Il 1400 è conosciuto nella storia come il periodo dell’Umanesimo, un movimento ideologico-culturale che nasce con la tendenza del poeta Francesco Petrarca verso la riscoperta della purezza dei classici e si dirama in tutti i campi della cultura, dalla letteratura all’arte. Il rifiorire degli studia humanitatis e del nuovo ruolo della filologia scientifica attiva colpisce molto la Napoli del ‘400, che in questo periodo dà vita alle maggiori accademie e opere letterarie. L’accademia è un’istituzione culturale che nasce proprio nell’Umanesimo insieme ad una maggior consapevolezza della capacità dell’intelletto umano e della conoscenza più elevata delle scienze.
Nel 1458 l’accademia pontaniana, la più antica d’Italia, viene fondata da Antonio Beccadelli meglio conosciuto come il Panormita, autore di un’opera molto licenziosa che fu subito accusata e nascosta. Il vero e proprio lavoro dell’accademia nasce sotto la direzione di Giovanni Pontano, letterato e organizzatore delle diverse riunioni e banchetti durante i quali venivano declamati ad alta voce versi latini. Tantissimi sono gli intellettuali napoletani che partecipano alle riunioni discutendo sulla filosofia, l’arte e la letteratura. Tra questi vi è anche Jacopo Sannazaro, autore dell’Arcadia, che a sua volta divenne poi il direttore e Masuccio Salernitano. La parabola storica della letteratura napoletana si sottoscrive nel periodo aragonese tra il 1442 e il 1502. La produzione letteraria è estremamente legata all’esistenza della corte regia, non a caso i maggiori letterati prima citati svolgevano in qualche modo ruoli di funzionari del sovrano stesso. Alla caduta del governo aragonese e l’instaurazione stabile del regime spagnolo segnò un netto calo della produzione di opere artistiche in volgare.
Giovanni Pontano rappresenta con la sua opera più famosa, il “De amore coniugali”, una vera e propria innovazione per la lirica amorosa italiana. Difatti, prima di Pontano, tutti i poeti hanno sempre elogiato l’amore per un’amante, per una donna che usualmente era già sposata, l’autore in questione appare come il primo che canta l’amore per sua moglie! Particolari sono anche le “Nenie”, ovvero ninna nanne scritte per cullare i figli. Masuccio Salernitano invece con il suo Novellino si pone come successore del grande Giovanni Boccaccio, ma presto il suo libro a causa dell’eccessiva vivacità espressiva riguardo determinate questioni religiose, viene inserito e censurato nell’Indice dei libri proibiti.
Il grande poeta napoletano che già nel Quattrocento riscosse un immediato successo, Jacopo Sannazaro, compone un prosimetro di dodici egloghe alternate ad altrettante prose conosciuto sotto il nome “Arcadia”. Quest’opera famosissima narra del giovane Azio Sincero (pseudonimo dello stesso poeta), che dopo una delusione amorosa decide di viaggiare nella famosa regione greca dell’Arcadia per dimenticare le sue sofferenze. Tuttavia l’atmosfera del luogo rilassante, ma malinconica e funerea (rappresentazione metaforica delle gioie e delle angosce della vita di corte) causa nel giovane un brutto sogno che lo costringe a ritornare a Napoli. Il suo viaggio si svolge nelle viscere della terra tramite un tunnel che lo condurrà al di sotto del Vesuvio.
La Napoli umanistica rappresentava dunque un polo di estrema importanza a livello letterario e culturale grazie alla presenza di tantissimi autori che hanno reso celebre la nostra città, descrivendola realisticamente anche se trasferita in atmosfere mitiche e lontane come quella dell’Arcadia.
Questo articolo fa parte della rubrica “I figli illustri di Napoli“.