di Rina Brundu.
Galeotto “fu” il quotidiano Libero dil Maurizio Belpietro. Sarebbe colà infatti che, in un recente articolo di Maria Giovanna Maglie, sarebbe stata lanciata la “pazza” idea (“copiata”, si legge, da una casuale considerazione di Berlusconi) di mettere Gerry Scotti a capo del PDL. Per la precisione a capo del nuovo movimento “Italia Pulita” che dovrebbe essere la risposta “a destra” all’anti-politica grillesca. Inutile dire che, nell’attesa di verificare quella che sarà la risposta “a-sinistra”, il dubbio amletico “Voto Grillo, si o no?” è risolto senza l’aiuto del pubblico e senza la telefonata da casa.
Bene ha fatto Scotti a smentire subito, ma in realtà basta la sola circolazione della notizia a dare idea dello “sbando” in cui versa l’ex coalizione governativa. “Sbando” che è mera consequentia rerum. Non delle consultazioni amministrative perse quanto piuttosto del vuoto di leadership che il berlusconismo ha procurato mercé la sua naturale tendenza a creare seguaci, non capi. A zittire piuttosto che ad incoraggiare la capacità di argomentazione e di discussione. Ad esiliare e a espellere piuttosto che a riaccogliere il “figliol prodigo” che ha “sbagliato”. Sfido chiunque – nonostante le ottime persone e personalità che pur fanno parte di quella parte politica – a fare il nome di un leader. Di uno che insomma abbia avuto il coraggio di emergere andando a duellare direttamente con il capo, sul suo campo. Perché questo fanno i buoni leader e lo fanno per sé, per la causa che difendono e per gli interessi del capo stesso.
Triste invece dover verificare che il lupo… pardon, il berlusconismo perde il pelo ma non il vizio. O meglio, il vizietto che, in questo caso, è quello di andare a raccattare voti presso il partito degli scontenti ma determinati a non votare Grillo. Per certi versi l’operazione “Italia pulita” (qualora esistesse veramente), ricorda il momento in cui Berlusconi guru-mediatico andò a sfidare la RAI sul suo campo e al TG1 oppose il TG5, contro RAI 2 schierò Rete 4, contro Rai 3 schierò Italia 1 e contro ciascun programma generalista ne schierò un altro uguale e contrario. Uguale rispetto ai contenuti, all’orizzonte di attesa, all’audience di riferimento, contrario rispetto all’idea che ciascuna esperienza (anche quando si tratta di mera esperienza radiotelevisiva, di un programma senza pretese e da guardare in pantofole…), debba muovere verso la crescita intellettuale dell’individuo che la vive. La maggior parte dei programmi del Berlusconi prima maniera erano, infatti, in termini di “esperienza”, un mero “assecondare” i nostri conclamati vizi e difetti italici.
Detto altrimenti il “berlusconismo”, e le dottrine simili, copiano non creano. Dato che è l’ultima moda, nulla da stupirsi dunque che sia il grillismo il prossimo target nel mirino, pronto ad essere fagocitato. Insomma, dopo il Berlusconi operaio e il Berlusconi Radical Chic, il Berlusconi Grillo Parlante. Pensare che dai giorni di Collodi credevamo di averle viste (e sentite) tutte: mai dire mai!
Featured image, Silvio Berlusconi e il Re del Quiz Mike Bongiorno, dal 1979 al 2009 conduttore sulle televisioni commerciali dell’imprenditore, fonte Wikipedia.