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Un maiale che vola un idrovolante solcando i cieli d'Italia? Solo Miyazaki poteva pensarlo! Nella sua seconda regia allo studio Ghibli, l'animatore accantona per il momento maghi e creature fantastiche per una storia che, porco a parte, è reale e ambientata negli anni dell'ascesa del fascismo.Protagonista è appunto Marco Pagot, un aviatore che per un sortilegio inspiegabile si è ritrovato trasformato in suino e che, nonostante una buona dose di egoismo e pigrizia riesce a portare a compimento imprese di salvataggio sensazionali. Proprio per questo, oltre che per il suo aspetto, non è ben visto né dai gerarchi al potere né dai suoi colleghi dell'aeronautica né tanto meno dai pirati dell'aria che depredano le navi turistiche di passaggio. Proprio quest'ultimi mettono alle sue calcagna il cascamorto Donald Curtis, che cerca di sconfiggerlo in un duello aereo, ma a risentirne è solo il vecchio monoposto rosso fuoco di Pagot. Costretto ad entrare di nascosto a Milano per le riparazioni, la realtà della guerra si presenta in tutte le sue conseguenze, con le donne a capo dell'impresa di riparazione locale coordinate da una giovane ma tenace Fio. La sfida con Curtis è però solo rimandata, e ora la posta in palio si fa più alta perché la stessa Fio, una meccanica donna invaghitasi di Pagot che lo ha seguito per testare le sue riparazioni, si è messa in gioco...Proprio con lo scontro finale, adrenalinico quanto basta ma intriso nell'ironia della sua conclusione, Miyazaki risolleva un film che non ha la stessa dolcezza di Totoro né l'incantamento dei successivi lungometraggi (Il castello errante di Howl e Ponyo su tutti) forse più per scelte di trama che di realizzazione. La misteriosa storia di Pagot e il suo amore complicato e combattuto con Gina (cantante e ex del suo compagno d'armi deceduto) sembrano infatti passare in secondo piano per lasciare posto all'azione ma meriterebbero più approfondimento, come avviene infatti nella seconda parte. Porco rosso è quindi un film in equilibrio precario, un tentativo riuscito solo in parte dello studio Ghibli di uscire dal suo territorio della tradizione locale ma che riesce ad ogni modo ad emozionare e, soprattutto, a divertire grazie ad un protagonista così diverso e così speciale, ricco di contraddizioni ed ironia!
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