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Porka Troika Party. I numeri della crisi italiana

Creato il 14 marzo 2014 da Mirella
Ci si chiede come mai l'Europa, con il mastino Olli Rehn, non perde d'occhio i nostri conti? Non deve stupirci. Il fatto è che “restiamo una bomba innescata nel cuore dell’Europa, perché con un rapporto debito/Pil del 133% e uno stock di debito di queste dimensioni (ndr, 2075 miliardi di euro), l’Italia ha il potenziale, se dovesse accaderle qualcosa di male, di portarsi dietro tutto il continente.” Che gli altri si preoccupino, è fisiologico.
La spesa pubblica era al 46% del PIL nell'era del centrosinistra '96-2001. Con il governo Berlusconi è salita al 53% del PIL. La famosa o famigerata Spending Review nasce da qui: tenere a freno una spesa pubblica aumentata "senza controllo" nell'ultimo decennio, un periodo di decrescita.
- "Nel periodo 1994-2001 la crescita complessiva dell’eurozona è stata pari al 20,3 per cento. L’Italia, nello stesso periodo, ha messo insieme un aumento complessivo del Pil pari al 16,5 per cento". Ma "nel periodo 2002-2013 la crescita complessiva dell’eurozona è pari al 10,1 per cento (metà di quella precedente)" scrive Giuseppe Turani nei suoi magnifici editoriali su La Nazione. Ma "la crescita complessiva dell’Italia è uguale a meno 1,9 per cento." "Il che significa che si è rotto qualcosa dentro la società italiana". 
- Secondo l'ultimo Rapporto Istat la pressione fiscale è oltre il 44%, con una famiglia su quattro disagiata.
- In Botswana, in Perù, a Tonga è più facile fare impresa che in Italia (65sima su 189, secondo Banca mondiale).
- Gli italiani preferiscono puntare il dito contro la Germania. Contro Bruxelles. Contro la Troika, invece di ammettere i guai sono originati dal "fattore interno". No, non c'è un Fattore K. Ma ci sono cause endogene: squilibri, privilegi, corruzione, mancanza di competitività, scarsa meritocrazia... Uno Stato elefantiaco come il nostro, più privatizza, meglio è.
"In almeno mezza Italia la sanità non teme concorrenti e è forse la migliore e la più completa del mondo. Ma ci sono anche sprechi a non finire."
"Fisco, lavoro e giustizia civile. Tuti e tre questi settori oggi sono una specie di caos organizzato. Le multinazionali straniere non vengono e le nostre aziende soffrono".

