: Bucks, addio playoff?

Creato il 11 marzo 2016 da Basketcaffe @basketcaffe

Il sesto posto conquistato nella passata stagione, unito ai massicci investimenti tecnici e mediatici proferiti nel rafforzamento della franchigia, lasciava prevedere un miglioramento che di fatto avrebbe proiettato i Bucks alla conquista della Eastern Conference; ad oggi, invece, la franchigia del Wisconsin galleggia sul 40% di vittorie e abbondantemente lontana dalla zona playoff. Con uno staff tecnico pienamente riconfermato e un roster ulteriormente perfezionato, dove trovare le cause di tale involuzione?

Lo scorso anno i Bucks erano una delle squadre più ostiche da affrontare, dal momento che concedevano mediamente la miseria di 97.4 punti a partita; pagavano purtroppo le défaillance di un roster caparbio nella fase difensiva ma piuttosto inefficace dall’altro lato del campo, dove difficilmente riuscivano a superare la soglia dei 100 punti. Così, durante la lunga pausa estiva, la dirigenza ha pensato bene di puntellare il roster con giocatori che avessero una potenziale doppia cifra di punteggio nelle mani: Greg Monroe sarebbe dovuto essere il top player in grado di far compiere il definitivo salto di qualità al team, mentre Greivis Vasquez un importante gregario in uscita dalla panchina. Considerati ormai superflui, sono stati lasciati partire senza troppe rimostranze alcuni veterani del calibro di Zaza Pachulia e Jared Dudley, sicuramente meno dotati dal punto di vista tecnico ma con personalità e carisma da vendere e, non meno importante, già perfettamente integrati all’interno del meccanismo di coach Jason Kidd. Il peccato originale della dirigenza risiede proprio nell’aver sottovalutato l’impatto di alcuni elementi ritenuti troppo sommariamente di serie B, che invece avevano contribuito a rendere i Bucks una delle migliori difese dell’intera Lega. Al contrario, tuttavia, Milwaukee ha ottenuto l’effetto sperato di migliorare la propria pericolosità offensiva, realizzando al momento un lieve incremento di circa 2,5 punti in più a partita che comunque non è sufficiente a rendere veramente  competitiva la franchigia del Wisconsin.
Mentre il punto di forza dello scorso anno era l’aggressività nella propria metà campo, attraverso la quale costringere gli avversari a prendere molti tiri dal mid-range (considerati  dagli esperti il male minore), attualmente i Bucks non difendono bene né sul perimetro, né in pitturato, concedendo facili penetrazioni e tiri dall’arco. Oltretutto, occupano un allarmante 26° posto per rimbalzi catturati, il che si tramuta spesso in seconde chance per gli attaccanti rivali; si aggiungano, infine, le numerose palle perse e, di conseguenza, i tanti punti subiti in transizione.
Un simile declino, però, non è spiegabile esclusivamente dal punto di vista collettivo. Presi individualmente, infatti, molti giocatori dai quali si attendeva una crescita tecnico-tattica, hanno deluso le aspettative: sicuramente Greg Monroe, strappato dalla free-agency a suon di milioni; oppure Michael Carter-Williams, per il quale la dirigenza sacrificò nella scorsa stagione l’attuale play dei Phoenix Suns Brandon Knight; senza dimenticare gli eterni incompiuti che rispondono al nome di John Henson e Tyler Ennis.

Seppur lieve, tuttavia, da un mese a questa parte c’è stata una ripresa che ha permesso ai fans di coltivare, ancora, una flebile speranza per la post-season: difficile, difficilissimo, ma non impossibile.
Coach Kidd ha deciso di colmare lo squilibrio tattico puntando fortemente sulle qualità delle 3 giovani star della squadra (Antetokounmpo, Parker, Middleton), affiancati da giocatori di posizione come O.J. Mayo e Miles Plumlee, di fatto relegando in panchina Monroe e Michael Carter-Williams, che qualche giorno fa ha dovuto pure abbandonare anzitempo la stagione per un problema alla gamba. Inserire una guardia tiratrice ed un centro utile da bloccante e rim-protector, è stata la vera svolta: The Greek Freak è letteralmente esploso piazzando 17 punti e 11 rimbalzi di media, con già 3 triple-doppie all’attivo; Jabari Parker ha siglato 20 punti di media, sfruttando lo spazio di manovra lasciatogli dall’assenza di Monroe; Khris Middleton è diventato il vero collante della squadra, tuttofare fondamentale sui due lati del campo. Lo stesso Monroe, in uscita dalla panchina, ha beneficiato della cura Kidd, visto che riesce a sfruttare al meglio i minuti a disposizione. Quanto questo amalgama potrà durare è un mistero, pensare di vedere l’ex centro dei Pistons seduto in panchina in una squadra con un progetto di lungo periodo è pura utopia e, probabilmente, sarà lui la pedina da sacrificare nella prossima stagione.

Avendo il secondo roster più giovane della NBA, il futuro dei Bucks, nonostante una stagione sotto le aspettative, resta comunque radioso.
Per quanto riguarda gli scenari imminenti, invece, i fans dei Bucks dovrebbero accettare l’idea di stoppare le proprie ambizioni a fine aprile, nel momento in cui suonerà il gong della regular season. Recuperare 7 vittorie di differenza dai Detroit Pistons, al momento ottavi, 6 ai ben più quotati Chicago Bulls, 8 agli Indiana Pacers, o addirittura 9 agli Charlotte Hornets, è un’impresa ai limiti dell’indicibile; tuttavia la freschezza e la spavalderia dei Big Three di Milwaukee potrebbero riservare ancora qualche inattesa sorpresa nel finale di stagione.

 

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