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Poesie di Simona De Salvo

Creato il 05 dicembre 2014 da Wsf

*

Mentre arriva Natale
Lo incontro spesso all’incrocio
mi consiglia di non prostituirmi,
se è di buon umore accende la pipa
si rotola per terra
abbaia
dal lato sinistro del marciapiede
mi cammina dietro al culo
ogni tanto scompare
così torno a ragionare sulle mie carte, se mi convenga
prendere un treno per uccidere un avvocato
vestita da zingara, di stracci e cappotti
con una pistola nelle mutande, forse si,
sarebbe la cosa migliore
al momento opportuno, in Piazza Marengo o agli Scali del Pesce
ma poi lo trovo ancora per strada, lui, coperto di coriandoli
che Mica vorrai ammazzare?
E grida che ho vinto alla lotteria,
sabato scorso
un uomo: suonava la chitarra seduto alla finestra e somiglia
a un cantautore rinomato
va guardato bene, si vende al chilo
mi consiglia di non cercare scorciatoie
poi di solito, se è di buon umore
si accende la pipa e ride
si rotola per terra
salta
lancia i suoi coriandoli dappertutto
e abbaia
mi cammina davanti, dietro, eccetera.
Delle volte, invece, raramente
si toglie il cappello
molto triste
allaccia la cintura al lampione
e partiamo verso il manicomio.

*

Quando andrai là ti domanderanno

se hai scritto qualcosa di nuovo
che non ci siamo visti da mesi e non sei venuta più
un sorso di birra, giù nella tasca
non si saranno sicuramente
fatti la barba e ti daranno un bacio
sulle guance
dall’alto, dal basso, col microfono
Ma non hai scritto proprio niente?
oh, che peccato, Benvenuti a tutti, ridendo
a quel punto ti diranno
di togliere il vestito,
che è il vestito più bello che hai, ma cristo
se non scrive, almeno che faccia qualcosa.

*

Necrologi

Quanta bellezza, quanta miseria
ci sono dietro le vetrine di una caffetteria
passata l’ora esatta
in cui
scompaiono gli stati di coscienza
e rimane in fil di ferro solo un necrologio?
E’ una superficie minima di pelle
quella colpita da notizia
il giusto punto
che rovescia un intero arco di strumenti a corde
grandiosi atti d’amore carnale
e te li riduce a stampe rovesciate
bianco e nere
giustapposte nell’elenco delle cose
mentre tutti si fermano e guardano
per un attimo
nella panna della tazza.

*

Deposizione della croce

Per spingerti un bacio nella spina dorsale, tu
solo nel cerchio dei matti
Per ridere del tempo atmosferico e farti venire la pelle d’oca
Per guardarti soffrire con un binocolo di latta;
per i gemiti e le colombe appese al filo
del bucato
mio signore, c’è bisogno di una linea nuova,
capisci ­
una forma di arte contemporanea
come una croce di teflon, un cavo di corrente
a intermittenza
occhiali che ti facciano godere, e poi ­che so?
Una folla americana
con bandierine
in applauso.

*

Lo sai? Gli uomini che vanno a messa
mi ricordano i soldati di plastica
che si mettevano in fila sul davanzale se c’era
bel tempo. A noi, però
i cartelli indicano giorni di pioggia
e non abbiamo nemmeno rubato un’auto
con tergicristalli contro la noia.
Cosa stiamo aspettando, amico mio?
Ora, non ti dirò che presto troveremo capelli chiari
allo specchio né ti mostrerò come, in fondo
stia scrivendo di te per la prima volta;
preferirei raccontarti della bellezza
che vive nascosta tra le immondizie, di quella
bellezza
per cui io ti dissi: è vita, e d’altro non mi interessa.
Ma ti ascolterei ancora mille anni respirare nella notte
­gli occhi sbarrati, le due e trenta precise ­
finché, forse, mi dirai
girandoti nel buio: nessuno verrà mai a salvarmi.

*

Sopra ogni dito della mano
una persona a gambe accavallate racconta la vita.
Se è di turno colora il vetro, si alza, legge
al riparo, sul sipario
in disparte.
Il telegiornale del mattino su sedie di plastica
bianche, il bricco del latte
accartocciato;
si spiega ai bambini come non evincere
certezze dalle parole; come si impara, col tempo, a scarnificare
la lingua.
Una donna
allunga i muscoli della schiena,
sopra un dito
l’uomo migliore sta contando le ipotesi
al dritto e alla rovescio, come mucchi di tessuti.
” Bellissimo, bellissimo !” ­ ripete compiaciuto l’amante dell’estetica
al terzo posto. E si alza in piedi
con le litanie, stupide scocche
infilate nell’anima.

*

Non sapevo riprodurre i versi di una poesia
lombarda,
così piana con animali vivi ed argini
naturali strutture
dove l’uomo spalmato sull’azzurro
trovava posto.
Restavo piuttosto
a due piedi in tangenziale, con l’anima in mano
e una distanza praticamente
infinita.
Il percorso del sole dava l’idea
di oggetti in eccesso
come le stelle o il mattino, gli alberi di ciliege
nel cortile della posta;
ma c’era quel funzionare, malgrado tutto,
della poesia che mi portava a desistere
– trentacinque gradi, con il cappello a rovescio
dal pensare o scrivere anche più
solo una sillaba.

_Simona De Salvo


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