>Pomigliano non si tocca!" title=">>Pomigliano non si tocca!" />
Le proteste continuano a Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli: ieri nuova mobilitazione dei lavoratori cassintegrati dello stabilimento FIAT. Essi si sono dati appuntamento fuori ai cancelli della fabbrica e hanno dato vita ad una protesta. C’ è stato prima un corteo con un blocco della circolazione delle automobili e poi l’assemblea di fronte ai cancelli della fabbrica.
La mobilitazione di ieri è la quarta in poche settimane: la situazione a Pomigliano si fa sempre più “bollente” per i tanti operai delusi, rimasti a casa senza lavorare, operai delusi dal fallimento dei piani di Marchionne e soprattutto dal fallimento del piano Fabbrica Italia.
Proteste un giorno a Piazza Primavera nel centro di Pomigliano, un altro giorno davanti alla sede del municipio, ieri di fronte ai cancelli della fabbrica.
Una protesta che ormai va avanti da tempo ma che si sta intensificando nelle ultime settimane: operai che un tempo lavoravano “a pieno regime” e che ora stanno a casa e non riescono a mandare avanti le famiglie “con la cassa integrazione”.
Pomigliano d’Arco è stata per decenni “la città degli operai della Fiat” nell’agro-nolano: ora con lo “sfacelo” totale della FIAT in Italia, Pomigliano è diventata, come Termini Imerese in Sicilia, una città di disoccupati e una città di proteste per i piani fallimentari di Marchionne.
Mentre in Serbia si lavora e si produce la 500L gli operai di Pomigliano “sono a casa” ad aspettare che questa situazione si sblocchi, una situazione che non accenna a migliorare anzi sembra peggiorare sempre più per il futuro prossimo.