a mio padre
ancora e sempre
Si fatica (ancora)
a sopportare il giogo del tuo vuoto
come i fardelli della minerale
passati all’assalto delle scale
mi stringo cubiti di lacrime
trapasso i vuoti negli specchi
i pettini stretti, nati dopoguerra
ombrati di nero.
Eppure il motivo per cui il verde
ancora mi appare vivo e naturale
è il ricordo dei tuoi occhi
che mi portavano bene e fortuna
- avevo un quadrifoglio io come genitore -
mentre gli inverni
non hanno più plessi di medici
mi strabilio
all’attaccarsi incessante
ai sudori del braccio di questa mosca.
Se sia la tua anima reincarnata, padre,
si rivelasse, invece di scansarsi al mio soffiare
imprecare invocare una profilassi
e ragionare sulla menzogna del perché
non trovo il coraggio
di seppellire (anc)ora finanche un insetto molesto