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In questo importante anime, la metamorfosi di strane divinità boschive chiamate tanuki in uomini è parte di una strategia di guerra. Dagli anni '60 in poi, lo sviluppo urbanistico di Tokyo è andato divorando tutto il verde circostante. A rimetterci, sono state proprio queste creature folkloristiche simili a procioni e dal comportamento di canidi, capaci talvolta di veri e propri prodigi. Alcuni di loro, in particolare, sarebbero in grado di trasformarsi. Per combattere ad armi pari, prendono perciò fattezze umane e mettono scompiglio nei vari cantieri edili, ma la strategia diversiva non ha successo nonostante l'intervento dei "patriarchi" e c'è già chi propone una lotta armata per salvare i propri spazi. I tentativi più convinti e partecipati sono, tuttavia, quelli di spaventare i cittadini di Tokyo con una incantevole e carnevalesca parata di mostri, che però si limita a divertire un po' tutti e ha esiti del tutto imprevisti per la comunità di tanuki. D'altra parte, si fa strada, suggerita da una volpe infida, anche un'altra possibilità: coloro che ne siano in grado possono trasformarsi definitivamente in uomini, rinunciando alla propria natura, e adattarsi a vivere nella città che sta soffocando il loro originario spazio vitale. I tanuki, che stanno perdendo terreno per vivere secondo la loro natura, dovranno faticare per tutta la vita in veste umana, secondo un modo di vita che non comprendono e del quale comunque riescono ad afferrare la potenza distruttiva.
Pom poko ha doppia anima: la voce fuori campo che racconta le vicende un po' grottesche alle quali assistiamo imprime al film un ritmo decisamente comico (e, almeno nel doppiaggio, ricorda un po' il tono ciarliero e bonaccione del narratore di Hazzard). Di contro, la storia è drammatica e, per molti aspetti, giunge a toccare nodi davvero tragici, quali quello della perdita prima e della rinuncia poi a se stessi. I tanuki non comprendono cosa ci sia dietro questa selvaggia espansione urbanistica, la vivono come forse noi affrontiamo il caos di un alveare o di un formicaio, senza attribuire agli abitanti di questo microcosmo in espansione una cattiva volontà o un tentativo di farci male. "Protetti dalla loro psiche", una psiche incredula e fragilissima, gli uomini si chiudono in un bozzolo. Eppure accade, accade tutto, a loro e ai tanuki.
Per questo, il circo buffo e innocuo che offrono le creature del bosco alla città di Tokyo, senz'altro il momento più estroso e spettacolare dell'anime, assume una coloritura suo malgrado malinconica, come un parco giochi rivisto malvolentieri da adulti. La forza straniante di un corteo delle meraviglie è degna del mago di Oz e di uguale potenza illusionistica (o per meglio dire lisergica). Così, quando i tanuki sembrano arrendersi e, se non possono avere la loro terra per come la conoscono, almeno provano a trasformarla per un attimo e vederla come la amano, ti si stringe il cuore. Ma il fatto è che in questa Tokyo metropolitana non c'è altro modo di vivere e in questo mondo cosmopolita non c'è posto che per gli esseri umani. L'unica possibilità è gareggiare in illusionismo con gli uomini, considerazione che getta una luce perlomeno sinistra sul nostro operato.
Pom poko è un film incantevole e smagliante sul piano visivo, ma è anche straordinariamente delicato, non vuole lusingare o accecare lo spettatore di smalti: non ci sono sbavature né fuochi d'artificio, l'anime di Takahata Isaho è un gioiello dell'illustrazione artistica, un'opera originale e stimolante. La consiglierei a tutti i bambini non ancora turbati dalle prime scosse preadolescenziali e agli adulti, purché innamorati della bellezza, che vogliano un po' vedersi come esseri umani, nient'altro che uomini, con gli occhi aperti e sognanti della fantasia.
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