Ice cammina per le stanze a passo veloce, spingendo all’indietro i capelli neri, così neri e così lunghi che ti chiedi come…
Canta un po’ stonata, sbatte le porte, si fa la doccia con la musica altissima e vorresti sgridarla ma è bella la casa piena di note di suoni di rumori. Ti dice di far presto: è tardi, vuole uscire e tu ancora sei qui che batti i tasti ed incornici parole scrivendo di lei. Passa dalle tue parti e ti chiede di allacciarle un certo nastro della maglietta, ringrazia e si allontana sospirando chissà cosa.
E’ sempre caldo, fuori, di nuovo un’afa che spezza il respiro e ti lascia come sempre spossata: neppure il libro nuovo, appena cominciato ti invoglia, figurarsi lavare stendere stirare – cucinare pulire riordinare.
Davvero è il momento di uscire prima che faccia proprio tardi: fuori il sole si alza nel cielo azzurro sgombro di nuvole, la calura sale dall’asfalto, si insinua nei giardini e nelle stanze a pianterreno, poi sale ancora al primo piano, più su, ritorna al cielo. La sirena di un’ambulanza ripete il suo suono passando sulla statale e gialla entra la luce del mezzogiorno tra le imposte socchiuse.
Ice cammina per le stanze a passo veloce, spingendo all’indietro il capo, sistema i calzoncini azzurri e annoda bassi sulla nuca quei capelli così neri che ti chiedi come…
Poco più di vent’anni, tutto ancora da scrivere senza saperlo.
I FIGLI
Si sono appropriati di ogni nostro gesto
Hanno gli stessi occhi, la stessa inclinazione a contar storie
Magari un riso somigliante, soffrono come noi dell’ingiustizia.
Vivono in un mondo di case rimpicciolite,
Castelli spaziosi ed alte torri,
Circondati da fantasmi con nomi misteriosi.
Parlano una segreta lingua di uccelli e burattini,
In genere ci ignorano.
La nostra vendetta consiste nel guidare le loro vite
E obbligarli a copiare segrete frustrazioni,
Ma ogni notte, liberi, ci uccidono nei sogni.
Inoltre si ammalano pure, e hanno anche bisogno di noi.
Ci conquistano con piccole parole
E praticano la magia tenacemente.
Eppure, niente potrà impedire
Che sui loro corpi il dolore si accanisca,
Che commettano errori
E che crescano.
Horacio Salas
Ringrazio Lauraluna che mi ha mandato I figli, di Horacio Salas, che non conoscevo. Qui il suo bel blog, e a lei la mia riconoscenza per l'attenzione e la partecipazione con cui segue i miei post
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