Tutto secondo copione, o quasi. Già Il Tempo aveva anticipato quella che sarebbe stata la cornice dell'assemblea costituente di Futuro e Libertà. Un congresso fondativo all'insegna della sobrietà e del “politicamente corretto”, almeno durante le prime due giornate milanesi. Ma anche l'occasione per ribadire alcuni punti chiave, a scanso di equivoci. Procediamo con ordine.
Il nome del leader, Fini, è scomparso dal simbolo di Fli – come per l'appunto aveva reso noto anzitempo il quotidiano romano – e, una volta proclamato presidente del nascente partito, la Terza carica dello Stato si è autosospeso per via dell'incompatibilità dei ruoli. Una mossa formale che non intacca la leadership politica, ma sempre meglio di niente.
Anche se in sordina (le dimissioni di Mubarak e l'attesa per la manifestazione di Ferrara al Dal Verme avevano offuscato l'evento), venerdì si è registrato un messaggio eloquente. Italo Bocchino, più di altri, ha infatti sgombrato il campo dalle ambiguità. Un discorso a nuora perché suocera intenda, quello del neovicepresidente: Fli si candida a nuova forza di destra, una destra moderna ed europea, ma contrapposta al centrosinistra. Avvisato Casini, avvisati quanti nel Pd stanno sostenendo da giorni l'ipotesi di una Santa Alleanza che includa persino i finiani.
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