Questa poesia l’ho scritta durante la famosa guerra di mafia. Nel 1993 nella zona di San Giacomo, nel centro storico di Gela, un giovane consegnò alla madre i corpi dei suoi unici figli crivellati da colpi di pistola. La cosa che più mi colpì fu che i ragazzi furono trasportati a bordo della sua moto ape, sulla quale capeggiava la scritta “Sugnu Malandrinu e mi ni vantu”, gettati sopra dei sacchi di iuta, quelli che in genere si usano per le patate. Rosario Crocetta
Domenica di passione
Concluso che ebbe Il giro, fra i vicoli muti, spiato, da sempre nere madri (in ginocchio nell'ombra) da giovani vedove gelose “della vara d’argento e del cuscino di seta su cui poggiava la testa coronata di spine il figlio del falegname”, fra due ali di folla atterrita lo riconsegnarono agli ori e alle luci dell’avido palazzo. Non sarebbe risorto: a Gela, la pasqua finiva di venerdì. Maria stava lavando L’uscio di casa, quando le restituirono con un motofurgone i corpi crocifissi (da sette colpi a bruciapelo) Dei soli suoi due figli Gettati Sopra un sacco di patate. Sul parabrezza c’era scritto “Sugnu Malandrinu e mi ni vantu”. Era la Domenica delle Palme.
Poesia del Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta





