Autore: Jo Nesbø
Titolo: Polizia
Titolo originale: Politi
Anno edizione italiana: 2013
Anno edizione originale: 2013
Traduttore: Eva Kampmann
Pagine: 648
Casa editrice:Einaudi
Genere: Thriller
Formato: Cartaceo e Ebook
Trama (dalla quarta di copertina):
Il corpo massacrato di un poliziotto è ritrovato alle porte della capitale norvegese, sulla scena di un crimine rimasto irrisolto e su cui lui stesso aveva indagato. Qualche tempo dopo viene scoperto il cadavere di un suo collega: stesse modalità di esecuzione, stesse coincidenze. A questo punto non può essere un caso. I delitti sono tanto feroci quanto perfetti, ed è chiaro a tutti che l’assassino ha appena cominciato. Fermarlo è un lavoro per Harry Hole. Ma di Harry Hole non c’è traccia.
Giudizio:
E in questa lunga, estenuante storia succede nuovamente di tutto.
Gli innumerevoli epiloghi de “lo Spettro” sono ancora tutti lì, belli aperti (in fondo, per la polizia di Oslo si tratta di un caso irrisolto), quando iniziano ad accadere feroci omicidi di poliziotti, come se piovesse.
Ed Harry Hole…non c’è.
Non c’è più?
Nesbø, nella costruzione di questa storia, è un’autentica carogna.
Ci ha messo dentro un sacco di scatole con il gatto di Schrodinger. Avete presente, no, quel paradosso sulla meccanica quantistica, per il quale il gatto dentro la scatola è contemporaneamente vivo e morto, fino a quando un osservatore non apre la scatola per capire finalmente in che stato è il gatto?
Ecco: Harry, in questa storia è un sacco di volte contemporaneamente vivo e morto, perchè il maledetto Nesbø sta seduto fino all’ultimo sul coperchio della scatola!
Ti trovi un sacco di volte a dire “No, diosanto, diobono, Nesbø…questo no! Questo no, non puoi farlo accadere…”
E qualche volta, dopo poche o molte pagine, lui ti molla uno sganassone e tu ci resti male (che cretino….cosa avevo capito!!).
E altre volte invece non c’è nulla da fare: quel che ti racconta è accaduto davvero, e non c’è ritorno.
E, dunque, se ci sono un sacco di omicidi…l’assassino?
Beh certo, è…già, ma che stupido, è ovvio che non può essere che…eh, ma certo che è lui! Sì, sembrava lui, ma in effetti…
Dopo un po’ lasci perdere, affranto; portami dove vuoi tu, maledetto Nesbø…non faccio più resistenza, non ipotizzo più nulla, sono stufo di congetture da mandare in frantumi perché tu ti stai divertendo come un pazzo…
Un giallo che ne contiene un sacco e mezzo, che come al solito vengono gettati fuori come da una cornucopia. Decine di personaggi, alcuni che appaiono per poche righe ma non per questo sono meno angoscianti dei Grandi Bastardi Potenti che hanno in mano i destini della capitale norvegese (o forse sono i loro destini che, come sempre, sono schiavi dell’avidità e della solita Triade, Potere-Soldi-Sesso).
Location familiari o suggestive: il solito ufficio detto la Fornace, nei sottofondi della galera; la scuola di polizia, il carcere, i boschi, i fiumi, bar e appartamenti già noti, già scrupolosamente esaminati ne “lo Spettro”.
La trama? Affascinante, ma in fondo non importa. Come sempre troppo complessa per esser raccontata senza una lavagna e qualche diagramma, è puro pretesto per una dissertazione sull’anima nera dell’uomo occidentale e della società più ricca e oscura d’Europa.
Sull’autore (dal libro):
Jo Nesbø è nato a Oslo nel 1960. Prima di diventare il piú grande autore di crime norvegese si è cimentato in mille mestieri. Ha giocato a calcio nella serie A del suo Paese, ha lavorato come giornalista free lance, ha fatto il broker in borsa. Cantante e compositore, si esibisce tutt’oggi regolarmente con la band norvegese Di Derre. Ha scritto sedici libri, spaziando dal giallo alla letteratura per l’infanzia.
Marco Zanette