Magazine Società

Porcellum o referendum? Sfatiamo il mito secondo il quale la legge Calderoli è una pessima legge elettorale

Creato il 02 ottobre 2011 da Iljester

Porcellum o referendum? Sfatiamo il mito secondo il quale la legge Calderoli è una pessima legge elettorale

Ricordiamo tutti il Mattarellum. Un pasticcio non migliore (e per certi versi peggiore) del Porcellum, perché con quella norma si intese introdurre (in modo piuttosto caotico) il principio maggioritario, senza rinunciare al meccanismo proporzionale di ripartizione dei seggi. Un ibrido in cui esisteva il maggioritario a turno unico (relativo alla ripartizione del 75% dei seggi parlamentari) e il proporzionale (per il rimanente 25% dei seggi assegnati), calcolato attraverso un complicato meccanismo per il Senato (detto meccanismo di «scorporo») e con assegnazione proporzionale a liste bloccate e sbarramento del 4% per quanto riguarda la Camera. Un casino che solo in Italia poteva essere concepito, visto che riuniva in sé tre diverse modalità di ripartizione dei seggi: quota maggioritaria di Camera e Senato, quota proporzionale alla Camera, recupero proporzionale al Senato.
Un sistema disegnato dalla sinistra di governo di allora che avrebbe dovuto garantire proprio la prevalenza delle sinistre nelle future competizioni elettorali, o comunque la non prevalenza della destra, con conseguente e perenne instabilità dei governi, in balia delle note maggioranze variabili, già operative nei decenni precedenti. Non a caso, il sistema, tra le altre cose: A) disattese la volontà del referendum del 1993, che decise per il sistema maggioritario puro, e non certo per il meccanismo introdotto con le leggi n. 276 e 277 del 1993. B) impedì la preferenza per la parte proporzionale; di fatto la scelta dell’eletto era determinata dalla graduatoria di partito. Sostenere pertanto oggi che il Porcellum ha introdotto tale iniquità, è falso, visto che era già prevista per la quota proporzionale nel Mattarellum, di matrice sinistra. C) favorì il noto ribaltone del 1994, quando Berlusconi fu costretto a dare le dimissioni, e la maggioranza mutò a favore di chi le elezioni del 1994 le perse (il centrosinistra con l’allora Presidente Scalfaro al Quirinale).
Il sistema sopravvisse fino al 2005, quando il secondo Governo Berlusconi, nella persona dell’allora ministro Calderoli, varò il cosiddetto Porcellum. Una legge tutt’ora in vigore che presenta diversi pregi e un solo grande e determinante difetto. Ma parliamo dei pregi.
Sistema proporzionale. In passato ritenevo il maggioritario il sistema migliore per scegliere i nostri rappresentanti politici. È il più semplice e il più immediato, ma anche il meno rappresentativo, perché il maggioritario – nelle sue diverse espressioni – tende a sovradimensionare i partiti più grossi e a escludere le minoranze dal sistema rappresentativo. Questo risultato se può essere vantaggioso da una parte (minore affollamento del panorama politico, maggiore omogeneità delle forze politiche, e maggiore semplicità nell’assegnazione dei seggi), è svantaggioso dall’altra, perché impedisce la piena partecipazione del popolo alle scelte politiche, incentivando l’astensionismo nel caso di forze politiche o candidati non graditi.
Premio di maggioranza. Per la Camera viene garantito un minimo di 340 seggi alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa dei voti (il 45%). In Senato, il premio di maggioranza è invece garantito su base regionale. Il meccanismo garantisce la governabilità dinanzi al criterio proporzionale. Impedisce dunque la dispersione dei voti e i risultati elettorali troppo equilibrati, maggiore causa dei governi fragili e sottoposti a ricatto da parte delle minoranze (anche interne alla coalizione vincente). Il premio di maggioranza, d’altra parte, ha un suo senso proprio nelle democrazie parlamentari (come la nostra). Sarebbe invece inutile e persino dannoso nelle democrazie presidenziali (dove il Governo è scelto dal popolo e non è espressione della maggioranza parlamentare).
Programma elettorale e indicazione del leader politico. La legge prevede l’obbligo, contestualmente alla presentazione dei simboli elettorali, per ciascuna forza politica di depositare il proprio programma e di indicare il proprio leader di riferimento. Il vantaggio è che i cittadini conoscono in anticipo il programma elettorale e possono scegliere con consapevolezza la lista più idonea a rappresentarli. E sanno in anticipo chi li governerà, escludendosi di fatto i giochi di palazzo e le maggioranze variabili.

di Martino © 2011 Il Jester 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :