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“Pondy”

Da Dharmabum

“Pondy”

Trichy, Tamil Nadu, India

Non ho mai capito questa mania degli indiani di cambiare il nome delle citta’ coloniali. In primo luogo erano belli: Calcutta, Madras, Bombay, Bangalore…sono tutti nomi che fanno sognare l’amante dell’Asia, ed erano decisamente migliori di quelli nuovi. Non si capisce poi perche’ hanno aspettato cinquant’anni per decidere che volevano dei nomi al 100% indiani per le loro citta’. Alla fine anche Pondicherry ha dovuto cedere e rinunciare al suo bel nome francese ma, come nel caso di altre citta’, non si e’ voluto esagerare nel cambiamento e ne e’ uscito un ibrido indo-europeo, Puducherry. In ogni caso per i locali non e’ cambiato molto, visto che per tutti questa citta’ era e continua ad essere “Pondy”.

Mi e’ sempre piaciuta, e ci sono sempre venuto molto volentieri. Molti dicono che non e’ la “vera” India, che ci sono troppi occidentali, e quindi non vale la pena di fermarsi, mentre invece secondo me e’ proprio questo strano mix tra India ed europa a renderla interessante. Tra l’altro contrariamente a cio’ che molti dicono non e’ affatto cara, anzi evitando i locali per turisti si spende forse anche meno che nel Tamil Nadu, e con un rapporto qualita’-prezzo in genere migliore.

Sicuramente e’ un posto fuori dai canoni delle citta’ dell’India del Sud, ma in realta’  e’ molto piu’ “indiana” di quanto si possa pensare, anche se indubbiamente si sente l’influenza lasciata dai francesi, molto di piu’ di quella lasciata dagli inglesi in altre citta’.

Una cosa che si nota subito passeggiando tra le strade di Pondy e’ che pur con la sporcizia e i mendicanti tipici dell’India e’ una citta’ dove il tenore di vita e’ decisamente superiore a quello di altre citta’ indiane di quelle dimensioni. Questo benessere e’ dovuto a vari fattori: quello piu’ determinante sono le tasse inferiori su varie merci, che permettono ai commercianti della citta’ di fare ottimi affari, considerando che invece il Tamil Nadu che la circonda ha una pressione fiscale molto maggiore. Poi c’e’ ovviamente il benessere generato dal turismo: a Pondy sanno cosa offrire ai turisti e ci sono molti stranieri ma anche moltissimi indiani. Ci sono turisti organizzati in giro per il sud dell’India, backpackers, occidentali new age in cerca di spiritualita’, francesi curiosi del loro passato coloniale, viaggiatori di lungo periodo che vogliono prendersi una breve pausa dall’India classica dei thali, dei chai e delle bettole. Tra gli indiani ci sono allegre famigliole in gita, coppie di fidanzati e di sposini, gruppi di amici, uomini d’affari e molti che vengono ad approfittare dei bassi prezzi dei bar e dei negozi di liquori. Il Tamil Nadu non e’ uno degli stati proibizionisti ma le tasse sull’alcool sono molto elevate, e in piu’ c’e’ da considerare che in molte zone e’ ancora considerato un tabu’, qualcosa che quasi tutti fanno ma della quale non bisogna parlare, un po’ come il sesso.

Un’altra cosa abbastanza evidente e’ lo stile di vita molto piu’ rilassato e moderno dei locali, in netto contrasto con quello molto tradizionalista dei tamil. Probabilmente questa e’ un po’ un’eredita’ lasciata dai nostri cugini d’oltralpe ma anche il frutto del buon lavoro fatto dagli insegnanti delle molte scuole cristiane della citta’.

Dal punto di vista strettamente turistico Pondy non ha in realta’ grandi attrazioni, cio’ che attira qui i turisti non sono templi meravigliosi o belle spiagge, ma l’atmosfera particolare che caratterizza la citta’, un bizzarro melting pot culturale condito da uno strano alone di spiritualita’.

“Pondy”

“Pondy”

La citta’ e’ divisa in due parti, quella francese e quella indiana, e farsi delle belle camminate tra le due zone e’ senza dubbio una delle cose piu’ interessanti da fare a Pondy. Passeggi nella classica strada indiana facendo uno slalom tra riscio’, mucche e donne-manovali che portano sulla testa i mattoni agli operai, respirando a pieni polmoni il solito mix di odori di spezie, di fogne e di frutta tropicale, poi in meno di cento metri ecco che ti trovi tra tranquilli viali alberati in lastricato, tra affascinanti case coloniali fatiscenti, chiese color pastello, ristoranti alla moda e negozi che potrebbero benissimo trovarsi in una qualsiasi citta’ europea. Molto piacevoli anche le passeggiate sul lungomare ( Goubert Avenue ), soprattutto la sera quando centinaia di turisti e di locali vanno a fare il classico “struscio”, come in molte citta’ di mare della Francia o dell’Italia.

“Pondy”

Se volete bervi un paio di birre o un cuba libre io consiglio di lasciar perdere i locali consigliati dalle guide, a meno che non siate interessati ad una bella vista sul mare. Andate senza indugi in uno degli scalcinati bar sulla Anna Salai, dove i locali la sera vanno a bere strani mix di birra strong e whisky oppure vari superalcolici con acqua fredda. Per me e’ sempre divertente vedere come bevono gli indiani, e’ chiaro che e’ qualcosa che non fa parte del loro dna, come invece e’ per noi europei. Per quanto riguarda i ristoranti c’e’ davvero l’imbarazzo della scelta, si puo’ trovare praticamente di tutto e per tutti i gusti, dal locale fighetto nel vecchio edificio coloniale al classico hotel indiano vegetariano, dal chiosco con kebab e patatine fritte alla pizzeria con il forno a legna. E ovviamente si puo’ anche comprare una baguette, del formaggio e gustarsi un europeissimo panino con una buona birra gelata.

“Pondy”

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La citta’ e’ legata indissolubilmente ai nomi di Sri Aurobindo e della “madre”, un guru indiano e la sua discepola prediletta, che nel tempo hanno creato attorno al proprio ashram una vera e propria comunita’ di cercatori, e iniziato un ardito progetto che poi e’ diventato Auroville. Questa citta’ e’ uno strano esperimento di convivenza pacifica tra persone provenienti da molti paesi, di varia estrazione sociale e appartenenti a tutte le religioni. A me e’ sempre sembrata una specie di strana setta, e non ho mai capito bene se il vero scopo della comunita’ e’ emanciparsi spiritualmente o vivere in un modo alternativo facendo buoni affari grazie al marchio di Auroville.

In ogni caso contrariamente a quello che molti pensano ad Auroville non c’e’ nulla di turistico e non ha molto senso andarci a meno che non si conosca qualcuno che ci vive. L’unica cosa vagamente interessante e’ il bizzarro matrimandir, una specie di tempio futuristico che sembra un’enorme pallina da golf. Anni fa andai a fare un’ora di meditazione all’interno e debbo ammettere che fu un’esperienza assolutamente “illuminante”. Per poter entrare pero’ credo che serva un’autorizzazione dall’ashram a Pondy.

 


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