La fotografia stenopeica (su cui terrò un workshop il prossimo 9 febbraio, lungo le rive del lago di Bolsena, info su Explorer Tuscia) è una tecnica affascinante. Lo è ancora di più quando viene unita alla fotografia istantanea, quella ideata da Edwin Land oramai più di mezzo secolo fa. La Polaroid, con i suoi guai finanziari, ha decretato la morte delle proprie pellicole istantanee, ma per fortuna ci sono quelli dell'Impossible Project a provvedere, per le pellicole serie 600 e SX, e soprattutto la Fuji, con le sue pellicole "peel apart" (separabili, in modo da ottenere anche un negativo). Sebbene abbia annunciato la dismissione delle sue pellicole istantanee bianco e nero (le FP3000b), continua a produrre e vendere quelle a colori (le FP100c), che oltretutto sono proposte a un prezzo interessante (almeno rispetto alle Impossible, piuttosto costose...).
Queste pellicole si usano sulle vecchie fotocamere Polaroid, come le Colorpack, rinvenibili su Internet a prezzi se non stracciati... quasi!
Se volete scattare delle "normali" foto Polaroid, siete a posto. Ma se invece vi interessa la fotografia stenopeica (come a me), allora si lavora di seghetto, si elimina la parte anteriore (quella con l'obiettivo e tutto il resto) e si fissa al suo posto il nostro bel "pinhole", magari in modo "brutale" come ho fatto io, con un bel po' di nastro telato extra forte. E il gioco è fatto. Ora non resta che scattare (dopo aver creato uno schema per l'esposizione)!
I primi risultati possono essere incerti, ma da subito sono anche molto affascinanti! Tra l'altro la fotocamera diventa supergrandangolare, con un angolo di campo assolutamente mostruoso. Bene!
La foto qui sopra rappresenta la via cava Fratenuti a Pitigliano (Gr): l'angolo di campo è simile a quello di un 15 mm (circa) sul Full Frame! La foto è stata convertita in bianco e nero. Le macchioline "stellari" e i vari difetti della foto sono esattamente quello che un fotografo creativo desidera: per fare foto corrette e nitide esistono strumenti assai più comodi, veloci ed economici!
Una volta scattata la foto, si lascia sviluppare il sandwich per circa 20 secondi, poi si separano ("peel") le due parti e si ottiene da un lato la foto, dall'altra un impiastro di robaccia chimica, che le istruzioni dicono di gettare. Non lo fate! Quello è il negativo, ricoperto da uno strato nero di sviluppo che va eliminato (una volta a casa) grazie a un accorta opera di lavaggio con varecchina. Ma di questo magari parleremo un'altra volta (o durante il workshop). Il negativo consente (una volta scansito e invertito) di ottenere immagini davvero singolari, con colori apparentemente incongrui, ma in realtà interessanti. Il gioco, in fondo, è tutto qui!