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poesie scelte da *Lo sfasciacarrozze* di Riccardo Raimondo, più cinque inediti

Creato il 27 agosto 2010 da Viadellebelledonne
poesie scelte da *Lo sfasciacarrozze* di Riccardo Raimondo, più cinque inediti

Lo Sfasciacarrozze - A&B, Bonanno Editore

“Mi chiedono di parlare della mia poesia? Per quanto ne so io la poesia è sempre un atto anarchico, c’è sempre un margine di ribellione in chi compone versi. Perché il verso è qualcosa che sconquassa il linguaggio e lo costringe ad arrivare al limite della sua funzione. Bisogna sfasciarlo dunque questo linguaggio, per farlo poi brillare di nuova vita. Dal comunicare si passa al supercomunicare.”

Riccardo Raimondo

Parto da questa dichiarazione di poetica con cui lo stesso Raimondo esprime l’ansia alla scrittura, in sintesi, la Rilkiana “necessità” o “impellenza” d’esprimere il proprio pensiero oltre le soglie del comune linguaggio, per introdurvi la voce di questo giovane artista della parola. Non è una trovata, o una ricerca d’originalità, a spingermi ad appellare Riccardo Raimondo come “artista della parola” anziché “poeta”, bensì un voler allargare gli orizzonti della scrittura oltre le rigide etichette, che concentrerebbero subito l’attenzione del lettore sulla successione formale del percorso espressivo nella sua progressione in versi. Quello che, invece, mi preme qui sottolineare in Riccardo (ma che riscontro in molti giovani autori contemporanei, tanto da far pensare allo svilupparsi di un “involontario e naturale” movimento, o trend) è la palese esigenza di assimilare per poi sfasciare, smontare e riplasmare la tradizione a proprio fine, uso e consumo. Dar vita al nuovo, oggi, appare cosa davvero difficile dacché la sperimentazione pura e fine a se stessa, ha decretato di per sé in partenza il suo “vuoto” fallimento. Dunque, che fare? Come trovare la propria strada, la propria voce? Semplicemente rispondendo a quella che la Szymborska definì “la gioia di scrivere”, facendo della Rilkiana necessità non solo esigenza di pungolo, ma piacere nel “comunicare”, raccontare, o semplicemente “dire”.

Ed ecco che giungiamo all’ “artista della parola” nell’era della “comunicazione globale”: un poeta che pittura, un fotografo che scrive, un performer che si ritaglia e rincolla in un collage di parole, sensi, gusti, realtà quotidiane, pulsioni terrete e sguardi metafisici che, fondendo e riplasmando generi in un amalgama di stili, ne metabolizzi gli intenti espressivi in una regia di oralità, scrittura, e musicale gestualità, con la chiara intenzione di fare del fruitore della propria opera non un semplice e passivo lettore, bensì compartecipe spettatore di una prospettiva artistica ad ampio raggio, che ne stimoli le soglie percettive dall’udito, alla vista fin dentro l’intimo e personale nucleo pensante.

Presento dunque qui, la prima silloge ed alcuni inediti di questo giovane autore che mi ripropongo di seguire nel suo – spero lungo e prolifico – percorso di maturazione.

(nc)

*

Riccardo Raimondo nasce nel 1987 a Siracusa. Attualmente studia Lettere Moderne a Catania.
Alcuni suoi testi sono stati pubblicati nell’antologia Il Potere dei Coriandoli a cura di Antonino Di Giovanni – Giovanni Caviezel – Chiara Tinnirello, A&B – Bonanno Editore 2009; mentre, la sua prima raccolta di versi Lo Sfasciacarrozze – è stata pubblicata nel 2009 da A&B – collana Euterpe – Bonanno Editore, con la postfazione della prof.ssa Cettina Rizzo.

Collabora con alcune riviste, tra le quali: “Tribe Art” (tribeart.it), free press della arti visive in Sicilia, e “Tribenet” (tribenet.it), il suo corrispettivo portale telematico di respiro più europeo. Realizza diversi progetti d’arte visiva con la fotografa Jessica Hauf (atelierhauf.com). Ha scritto testi per alcune canzoni tra cui Tre sul rouge con Adriana Spuria (myspace.com/adrianaspuria).

*

La condensa è panna

Ho difficoltà a perdonarmi gli sbagli, le follie. Ci ripenso e mi sento ridicolo. Questo mi provoca

una grande tristezza, spesso e volentieri un’angoscia, perché non so come reagire né, tanto meno,

come recuperare. Odio i miei errori. Odio questa paura di sbagliare.

Un’angoscia già prima dell’inizio.

Striscio e lascio una scia di rugiada, umido di sogni.

Trascinandomi i rimpianti, il buio d’ogni turbamento,

scemano sui giorni i sentimenti, sciamano i ricordi.

Scevro d’ogni sazia sorta di sentire

tendo al cielo, tento il tempo,

seguo l’oltre. Oltre l’avvenire.

E ogni appiglio alla scalata giova,

piove spesso e com’è sciocco badare di bagnarsi,

annaspo a volte, stolto, sommerso dai miei angusti

attimi di smarrimento.

Grandina anche, anche forte. Allo stesso modo nevica, tuona,

arde, risuona da lontano, soffiando inoltre

porta frammenti d’altre vite lontane, odori,

umidità. La condensa è panna,

il respiro è affanno.

*

Danza lenta

Lieve! Com’è dolce quel sospiro mai appassito

sbocciato come un fiore… petali, lenzuola

intrise del colore che hai donato al mio sorriso.

Tradito! Ogni rimpianto che ho solcato come duna

ritrovo nella scarpe in briciole di sabbia…

ricordano ai miei venti la fortuna dei perdenti.

Sfinito! Perseguendo il mio ideale come traccia

tradisco i firmamenti che hanno inciso

i miei dolori incastonati nella pietra della mappa.

L’isoscheletro dei miei innamoramenti rafforzato

trattiene le paure e i pentimenti nel passato,

li annega nella fonte che irrigava i vecchi campi

riflette nella storia la sua rabbia, i turbamenti.

I tentacoli per la circospezione dei miei sogni,

amputati d’ogni tatto e sensazione, sono adesso

rattrappiti e distinguono a fatica ogni sostanza,

e rimane solamente la distanza. Incolmabile distanza

… una danza

languida

incapace danza.

che danzante a stento

segue

un ritmo

lento.

*

L’intuizione degli angeli

Costernato impaurito,

temo perdermi nel vuoto,

paure diffidenti

mi han sottratto prepotenti

a l m a g n i f i c o a m o r e p e r i s o g n i

solo quando non li temo

solo quando sono solo

i l m a g n i f i c o a m o r e p e r i s o g n i

accompagna l’incalzare del mio mare

nell’ impeto di sempre

Lecco il solco frigido del mio piacere,

osservando il mio poetare b a g n a r e

il foglio candido di grazia

e in un sospiro fragile

il cuore s’innamora un’altra volta

p u r s e m p r e a s t e n t o !

Ti prego ingannami ancora un altro giorno

un’altra ora ancora

almeno un altro briciolo di cuore

risveglia,

Orfeo,

donami ancora una volta

quel denso miele di verità sognate,

le rigonfianti vele dell’illusione, g r a n d i ,

le intense notti

in cui parevano i miei occhi luccicare in cielo,

in cui tardavano i rimpianti stendere su loro

il velo che offusca l’intuizione degli angeli.

*

Free Jazz

Gorgogliano i ricordi che dipingo,
come radio free jazz dentro la moca:
sapore di caffè cacao carioca
in schizzi di passato che non stinge.

Ma l’ombre e fosca sabbia
si mangiano in tempesta la memoria,
la storia la conosci ch’è il salita:
troppa rabbia, immenso cielo e poca vita.
E l’animo poetante è spesso fiacco
e guarda nei tuoi occhi
ma è cieco e non ti Vede
e lascia un’orba retroguardia di speranze alla sua fede
e manca di pazienza
e il tempo muove scacco
e presenta una lista da pagare in almanacco
e delle previsioni non c’è un gran bel che dire
e quelle già previste le conosci, sono oscure.

Così l’amico inciampa,
lo studente è disattento,
il poeta fa una danza che non sembra avere un senso
e l’amante, ch’è il più follemente vero
a sorteggio ha perso il bianco e tiene il nero.

Ma il pensiero amico è forte
l’affetto è una catena
che se tiro ancor più forte
mi si spezza anzi la schiena.
E i tuoi versi sono briciole
di luce da seguire
fino al luogo dove spero d’arrivare,
fino a casa, sempre a casa,
dove io non son più io,
dove sono nato eppur non ero io
dove l’anima è fiorita:
niente rabbia, immenso cielo: pura vita.

* Poesia tratta da “Lo Sfasciacarrozze” di Riccardo Raimondo, postfazione di Cettina Rizzo A&B 2009

*

Il grido dell’aquila

Mi è concesso un giorno al mattino
ed uno alla sera, che duri un momento
che puoi volarci se vuoi
oppure urlarci dentro:
quando apro gli occhi e quando li poso.
Il resto del tempo è un baccello
crisalide stanca che freme..
Versare la vita nel sabba di piume.

* Poesia tratta da “Lo Sfasciacarrozze” di Riccardo Raimondo, postfazione di Cettina Rizzo A&B 2009

*

Puro Sangue

Ascolto voci, ideologie sciupate, parolieri parolanti,
paranoici paromimici sempre un po’ più scaltri,
politiche confuse si “occupano” di me,
i Poteri regolano le valvole al mio cuore:
immagini di felicità propina la scatola dei sogni,
e sempre più sogni e felicità irraggiungibili….
incomprensibili…
Profeti riesumati d’altre storie che urlano missioni
fino ad oggi:
correnti pseudonuove per le storie di domani!
Qualcuno vuole il mio SAnGue?
Forse la Morte! O quale Dio?Quale Diavolo?
Quale nuova Giustizia si occuperà di Me?
Quale nuova Chimica DiaboLICA delle mie Emozioni?
Quante sinapsi ancora violate ci saranno
dalle Scienze delle Comunicazioni?
E quante nuove spade ancora? Quante “terapie” addizionali,
colori (s)personalizza(n)ti, quanti indici puntati
a indicare una meta ai nuovi ascolti?
Quanti campi verdi di falsità?
Quante verità ancora? Quante pubblicità?
…quante? Quante ammalianti costrizioni?
Mi avete acceso la paura e adesso
perderò ENERgia… la sento: si sta AFFIevolendo.
Ma ne sento tanta, immensa!
Ne ho accumulata davvero tanta…
sono un porco…
e c’è n’è per tutti…
e tutti ne vogliono un pochetto…

Il Piacere si rivolge al Potere

“Perché non punti un fucile alle mie tempie
e mi fai sentire il rispetto per i Sogni
invece di prenderti gioco di me?
Perché non entri adesso
e mi riempi di palline di piombo?
voglio vivere con le mie ali altrimenti…
PURO
come un inviolato dilettante,
e ancora tanto, tanto pUrO SAnGue.”

* Poesia tratta da “Lo Sfasciacarrozze” di Riccardo Raimondo, postfazione di Cettina Rizzo A&B 2009

*

Bella gente
In pasto ai cani! Siamo in pasto!
Bella gente la nuova classe dirigente!

Squali amniotici,
abortiti vomitati partoriti
– fa lo stesso –
da bocche gorgoglianti
di vagine turgide,
gorgoni umide di boria e fango…
contrazioni violente, rombi di tamburi, trombe da battaglia,
sfornano pargoli ruspanti…

…beccheggianti sui terrazzi dei Navigli,
vagiti echeggiano tra i muri dei Parioli,
allevati a bocconi d’eccellenza
sedicente, fittizzia conoscenza…
esultanti nei nuovi Colossei
sugli spalti del Potere…

“E tu? Non sei ancora pronto per la scalata sociale?!”
“Che fai oggi? Gioca la nazionale!”
“Sono stanco resto in casa, al sicuro dalle urla…
Sono stanco, faccio presto…”

E il sonno si avvicina e ammanta lento
La tristezza che ancora non smaltisco…
Placenta di lenzuola linde avvolge
la mia anima in disfatta,
mi rigiro avviluppato
sul cuscino che trasuda
i miei incubi di sempre…

ma stasera è un po’ diverso, stasera sono stanco,
m’addormento col sorriso
come un ghigno

* Poesia tratta da “Lo Sfasciacarrozze” di Riccardo Raimondo, postfazione di Cettina Rizzo A&B 2009

*

Lo sfasciacarrozze

Schiaccia marchingegni, macchine:
dinamiche meccaniche:
bulloni vorticanti, pistoni trepidanti,
pannelli luminosi, granelli alluminiosi…
e poi su sfondo denso di fumi lievitanti,
cementi calcitanti, si ergono castelli:
grovigli di carcasse roventi arrugginite
digeriscono la luce, grattando il cielo grigio:
metalliche dispense di pezzi di ricambio.

E quell’uomo che si erge sulle macerie del consumo,
aspetta d’ingrassarsi con cibo raffinato…
e la scatola dei sogni propina gl’incentivi
per i poveri di oggi, per i ricchi ancora ricchi.
Con le rate puoi comprare
i modelli un po’ più nuovi… un po’ più nuovi.