- In Italia ci sono 5 Regioni (fra cui Lombardia e Toscana) ad alto tasso d'imprenditorialità, con il record d'imprese per chilometroquadrato. Ci sono 3-4 mila aziende che sono le volpi dell'export e mettono perfino i bastoni fra le ruote a Cina e Germania, in alcuni settori. "Nella meccanica non elettronica (dati Edison-Gea) il nostro attivo commerciale è di 16,4 miliardi e, cosa forse difficile da credere, siamo i terzi esportatori dopo Germania e Giappone. Nei prodotti in ferro e acciaio il nostro attivo commerciale è di 3,5 miliardi di euro e siamo secondi dopo la Cina" (Giuseppe Turani). Che dire? Basterebbe smettere di umiliare il tessuto prouttivo per tornare a crescere.
"La domanda interna nel 2013 (rispetto al 2012) è diminuita del 2,6 per cento. Gli italiani, cioè, hanno chiesto il 2,6 per cento di beni in meno. Nello stesso periodo la domanda estera è cresciuta dell’1,1 per cento".
- Nel 2013 in Italia hanno chiuso i battenti 40 aziende al giorno.
- Wef: Sulla parità di genere, l'Italia è al 71esimo posto dopo la Cina.
- L'Italia ha un economia digitale al 3%del PIL ma l'Inghilterra vola oltre il 7%. I ritardi italiani nella banda larga e nell'Agenda digitale, sono stranoti: come dimostra la fatturazione elettronica voluta da Francesco Caio, l'Agenda digitale è la vera riforma strutturale per tagliare gli sprechi.
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- Perché no la Patrimoniale?
1) Un "botta da 500 o 600 miliardi" non fa ripartire., ma piegherebbe l'Italia "in ginocchio per almeno altri dieci o quindici anni".
2) "Gli italiani già non ci credevano 70 anni fa. Non si vede proprio perché debbano crederci oggi, nonostante l’arrivo di Demolition Man a Palazzo Chigi".
3) Ormai è troppo tardi: i grandi sono già fuggiti.
- Perché rimanere nell'Euro? Fatevi la domanda opposta: "Chi ci guadagnò con la svalutazione del 1992? Gli industriali veneti e George Soros. Chi ci rimise? L'export italiano. Le famiglie. I lavoratori.
- In Italia stano entrando capitali esteri come non avveniva dal 1996. Sono i famosi capitali in fuga dagli emergenti verso i Piigs e i Paesi della periferia (i Paesi "in saldo"). Se i Piigs metteranno le ali e "torneranno a volare", è grazie ai 24 miliardi di dollari investiti nelle Borse ed azioni europee. Se l'Italia recupera in competitività, otterrà una fetta della torta. La staffetta nasce anche da questa urgenza di accelerare sul fronte riforme.
La realtà raccontata da "Fighting the wrong enemy" (letteralmente "Combattendo il nemico sbagliato):122 pagine diffuse da Mediobanca security, datate 15 ottobre 2013, firmato da Antonio Guglielmi, capo dei ricercatori dell' istituzione creditizia italiana, in cui spiega come le banche italiane si stiano preparando a quello che viene definito come un "Armageddon" dell'economia italiana, un vero e proprio "collasso".
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Pier Carlo Padoan, 64 anni, non sarà un ministro dell'Economia che va a battere pugni, con promesse fantozziane. Ma un pragmatico riformista, uno studioso OCSE, uno che può dialogare con quel mastino di Olli Rehn. Si potrà ottenere flessibilità solo se si faranno prima le riforme richieste dalla Commissione.
Padoan è pro liberalizzazioni dei servizi pubblici: vuole aumentare concorrenza nei settori dei servizi e dell’energia. Ma soprattutto aumentare la competitività. Già sostenitore della lotta alla corruzione, è a favore di una maggiore flessibilità (sia in entrata che in uscita) nel mercato del lavoro. Padoan pensa che la tassazione vada diminuita su lavoro e investimenti (anche con deciso taglio a i sussidi). Ma i tagli di tasse devono essere sempre accompagnati da tagli della spesa: "nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma" dicono i chimici.
PierCarloPadoan, già capo economista e vicedirettore Ocse, esperienza al FMI, ex consigliere economico nei governi D'Alema e Amato, spera nel varo di un vero e proprio mercato transatlantico, Europa-USA, per far fronte al rallentamento dei Brics. Vuole semplificare la PA nazionale e locale e la giustizia amministrativa; tagliare le tasse su imprese e lavoro, grazie a tagli di spesa. Ritiene che il sistema educativo debba acquistare efficienza, diventando più orientato al mondo del lavoro. Auspica un sistema di ricerca e innovazione integrato nel sistema europeo e globale.
L'Italia è stata ipnotizzata almeno due volte in 150 anni. Tutte le volte è finita in un disastro. Ecco speriamo che questa volta si facciano riforme, senza grandi salti nel vuoto.
"L'Italia è una macchina lanciata ad alta velocità, ma che va col freno a mano tirato" ha dichiarato Pier Carlo Padoan. 
- Come faceva a sapere UBS che Matteo Renzi avrebbe preso il posto di Letta a gennaio 2014?
http://vecchiefarabrutte.blogspot.it/2014/02/come-faceva-sapere-ubs-che-matteo-renzi.html


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