In Italia le dimissioni sono molto più spesso annunciate che effettive. Quelle della Polverini sono state gridate ai quattro venti, con tanto di conferenza stampa show e comparsate da professoressa di responsabilità nei salotti buoni della tv.
Ma, formalmente, le dimissioni del Governatore del Lazio non sono ancora arrivate. Si dice sia in costante contatto con il Ministro dell’Interno Cancellieri per studiare le tempistiche della nuova tornata elettorale, intanto il suo mandato va avanti e lei sdrammatizza: “Tanto giorno più, giorno meno”.
Nel frattempo, però, non è che si dedichi soltanto all’amministrazione ordinaria, come sarebbe giusto. Ad esempio, ha partecipato alla conferenza delle regioni e poi è stata ricevuta al Quirinale per presentare una proposta di taglio ai costi delle regioni. Proprio lei.
Poi ha convocato la sua giunta, ma non per i saluti finali. Anzi, ha nominato dieci nuovi direttori generali, pescando dal bacino del sindacato UGL di cui era dirigente, per ricompensare gli amici. Questi sono Giuliano Bologna all’Avvocatura regionale, Raffaele Marra per il personale, Guido Magrini per la programmazione econimca e sociale, Luca Fegatelli per il territorio, Ersilia Maffeo per il Turimo. E ancora Rosanna Bellotti, Raniero Vincenzo de Filippis, Roberto Ottavia e Maria Chiara Coletti.
Ma le manovre della Presidentessa della Regione Lazio non si fermano qui. Ufficialmente aspetta la ratifica dei tagli da parte del Consiglio, in realtà usa i suoi ultimi giorni da Governatore per regolare le faide interne. Con l’annuncio delle dimissioni, tra l’altro, ha evitato la discussione della mozione di sfiducia dell’Opposizione.
Il nome di facciata della prossima mossa è riforma degli assessori, la sostanza è un regolamento di conti interno con l’arcinemico della Polverini: il commissario europeo per l’Industria e vicepresidente della Commissione Europia Antonio Tajani, uomo fortissimo di Forza Italia nel Lazio.
Come sgarbo, la Polverini ritirerà le deleghe agli assessori vicino a Tajani, finiti nella giunta per via del pasticcio delle liste: Fabio Armeni assessore alle risorse umane, demanio e patrimonio, Angelo Birindelli alle politiche agricole, Marco Mattei all’ambiente e Stefano Zappalà al turismo.
Per loro, visto che erano neofiti e non si è arrivati ai due anni e mezzo di mandato, niente vitalizio. La legge regionale dice infatti che si ha diritto al vitalizio o dopo cinque anni, o dopo due anni e mezzo se vengono coperti di tasca propria i contributi per il periodo mancante.
Vitalizio che scatterà per tutti, Er Batman compreso visto che il traguardo dei due anni e mezzo arriverà a fine ottobre e, con le dimissioni diluite della Polverini e il successivo periodo di disbrigo degli affari correnti, l’attuale giunta rimarrà sicuramente in carica fino ad allora.
Fonte: Manifesto, La Stampa, Il Fatto Quotidiano