Politiche, scorcio di campagna bonsai

Creato il 18 febbraio 2013 da Angelonizza @NizzaAngelo

ansa.it

Probabilmente è stata fra le campagne elettorali meno apprezzabili della storia repubblicana. Nel senso che ve ne è stata una percezione fugace, dovuta ai ritmi super veloci della comunicazione contemporanea e ai tempi risicati con cui è nata, si è sviluppata e adesso termina. Siamo all’ultimo scorcio di un tam tam formato bonsai, piccolo piccolo, accorciato nel periodo: appena due mesi; rapido nei messaggi: sintetizzabili in un tweet. Insomma, l’estetica di questo pre-voto, all’indomani di un Governo tecnico non eletto dai cittadini e divenuto fin da subito politico già prima della candidatura di Mario Monti, è futurista. Fast and furious e molto pochi discorsi ragionati, perlopiù slogan, battute, metafore: un linguaggio che si è dovuto adattare ai tempi ristretti e che, dunque, ha abbandonato l’ampiezza delle frasi, la lentezza del pensiero. Dallo stop&go tipico del pensare umano che, a un certo punto, preferisce la quiete al moto per fissare un’idea, un concetto… allo stress del go&stop reiterato, della chat frenetica, nervosa, ermetica nei significati. Dalle politiche 2013 viene fuori un nuovo paradigma, uno schema inedito, che forse da qui in avanti diventerà la regola, via via restringendo le dimensioni della parola pronunciata a lungo e aprendo a spazi sempre più angusti, buoni per un verbo detto tante volte in poco tempo e in breve.

Ernesto De Martino

L’esito sta in quell’andirivieni di demartiniana memoria tra difetto di semanticità ed eccesso di semanticità. Risultato: una regressione del linguaggio che da un lato perde in significati determinati e dall’altro esplode in dimostrazioni incessanti di saper disquisire di questo e di quello e di altro ancora, di tutto e niente, pur di dire qualche cosa.



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