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Porcellate

Creato il 12 febbraio 2013 da Lundici @lundici_it

Ovvero: come la legge elettorale vigente in Italia fa carne di porco degli elementari diritti democratici di voto dei cittadini.

Porcellate

Roberto Calderoli (Bergamo, 18 aprile 1956), politico e medico ospedaliero, laureatosi in medicina, specializzazione in chirurgia maxillo-facciale.
E’ tra i firmatari dell’attuale legge elettorale, da egli stesso definita “una porcata” e conosciuta anche come “il porcellum”

Quel grande statista/dentista del Calderöl ci aveva pensato bene in quei lontani anni quando ideò la legge elettorale con cui si voterà. Queste tribú, nella jungla del Parlamento, a seconda del vento, tessono e rompono accordi fra loro. Fare casino, sparigliare, complicare il metodo di elezione dei 630 deputati e dei 315 senatori.

Analizziamo dapprima su cosa si basa “il porcellum”. Tutto ruota attorno a due concetti tecnicamente neutri: il premio di maggioranza e gli sbarramenti. Questi stratagemmi sono in vigore in molti paesi dove la legge elettorale si ispira al modello proporzionale, ovvero ogni partito vince tanti seggi in proporzione diretta con i voti ottenuti alle elezioni.

Si può azzardare e dire che in realtà sono stratagemmi obbligatori per garantire la stabilità degli organismi eletti con metodo proporzionale, visto che la tendenza generale è quella di ritrovarsi con vari manipoli di eletti appartenenti a diversi partiti in conflitto piú o meno aperto fra loro, che governavano piú o meno assieme (meno i dannati del PCI) facendo a turno per eleggere le piú alte cariche dello stato.

Questo quello che succedeva in Italia fino al 1992, e risultava in governi sempre sotto il ricatto delle tribú parlamentari sempre pronte ad agguati (franchi tiratori) che duravano in media un anno. Le istituzioni erano in realtà in mano alla burocrazia dei partiti che tendevano a perpetuarsi impedendo attraverso alleanze variabili e sbilenche il perpetuarsi della partitocrazia. Il cittadino esprimeva la sua preferenza e i legislatori tenevano conto anche delle piú minoritarie preferenze e voglie. Forse per questo si arrivò ad avere una pornostar eletta in parlamento nel 1987.

Dopo tangentopoli, questo sistema “partitocratico” venne spazzato via dal referendum (Segni, uno finito poi male) che introduceva il sistema uninominale (corretto) di elezione dei parlamentari, come in UK e Stati Uniti, notoriamente paesi molto pratici. In questi paesi si divide il territorio in circoscrizioni, dove si elegge un rappresentante. Chi vince vince, chi perde nisba, e i rappresentanti dei partiti che possono per esempio contare sul 10% dei voti possono essere esclusi dal parlamente perchè ci sarà sempre un partito nella circoscrizione che ha piú voti.

Il risultato di questo marchingegno “barbaro” sono parlamenti con maggioranze consolidate e omogenee, e governi stabili, con forte potere decisionale e con grande responsabilità. Ciliegina sulla torta per questi sistemi è la possibilità di spazzare via politici e governi ad ogni elezione, cambiando radicalmente la politica di un paese, nel caso che l’elettorato non sia contento. Tutto bello, facciamolo anche noi? Probabilmente sí, e infatti avevamo una legge di quel tipo che produsse governi forti (per esempio il governo Berlusconi dal 2001 al 2006).

Ma c’è un ma. Tutta questa stabilità viene a scapito della democrazia, della rappresentatività. Come spiegato, ci potrebbero essere un 10%, ma anche molti di piú, di cittadini che scelgono un’idea, un partito che dopo lo spoglio non avrà rappresentanti eletti. “That’s life!”, si dice dove si usa l’uninominale.

E torniamo all’inizio. Nelle leggi a base proporzionale, si diceva, vengono introdotti uno sbarramento, che esclude dalla ripartizione proporzionale i partiti che non ottengono a livello nazionale una percentuale fissata, e il premio di maggioranza, che in sostanza dice che la ripartizione dei seggi non avverrà in maniera puramente proporzionale fra i partiti che hanno superato la soglia di sbarramento, ma che invece il partito piú votato avrà la maggioranza dei seggi in palio, e agli altri, proporzionalmente, quelli avanzati. In teoria, un giusto “balance” fra gli estremi di due sistemi, proporzionale e uninominale secco.

Il capolavoro del dentista/statista fu quello di mischiare proporzionale, sbarramenti, premi di maggioranza e il cruciale fatto che in Italia ci sono due istituzioni legislative sostanzialmente equivalenti, la Camera dei deputati e il Senato, per ottenere una legge elettorale con cui è difficile  ottenere una maggioranza coesa e con i numeri per governare e, allo stesso tempo, riuscire a proteggere i diritti di rappresentanza dei partiti cosiddetti “minori”.

Cosa fece il Calderöl: per la Camera dei deputati, niente di strano. La coalizione che ottiene piú voti a livello nazionale (sommando tutti i partiti che si sono dichiarati amici e che hanno fatto campagna elettorale “amichevolmente”) ottiene il 55% dei seggi anche se non ha il 55% dei voti. Premio di maggioranza, si diceva. Quindi alla Camera dovrà e saprà governare senza intoppi. E ne risponderà senza scuse dopo 5 anni. Per quanto riguarda lo sbarramento, alla Camera sono ammessi solo i partiti che superano i 4% su base nazionale e le coalizioni che superino il 10%. Niente piú partitini forti solo in poche zone, ovvero espressione solo di interessi politici locali.

Al Senato, invece, il premio di maggioranza e gli sbarramenti sono definiti su base regionale. Ovvero, ogni regione è come se eleggesse un pezzo di Senato, con gli stessi meccanismi sopra esposti: premio di maggioranza del 55%, sbarramenti però piú alti, con i partiti e le coalizioni che devono superare rispettivamente l’8% e il 20% per avere diritto a spartirsi la torta dei senatori di una data regione.

TotoSenato

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E quindi via al dibbbattito (con tre bbb)! Ha senso votare per qualcuno che mi convince di piú ma che sicuramente non arriverà mai a Roma? Ovvero: già posso votare solo ogni 5 anni, voglio essere sicuro che la mia opinione sia ascoltata. Inoltre poi, con il mio voto, orrore! Faccio rimanere indietro la coalizione piú grande a me affine che perde contro quelli che proprio non voglio vedere eletti!

Ai posteri l’ardua sentenza.

P.S. A margine di questa raffazzonato e impreciso riassunto, l’Undici e totosenato.it vi forniscono  uno strumento per fare simulazioni e calcoli da soli, per testare le conseguenze dei vari risultati elettorali, calcolando il numero dei senatori eletti date le percentuali di voto, che vi potete inventare e cambiare a piacimento.

 


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