In questi anni di studentessa universitaria per le strade di Bari e soprattutto sui pullman di città mi è capitato di imbattermi in un signore, sempre sorridente, che mi ha colpito dal primo giorno in cui l’ho visto. Come non notarlo: porta con sé un carico di libri non indifferente, spesso tutti impilati uno sull’altro. La maggior parte delle volte lui quasi non si vedeva, coperto com’era da quella struttura impeccabile di volumetti colorati, immobili e indifferenti ai sussulti dell’autobus. Mi ha sempre affascinata e ogni volta che lo incontro (davvero poche), mi rallegra la giornata. Non gli ho mai chiesto cosa facesse con tutti quei libri, ma mi sono sempre divertita a fantasticarci su. E questa mattina scopro l’esistenza di un certo Polan Sarkar, che tanto mi ricorda il mio “mito” barese.
Polan Sarkar è un novantaquattrenne pieno di vita che ogni mattina si sposta da un villaggio all’altro del Rajshahi con una borsa piena di libri sulle spalle. Macina a piedi parecchie miglia per prestare alla gente i suoi libri. Dopo qualche settimana ritorna, gli abitanti restituiscono i volumi presi in prestito e ne scelgono altri tra quelli che Polan porta con sé. Sono ormai trent’anni che le zone rurali del Bangladesch, dove la maggior parte della popolazione è povera e analfabeta, sono alimentate dal signor Sarkar con parole e cultura. Come nasce l’idea di quella che sembra essere una vera e propria biblioteca vivente?
Orfano di padre già a cinque mesi, Polan frequenta la scuola fino alla seconda classe: la povertà non gli permette di proseguire gli studi. Nonostante le difficoltà economiche però, la lettura rimane per lui una costante. Chiede libri in prestito qua e là e da giovane entra a far parte del jatra, un teatro popolare locale, dove ricopre il ruolo di clown. Pochi artisti erano in grado di leggere e scrivere e i copioni si riproducevano a mano; a occuparsene era proprio Polan, che dal lato del palcoscenico suggeriva le battute agli attori. Lavora poi come esattore fiscale del Comune e ciò gli permette di iniziare a “seminare” cultura. Con ciò che guadagna acquista i suoi libri e li presta, ma non è tutto. Su un terreno di proprietà fonda una scuola superiore: presta agli studenti libri da leggere e premia i più meritevoli con altri volumi, costruendo piano piano le basi per un crescente interesse per la lettura. Quando gli viene diagnosticato il diabete e gli consigliano di fare regolari passeggiate, arriva l’illuminazione: «La gente viene a casa mia per prendere in prestito libri. Potrei invece andare io da loro per consegnarli». Inizia così quella che Polan dice essere diventata «quasi un’ossessione». Polan distribuisce, così, i libri spostandosi a piedi e la sua casa diventa la biblioteca del villaggio.
Adesso Polan ha novantaquattro anni e continua a spostarsi a piedi con i suoi libri e il suo amore per la lettura è riuscito a superare i confini del suo villaggio, portando altri a seguire il suo esempio creando biblioteche e distribuendo libri in molte zone del Bangladesch. Chissà, magari anche noi abbiamo un Polan pugliese!