Ieri sera il segretario provinciale del Pd Titta Magnoli ha dichiarato che è una vergogna l’ultimatum dell’acciaieria Arvedi ai 94 cittadini di Cavatigozzi che scritto una lettera alle autorità contro l’inquinamento acustico, citando anche la presenza di diossina e pm10. La stesso Magnoli da tempo si batte per il rinnovamento del Pd: una lotta che può avere conseguenze di rilievo straordinario. Per questo il giornale La Provincia lo fa apparire sempre in un certo modo, il ragazzaccio, il simpatico casinista, il Gianburrasca che ce l’ha con l’autorevole deputato Pizzetti, il quale a sua volta non ne potrà più di certi giochi.
Ma il progetto del raddoppio dell’Arvedi è stato presentato il 7 luglio del 2007 presso la palestra di Cavatigozzi, dagli assessori comunali cremonesi Daniele Soregaroli per l’urbanistica e Carlo Dal Conte, per l’ambiente: presentato e definito “sostenibile”.
E’ una lunga storia, è vero. Prima di Soregaroli e Dal Conte altri hanno dovuto pensare, scegliere, dire sì o no, affrontare il loro destino. Cambia il linguaggio, l’industria avanza. Se un anziano signore scrive in una lettera che si poteva collocare il gruppo industriale in una zona di campagna, lontano da abitazioni, indicandola, evitando qualunque complicazione, siamo certi che non verrà considerato. Che sia missionario o non missionario è indifferente. I progetti li avranno fatti autorevolissimi professionisti. E l’industriale Arvedi? O ti evolvi o ti estingui: anche lui, come ogni imprenditore, ha dovuto accettare la sfida. La lettera di don Sergio Foglia però parla ancora, croccante di freschezza. Perché Cavatigozzi la deve pagare così cara? Solo questo tipo di sviluppo era possibile? Solo lì?
E questa politica è sostenibile ancora? E può cambiare realmente? Può liberarsi dal legame a filo doppio con il capitale e tornare popolare?
Se il segretario provinciale Giovanni Battista Magnoli (evocando non a caso tutta la solennità di nomi e cognomi) usa un’espressione così dura, nella varietà di recenti prese di posizione di altri esponenti del Pd e dello stesso Giuseppe Torchio, che era allora presidente della Provincia – e che fece condurre analisi sulla qualità dell’aria da un istituto terzo, genovese – si può pensare a una gemma di speranza?
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