Ed intanto si progetta di scavare altri crateri…

* Poesia tratta da “Lo Sfasciacarrozze” di Riccardo Raimondo, postfazione di Cettina Rizzo A&B 2009

*

Vuotoboria

Tracchiggi tracotanti: tentacoli e tranelli,
gioielli incastonati in oro, sbarre, strisce
un vuoto dentro al cuore intrappolato, che non esce
e senza più memoria
calpesta la città:
Vuotoboria fino a che…

Lussuose luci losche lussureggiano la notte,
sfrecciando facce ipocrite arrancano col cuore,
che spinge e piange e scalpita
le sue appannate grida
e si comprano l’amore,
un altra faccia, un altro Giuda.
E senza più memoria sbrina i vetri:
Vuotoboria sino a che…

Chi il potere lo rispetta, lo coltiva, lo ricerca,
chi lo brama in furia e in fretta
chi ci mangia, chi lo nutre.
Chi lo sente nelle vene:
col sorriso “benvenuto!” Lui t’accoglie,
Lui t’abbraccia, Lui ti vuole molto bene…
Ed esercita il Potere, gli esercizi della Storia:
Vuotoboria, fotte sega, sino a che…

Mastica armamenti, monta le armature,
è un impasto di comportamenti,
costruzioni, riscritture, avvertimenti,
cognizioni filosofiche, estetiche sociali:
c’è l’etica del capo, l’ingaggiato, il parassita.
Ridipinge la giornata, la memoria, poi la vita:
Vuotoboria sino a che…

La Metropoli di sangue, grattacieli di Babele
partorisce le politiche, i sogni, le vetrine.
I giocattoli per bimbi, grandi e vecchi,
surrogati dell’amore,
insegnano alle masse in Suo potere.
Sopra, sotto, tra di noi
sua la vita, sua la storia:
Vuotoboria, fotte sega, sino a che….

Tritura le foreste e annega negli oceani
la porcaggine del suo materialismo.
Coi compendi di parole, dispense inscatolate,
insegnano a deridere alle classi d’eccellenza,
fucine di soprusi, umiliazioni e incanti,
attizzano le fiamme d’ invidie e turbamenti.
Atavici voleri di rivalsa,
manie d’accerchiamento.
Deframmentano le anime
e triturano la carne:
le scatole più comode ai vincenti.
Uno, due e tre,
servo, cavallo e re.
Vuotoboria sino a che…

Nasconde le fattezze del suo essere mondezza.
Dietro sempre nuove mura le solite fortezze:
La politica, la religione, la cultura!
Dodici pantere ha in testa ogni mattina,
ma un solo ghigno leggi
sulla faccia della sua vita puttana.
Uno, due, tre,
servo, cavallo e re.
Vuotoboria, fotte sega, sino a che…

Lui è un amico, un vero amico,
lui ti sta sempre vicino
e se poi lui ti calpesta,
non lo dire mai a nessuno!
Lobby dei migliori,
il cream caramel del mondo:
condensato di paure,
belle époque e aperitivi
per la classe dirigente:
anche tu vorrai frullarti
in mezzo a tutta questa gente…

i castelli son di sabbia,
son di plastica o di carta…
Vuotoboria sino a che
un giorno il cielo si aprirà.

* Poesia tratta da “Lo Sfasciacarrozze” di Riccardo Raimondo, postfazione di Cettina Rizzo A&B 2009

*

5 INEDITI:

Le Stelle
Solstizio marmellata
cola sul tramonto
di languida rugiada
e spalma sulla terra
confettura di ciliegia
e arancia e mela,
sapori di foresta
e barbabietola di luna.

Quando il sole cala
e il lume alza la cresta
ci portano fortuna
le lane luminarie della sera.

** Poesia inedita

*

Patisserie
Pasticciarie di sogni
per i viandanti pedonali
sono oasi di colori e tenerezze
nel grigio asfalto spento
tra folle desolate
comprare creme dolci serenate.

** Poesia inedita

*

Caffetteria
Caffeinomani distratte
eccedono alle dosi,
nervose concitate,
le dita
e si portano alla bocca
nella tazza un po’ di vita.
E Fumo.

** Poesia inedita

*

San Lorenzo
Grattare la nuca
scrostare la tenebra muta,
la notte del cuore che sedimenta
senza cometa.

Va colando sul senso
questo strambo, tenero sguardo,
le cose intorno si strammano
e sanguina mieli dorati
la vita.

Le cose intorno s’adagiano,
sono immagini che provoco
in colori arcobaleno,
sono molli infanticidi
nel sereno delle giovani comete.
Attendo San Lorenzo
e tutti i desideri senza senso.

** Poesia inedita

*

Amsterdam
Poso lo sguardo sul brivido rosa
in posa dietro il vetro,
labbra color libagione,
negli occhi una brutta poesia.

Animi torti
rettili mani,
corpi smorti
s’aprono per i turisti.
Animi strappati
…e le gambe.

Dove finisce la dolcezza
c’ho un desiderio di risata
di poesia, qualcosa
che non sia noia.
Dove finisce la dolcezza?

** Poesia inedita

*

http://www.riccardoraimondo.net



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