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Poesia che mi guardi

Creato il 17 aprile 2010 da Viadellebelledonne

 

POESIA CHE MI GUARDI

Con il film “Poesia che mi guardi” la regista Marina Spada  ha reso omaggio alla poetessa Antonia Pozzi che il Novecento letterario italiano a lungo ignorò. Antonia non si sarebbe certo stupita di questa indifferenza, dal momento che per tutta la sua breve esistenza con essa fece i conti finendo vittima di una sorta di emarginazione intellettuale che rese ancora più amara la sua sfortunata vicenda esistenziale. Antonia Pozzi era l’unica figlia di un noto avvocato milanese e di una contessa discendente  dello scrittore Tommaso Grossi; la sua breve esistenza fu sempre accompagnata da una sorta di sofferenza interiore sia per la solitudine intellettuale a cui la destinò la sua forza creativa di “donna”, sia per la dissimulata repressione a cui la consegnò il perbenismo della sua famiglia alto-borghese. Iniziò a scrivere poesie giovanissima; innamorata del suo professore di liceo fu costretta a rinunciare a sposarlo a causa dell’ostilità dei suoi genitori. Nonostante la sua grande potenzialità intellettuale non fu mai compresa dall’entourage accademico e artistico che la circondava  e che liquidava il suo talento poetico come “disordine emotivo”. Incline alla malinconia depressiva, morì suicida a soli ventisei anni.

Il film di Marina Spada dà voce alla sua poesia e alla sua tormentata vicenda esistenziale attraverso la voce narrante di Maria, una cineasta che affascinata dalla figura della poetessa ne studia l’opera ricercando il mondo e i personaggi della sua vita. L’incontro con alcuni studenti che diffondono le loro poesie in forma anonima sui muri della città fa scaturire in Maria l’idea di coinvolgerli nel suo progetto: fare rinascere a Milano la poesia di Antonia Pozzi non più come espressione di solitario intimismo ma come momento condiviso con gli altri, così da restituire all’artista quel riconoscimento e quella visibilità che in vita le erano stati negati. Il film è una riflessione sulla poesia e sulla sua imprescindibile necessità di esistere.

Marina Spada è nata a Milano nel 1958. Diplomata alla scuola del Piccolo Teatro di Milano e laureata in Storia della musica, inizia l’attività professionale nel 1979 come assistente alla regia in Rai. Negli anni ’70 si interessa di musica e in seguito collabora con le principali case di produzione pubblicitarie e dirige documentari e servizi televisivi. Dalla metà degli anni ’90 alterna il lavoro di docente presso la Scuola di Cinema di Milano con l’attività di regista; firma fra l’altro i video- ritratti di Arnaldo Pomodoro, Fernanda Pivano e Francesco Leonetti. Il suo cortometraggio Un giorno dopo l’altro nel 1990 rappresenta l’Italia al Women Film Festival di Los Angeles. Del 2006 è il lungometraggio Come l’ombra presentato con successo al Festival di Venezia e a quello di Toronto e premiato per la miglior regia al Festival di Mar del Plata nel 2007.

 



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