Poesie del padre (parte seconda)

Creato il 26 agosto 2012 da Wsf

L’ombra del padre

(Il padre come elemento mancante. Assente fisicamente perché lontano o allontanato o instabilmente presente come energia negativa. Ma la prospettiva dell’assenza ha la fuga nel rimpianto o nel rifiuto. L’elaborazione si basa su di un’ombra instabile. Ci sono versi che lo richiamano al Sole)

Umberto Saba

(dal Canzoniere)

Mio padre è stato per me “l’assassino”,
fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.
Allora ho visto ch’egli era un bambino,
e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.
Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
un sorriso, in miseria, dolce e astuto.
Andò sempre pel mondo pellegrino:
più di una donna l’ha amato e pasciuto.
Egli era gaio e leggero; mia madre
tutti sentiva della vita i pesi.
Di mano ei gli sfuggì come un pallone.
“Non somigliare – ammoniva – a tuo padre.”
Ed io più tardi in me stesso lo intesi:
eran due razze in antica tenzone.

Sylvia Plath

(da Lady Lazarus)

Non servi, non servi più,
O nera scarpa, tu
In cui trent’anni ho vissuto
Come un piede, grama e bianca
Trattenendo fiato e starnuto.
Papà, ammazzarti avrei dovuto.
Ma sei morto prima che io
Ci riuscissi, tu greve marco, sacco pieno di Dio,
Statua orrenda dal grigio alluce
Grosso come una foca di Frisco.

Pietro Cimatti

(da Stanze sulla polvere)

“Tuo padre deceduto sei et trenta
Ospedale Civile ti aspettiamo”.
Sono due endecasillabi tuo padre
era il mio, l’Ospedale Civile
è la fine di un viaggio  – ancora all’alba
ho attraversato un giardino marcito
e l’ho veduto – lungo, verde, antico,
come avevo da tanto desiderio.
Tutta la vita l’ho aspettato: eccomi.
La porta della camera è socchiusa;
garofani, un velario, uno sgabello.
Guarda in alto, neppure ora mi guarda.
Così disteso, è bello.

Eugenio De Signoribus

(da Istmi e Chiuse)

rispondi, padre che nel sonno affondi
e non un fiato muove la moschiera
e spento sembri come l’orizzonte…:
dobbiamo continuare il nutrimento?
preparare ancora un’altra tela?


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