Magazine Cultura

Pompei ed Ercolano al British Museum

Creato il 28 marzo 2013 da Se4 @londonse4

casadelbraccialedoroGrazie ad una stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei, al British Museum si inaugura una mostra straordinaria, che, attraverso oltre 250 oggetti, frutto di scavi antichi e recenti, molti dei quali, mai usciti dall’Italia, si propone di raccontare la vita quotidiana dei romani nel 79 d.C. A differenza di altre esposizioni, tutte incentrate sulla visione catastrofica dell’eruzione e delle morti senza scampo, il progetto espositivo del British Museum ricostruisce usi e costumi degli abitanti di Pompei ed Ercolano, prima che le loro vite fossero spazzate via e tutto rimanesse sepolto nell’oblio e nella cenere, per oltre 1600 anni. La mostra, corredata da materiali audiovisivi, ha carattere immersivo: si passa  dalla strada, con le botteghe, i termopoli e le osterie, ai magnifici ambienti di una domus, con l’atrio imponente, il cubiculum nascosto, l’arioso giardino, il tablinum e persino i servizi (culina e latrina). Gli oggetti sono disposti ad hoc e così veniamo a sapere che, nelle due cittadine, dove il 10% della popolazione, di discendenza greca o sannita, era composto da nobili, mentre la gran parte degli abitanti erano schiavi o liberti, la gente spesso si fermava a mangiare fuori casa, condendo il pasto con una salsa a base di avanzi di pesce fermentato (garum), tanto in voga come oggi il nostro ketchup, e venduta in speciali anforette, e pubblicizzata da panneli di mosaico. Chi si recava all’osteria, lo faceva per incontrarsi, bere, e giocare a dadi nel retrobottega. Spesso, i fumi dell’alcol infiammavano gli animi e si veniva alle mani, come ci dimostra il colorito affresco proveniente dal Thermopolium di Salvius. Le classi agiate, vivevano in case lussuose e spaziose. Molti degli oggetti in mostra, provengono dalla casa di Lucius Caecilius Iucundus, un banchiere. L’erma, di età augustea, ci riporta, in maniera veritiera ed espressiva, le fattezze dell’avo, con le rughe profonde, la verruca sul naso e lo sguardo furbo e inquisitivo. Dalla stessa casa, proviene anche un rilievo, che ci mostra come la città di Pompei fosse già stata gravemente danneggiata dal terremoto del 62 d.C. Nell’oscuro cubiculum, si possono ammirare gli affreschi erotici con cui l’argentarius Iucundus aveva abbellito il cortile e il tablinum della sua dimora. I romani non avevano tabù, il sesso faceva parte dei cicli naturali della terra e degli animali. Infatti, si adorava il dio Priapo, dal grande fallo, simbolo di fertilità, e ogni anno si celebravano i Lupercalia, in onore del dio Pan, anch’esso simbolo di fertilità, protettore di messi ed alimenti, che vediamo unirsi ad una capra in una raffinata scultura presente in mostra (e già oggetto di grande scalpore). Chi aveva le possibilità, passava il tempo circondato da suppellettili preziose. Specchi d’argento, fiale di vetro, spille per capelli in avorio, monili d’oro, recipienti in bronzo mirabilmente cesellati, vasellame pregiato. Dalla casa di Inachus e da quella delle Nozze d’Argento, provengono dei servizi, che, con le loro forme voluttuose ed eleganti, hanno conquistato anche le nostre tavole, in repliche neoclassiche e a seguire. Il vasellame d’argento, esposto al British Museum, comprende anche un bellissimo cantharus, decorato da centauri.  La filosofia dell’epoca era quella di stampo epicureo, per cui la felicità è piacere o assenza di dolore, e, poiché il tempo fugge e la morte è sempre in agguato, bisogna vivere il presente, confidando il meno possibile nel domani. Il motivo del carpe diem trapela lungo tutto il percorso espositivo. L’hortus è un luogo di ristoro e meditazione, e, la stanza adiacente al giardino è decorata con scene di vegetazione lussureggiante, all’interno della quale orioli gialli piluccano bacche, usignoli si nascondono tra le fronde, piccioni di bosco e gazze ladre svolazzano tra i rami. L’affresco, proveniente dalla Casa del Bracciale d’Oro, è una delle più straordinarie pitture murali del mondo antico, con i colori perfettamente conservati. Anche i graffiti murali citano , seguace dell’epicureismo. Si è trovato l’incipit del secondo libro del De Rerum Natura (Suave mari magno), ma il carpe diem assume anche significati più basilari, con la firma di amanti che si sono incontrati nella notte, o sulla panca del giardino (Ephaphroditus cum Thalia hac). Più in là, nella sala da pranzo, i commensali consumavano il banchetto circondati dal lusso, dai sapori esotici di datteri, miele e lingue di fenicottero, e dal ritratto ironico della morte, anch’essa tra gli invitati, in un mosaico bianco e nero,

Quella mattina d’estate del 79 d.C. la morte piombò rapida e impietosa su Pompei ed Ercolano. L’eruzione del Vesuvio si articolò in due fasi: la prima vide la caduta di pomici bianche e grigie; la seconda alternò la fuoriuscita di nubi ardenti e colate piroclastiche. Chi fuggì terrorizzato nell’oscurità soffocante di ceneri e gas, portò con se quello che ritenne più opportuno: l’incasso della giornata, i risparmi di una vita, le chiavi di casa, una lanterna, i ferri del mestiere, i gioielli più cari, l’immagine della dea Fortuna. Alcuni si dimenticarono di sciogliere il cane, altri pensarono di essere al sicuro nelle terme o nel cubiculum della propria casa. Molti, perirono prima di riuscire a mettersi in salvo, seppelliti da ceneri e tetti crollati, o inceneriti da gas bollenti. Nelle ultime sale, la morte è un grido pietrificato, e il gesso e la resina, fissando tuniche scomposte e membra piegate dall’ultimo spasmo, raccontano gli ultimi, terribili istanti di Pompei ed Ercolano.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :