Oggi quando parliamo di polaroid richiamiamo il passato, un gusto e un’estetica retro che fortunatamente vive grazie ad appassionati e a nostalgici. Un gesto d'altri tempi che la tecnologia ha dimenticato, sminuendo il valore di ogni singolo scatto, dimenticando lo sviluppo istantaneo, dove la foto compare come per magia. Era il 1937 quando Edwin H. Land fonda Polaroid, al tempo un sistema rivoluzionario per la stampa istantanea di foto basato su microscopici cristalli di iodiochinina solfato o herapatite immersi in un film polimerico trasparente di nitrocellulosa.
Sin dalle origini le polaroid sono entrate a far parte del mondo dell’arte, come strumento per immortalare istantaneamente la realtà. Andy Warhol utilizza la macchina sviluppata da Edwin H. Land con un flash da 20$ per cogliere i soggetti delle sue opere, spesso incontrati casualmente fuori dalla Factory.
Gli artisti oggi utilizzano la tecnica della stampa istantanea come mezzo, un supporto su cui sperimentare. Partendo dalla scomposizione dei soggetti attraverso degli scattati a breve distanza, Maurizio Galimberti dà vita ai suoi mosaici dove i soggetti vengono a comporsi accostando una serie di polaroid. Il giovane artista Alessandro d’Aquila definisci il suo lavoro, che parte dalla polaroid ed evolve, come un “intervento sulla realtà stessa per manipolarla secondo le mie idee”. Partendo da uno scatto l’artista interviene con pittura sintetizzando i tratti essenziali dell’attimo colto. L’artista Alessandra Spranzi nei suoi collage si avvale di polaroid che riproducono oggetti comuni combinandole con vecchi manuali e riviste dando vita ad immagini nuove alle volte formali, altre fantastiche o surreali.
Prestel è il libro che raccoglie le polaroid dell'artista e regista Julian Schnabel, il quale sperimenta una riproduzione creativa dell’immagine attraverso l’alterazione e la sovrapposizione di più piani visivi, avvalendosi di una macchina polaroid artigianale; l’artista interviene in alcuni dei suoi scatti disegnando con pitture scritte e ricoprendo intere aree.
La tecnologia ha reso il tutto più veloce, impalpabile ed evanescente, ma grazie alla riscoperta delle polaroid da parte di artisti e appassionati, l’uomo moderno riesce a ricavarsi il suo spazio per ammirare e cimentarsi con questa tecnica grazie alla fotocamera istantanea scovata in soffitta ricordando i tempi dell'utilizzo
Manintown.com
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Oggi quando parliamo di polaroid richiamiamo il passato, un gusto e un’estetica retro che fortunatamente vive grazie ad appassionati e a nostalgici. Un gesto d'altri tempi che la tecnologia ha dimenticato, sminuendo il valore di ogni singolo scatto, dimenticando lo sviluppo istantaneo, dove la foto compare come per magia. Era il 1937 quando Edwin H. Land fonda Polaroid, al tempo un sistema rivoluzionario per la stampa istantanea di foto basato su microscopici cristalli di iodiochinina solfato o herapatite immersi in un film polimerico trasparente di nitrocellulosa.
Sin dalle origini le polaroid sono entrate a far parte del mondo dell’arte, come strumento per immortalare istantaneamente la realtà. Andy Warhol utilizza la macchina sviluppata da Edwin H. Land con un flash da 20$ per cogliere i soggetti delle sue opere, spesso incontrati casualmente fuori dalla Factory.
Gli artisti oggi utilizzano la tecnica della stampa istantanea come mezzo, un supporto su cui sperimentare. Partendo dalla scomposizione dei soggetti attraverso degli scattati a breve distanza, Maurizio Galimberti dà vita ai suoi mosaici dove i soggetti vengono a comporsi accostando una serie di polaroid. Il giovane artista Alessandro d’Aquila definisci il suo lavoro, che parte dalla polaroid ed evolve, come un “intervento sulla realtà stessa per manipolarla secondo le mie idee”. Partendo da uno scatto l’artista interviene con pittura sintetizzando i tratti essenziali dell’attimo colto. L’artista Alessandra Spranzi nei suoi collage si avvale di polaroid che riproducono oggetti comuni combinandole con vecchi manuali e riviste dando vita ad immagini nuove alle volte formali, altre fantastiche o surreali.
Prestel è il libro che raccoglie le polaroid dell'artista e regista Julian Schnabel, il quale sperimenta una riproduzione creativa dell’immagine attraverso l’alterazione e la sovrapposizione di più piani visivi, avvalendosi di una macchina polaroid artigianale; l’artista interviene in alcuni dei suoi scatti disegnando con pitture scritte e ricoprendo intere aree.
La tecnologia ha reso il tutto più veloce, impalpabile ed evanescente, ma grazie alla riscoperta delle polaroid da parte di artisti e appassionati, l’uomo moderno riesce a ricavarsi il suo spazio per ammirare e cimentarsi con questa tecnica grazie alla fotocamera istantanea scovata in soffitta ricordando i tempi dell'utilizzo
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