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Poesia ed e-book: l’impaginazione birichina

Creato il 09 ottobre 2014 da Temperamente

La tecnologia degli e-book si è insinuata lentamente nella nostra vita. All’inizio noi lettori forti (un po’ passatisti, ammettiamolo) non solo non ci siamo lasciati tentare dalla nuova diavoleria che intendeva stravolgere il nostro habitat naturale, ma l’abbiamo addirittura snobbata. Come poteva qualcuno pretendere che avremmo sostituito i nostri libri di carta e inchiostro e il loro profumo inconfondibile con la freddezza di un dispositivo tecnologico, incapace di offrire anche il godimento dei sensi?
Lentamente, però, ci siamo lasciati convincere, alla fine senza neanche opporci troppo: perché, in fondo, più che il contenitore ci interessa il contenuto, un po’ come accade in Fahrenheit 451, dove gli unici custodi di libri sono gli uomini stessi e la loro memoria.

Oggi, dunque, non è difficile scorgere in metro o sul bus qualcuno intento a “sfogliare” un romanzo su di un display. Un romanzo, badate bene. Sì, perché se l’impaginazione dei romanzi per il formato e-book è ormai quasi del tutto priva di intoppi, ben diversa è la questione che concerne la poesia. Caratteristica precipua della poesia, difatti, è la sua disposizione sul foglio bianco, che il formato e-book tende a scombinare: scompaiono, allora, gli spazi fra una strofa e l’altra, i rientri dei paragrafi, le eventuali costruzioni grafiche. Secondo un articolo pubblicato sul New York Times, infatti, «di tutti i generi letterari, la poesia è risultato essere il più resistente alla tecnologia digitale, non per questioni di impossibilità di adattamento culturale al supporto, ma per complesse problematiche meccaniche. La maggior parte degli e-reader cancella le interruzioni di riga, cruciali per rendere l’armonia poetica». Conseguenza di siffatta difficoltà di adattamento è stata la quasi totale esclusione di pubblicazioni poetiche in formato e-book; fra le più importanti opere non ancora disponibili nel suddetto formato, ad esempio, ci sono I Cantos di Ezra Pound e le poesie di Jorie Graham, Tracy K. Smith, Elisabeth Bishop e Czeslaw Milosz.

Che fare, dunque? Abbandonare l’idea di leggere poesia sul nostro e-book reader? No. Perché nel frattempo gli editori si stanno attrezzando. Alcuni hanno assunto dei programmatori capaci di strutturare il testo così da mantenere le interruzioni di riga e le strofe; altri, invece, hanno pensato di risolvere il problema servendosi di PDF o file statici, per riprodurre la foliazione poetica sotto forma di immagini digitali. Altri ancora hanno specificato all’utente come modificare le impostazioni sul carattere per leggere correttamente le loro raccolte poetiche. Insomma, gli editori di poesia non possono più ignorare l’importanza crescente che va assumendo il digitale, motivo per cui molti stanno investendo grandi capitali nello sviluppo degli e-book. L’editore americano Copper Canyon, ad esempio, ha già investito 150mila dollari nella tecnologia digitale, destinandoli principalmente ai programmatori.
Non tutti i poeti, però, si dicono pronti al loro debutto nel mondo del digitale: molti si rifiutano categoricamente di pubblicare poesia in formato e-book, come Albert Goldbarth.

Quanto a noi, a questo punto auspichiamo che anche in Europa arrivino presto le novità sull’impaginazione della poesia in formato e-book che stanno prendendo piede negli Stati Uniti: al di là del supporto, quello che ci interessa è leggere, e poterlo fare nel migliore dei modi.


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