Quando ero piccola, ricordo che esistevano due tipi di esercizi commerciali: l’emporio e la boutique.
Nel primo vestivano tutta la famiglia dalla testa ai piedi, vendendo all’occorrenza anche la dentiera, un cappello e la stoffa per farci una bella tovaglia; ti facevano credito, se ti munivi del tuo bel librettino dalla nera copertina e dai fogli gialli con righe rosse; ambienti enormi dai soffitti altissimi, lunghi banconi con sopra il metro, le forbici e la carta di giornale dove involgere gli acquisti; la puzza di naftalina ti impregnava e intossicava.
Negozi per proletari dagli stipendi di terracotta con abiti che odoravano di naftalina, appunto!
Il secondo aveva la moquette, la filodiffusione sempre sintonizzata sul canale di musica melodica o classica.
In pochi metri quadri poca merce ma elegante, una signora dagli abiti e dai modi curati apriva la porta, squadrava dalla testa ai piedi il cliente, ed era in grado di capire quali fossero le sue disponibilità economiche, altrimenti la frase ricorrente era “non credo ci sia niente che possa andarle bene, provi più avanti all’emporio”.
C’era sempre un buon profumo di mandorla e zucchero.
Negozio per benestanti dagli stipendi di giada e abiti sempre appena acquistati, così le scarpe che non toccavano terra ma solo moquette.
Il binomio _espresso MisterC. è vincente: più di una dozzina di gusti di caffè e un seducente testimonial.
Immagina una scena dove MisterC. in ritardo viene accolto nell’ atelier dalla commessa leggiadra, che poi gli porge la sporta mentre sussurra il suo nome e sorride.
Di cosa profuma quell’ambiente posso immaginarlo, di spezie oltre che di caffè, comunque profumerà di buono.
Un caffè che può accontentare tutti i palati, ogni caffè è adatto per un momento particolare della giornata, ollara perchè non acquistarlo?
Se ripenso che in Spagna i caffè non ci sono stati offerti ma li abbiamo pagati; a Praga non ci hanno consentito l’accesso al negozio perchè riservato solamente ai clienti con tessera,
ora con la mia personal card potrò avere libero accesso!
Ogni capsula un colore, ogni colore una miscela, ogni miscela ha la sua intensità che non sta ad indicare la forza del caffè ma la percezione al palato.
Ciumbia!
Dublino, terzo giorno di vacanza, al primo piano del centro commerciale un atelier ci aspetta per offrirci la nostra dose di eccellente caffeina quotidiana.
Siamo salvi dal ciofeca-caffè.
La foto dice tutto, e deduco che se all’ingresso c’è il valletto con cane, al primo piano ci sarà un atelier come quello che frequenta MisterC.;) !!
Si è proprio così, l’atmosfera è la stessa, i commessi indossano impeccabili abiti neri.
Aspettiamo il nostro turno fino a quando il commesso ci sorride e con lo sguardo ci invita ad avvicinarci al banco dove degustano i caffè, scegliamo l’aroma e sospiriamo appena il primo sorso dell’atteso nettare tocca le nostre papille ……. che goduria questo caffè.
Dopo l’estasi chiediamo di pagare le “consumazioni”, che ridere avrà pensato il commesso prima di dirci “it’s free” e continua a sorridere …….
Roma, domenica, centro commerciale, andiamo ad acquistare la scorta di capsule dai colori dell’arcobaleno, memore dell’esperienza Irlandese varco una delle due soglie dell’atelier.
Il design è lo stesso, colonne di compresse impilate che disegnano le pareti, le commesse in abito nero da mezza sera assistono diligentemente gli avventori.
Mi guardo intorno, nel frattempo il negozio si popola; scambio di sguardi per intenderci chi è in attesa di essere servito.
Chi ci precede ha terminato gli acquisti, ci avviciniamo al banco e subito la commessa ci blocca “vi chiamo io”, ho pensato che conoscesse anche il nome di mio marito oltre quello di MisterC.
.e qui casca l’asino, la signorina ci chiede qual’e il nostro numero, restiamo sorpresi e lei ci indica un aggeggio che spunta dal pavimento: l’eliminacoda!
Mi sarei aspettata una persona preposta a questo compito, come minimo.
Nooooooooooooo, noooooooooo, MisterC. diglielo tu a signor _espressso che nell’ateliersnob non si delega al numerino la gestiore dei clienti! è da peracottaro!
Allora dateci la Ferillona nostra, Italiana al cento per cento con la sua grassa risata e buttiamola in caciara, una bella chiocciola arancione che eroga numeretti e un cartello con la scritta “nun fà er furbo”!!