Il grande scrittore e poeta polacco Jarosław Iwaszkiewicz (1894-1980) mi ha dato lo spunto per partecipare insieme con voi a un altro incontro della poesia con la musica. Ho aperto a caso il suo volumetto Aleja Przyjaciół (Il viale degli Amici, Varsavia 1984) e nel capitolo dedicato a Jan Lechoń (1899-1956), uno dei cinque poeti che assieme allo stesso Iwaszkiewicz, Tuwim, Słonimski e Wierzyński, crearono intorno al 1916 il noto gruppo “skamander”, ho letto quanto segue:
Questa mattina ho acceso la radio alle 8.00, Eichlerówna recitava le poesie di Jan Lechoń, accompagnate dalla musica di Karol Szymanowski. Qualcuno sonava alla perfezione i preludi e gli studi. Eichlerówna era stupenda (manteneva il ritmo e osservava scrupolosamente la punteggiatura). Era una delle trasmissioni più belle che avessi mai ascoltato. Le poesie di Lechoń acquistavano un timbro diverso, un significato diverso, nel momento in cui si era concluso il suo tragico e triste destino, ed erano in perfetta sintonia con la musica di Szymanowski… Ricordai la sua poesia dell’emigrazione intitolata Il cielo:
Il cielo
Ho sognato il cielo: l’ho riconosciuto subito
Dal profumo del trifoglio e dal canto del merlo,
Dal cri-cri nell’erba, dal prato che ondeggiava,
E so che era presente Dio, pur senza vederlo.
Non vedevo gli angeli, ma le cicogne frusciavano
Con le bianche ali sopra i campi di frumento,
E c’erano anche i platani gli aceri e i faggi
E sonavano come un organo nel brusio del vento.
E più tardi come una lucciola gigante
L’argentea luna illuminò l’Acropoli in rovina,
Sulla quale in alto vedevo Paweł Kochański
Che sonava l’”Aretusa” in quella quiete divina.
E mentre ascoltavo quella trasmissione ho visto in modo chiaro e tangibile le affinità tra questa musica e questa poesia. Qualcosa che hanno decisamente in comune.
Jan Lechoń morì suicida a New York l’8 giugno 1956, gettandosi dal dodicesimo piano dell’hotel “Hudson”.
Irena Eichlerówna (1908-1990), famosa attrice drammatica polacca, paragonata a Eleonora Duse.
Paweł Kochański (1887-1934), illustre violinista polacco.
Per quanto riguarda la “Fonte Aretusa” ho consultato Wikipedia:
«…Io non cerco che dissonanze Alfeo,
qualcosa di più della perfezione.
…Non un luogo dell’infanzia cerco,
e seguendo sottomare il fiume,
già prima della foce di Aretusa,
annodare la corda spezzata dell’arrivo»
(Salvatore Quasimodo in Seguendo l’Alfeo)
La “Fonte Aretusa” è uno specchio d’acqua nell’isola di Ortigia, nella parte più antica della città siciliana, luogo di incontro tra realtà e leggenda, uno dei più bei monumenti di Siracusa. Nella “Fonte Aretusa” è ambientata la leggenda di Aretusa e Alfeo, uno dei miti più affascinanti di questa città. La bellezza visiva di una fonte d’acqua dolce che giunge per via sotterranea fino all’isola, per poi riversare le sue acque in mare, ha ispirato molti poeti e scrittori come: Pindaro, Mosco, Ovidio, Virgilio, D’Annunzio, John Milton nel Licida e Alexander Pope nel Dunciad, storici: Timeo, Pausania, Diodoro Siculo, Strabone, Cicerone. Inoltre è stata raffigurata dai monetieri siracusani Cimone ed Eveneto e musicata dal compositore polacco Karol Szymanoski.
(C) by Paolo Statuti
Jan Lechoń
Jarosław Iwaszkiewicz
Una foto storica della Fonte Aretusa
Paweł Kochański
Karol Szymanowski
Irena Eichlerówna