"Ero al bar con gli amici. Faceva freddo, ma era una bella giornata. Ci infilammo tutti sotto un camion grande che era parcheggiato li vicino."
"Stavo lavando le scale di casa. Avevo appena cominciato, il secchio cadde e l'acqua si rovesciò su tutta la scalinata. Sono scesa piano cercando di non scivolare e sono uscita in strada"
Era il 23 Novembre 1980.
Era il terremoto che rase al suolo l'Irpinia e i miei genitori ancora non si conoscevano.La scossa si sentì forte fino a Foggia e per giorni in molti dormirono in macchina e per strada sfidando il freddo dell'inverno.
L'Irpinia era un campo di battaglia, la natura si era ribellata e l'uomo aveva perso.Quasi 3.000 morti, 280.000 gli sfollati.I soccorsi arrivano tardi, lo Stato si lavò la coscienza inventandosi i contributi per il rilancio economico.
In un paese in particolare, i morti non furono tantissimi, ma quasi tutti bambini rimasti sepolti nel crollo di una chiesa. Qui venne a pregare per loro, Giovanni Paolo II. Qui Ferrero sceglie di far sorgere la sua fabbrica di merendine. Siamo a Balvano e qui per la prima volta la Ferrero apre le sue porte al pubblico.
Comincia così la nostra #missionemerenda.
Dopo aver attraversato il tavoliere in treno arrivo a Potenza. Ad aspettarmi in stazione c'è Antonio, un ragazzo alto, stretto in un completo scuro con la cravatta che gli scende dritta sul petto. è l'autista dell'hotel ed è venuto a prendermi. Più mi avvicino e più mi accorgo che è davvero alto. Mi prende la borsa e dopo avermi fatto salire su una Mercedes grigio scuro, comincia a guidare per le strade di una Potenza scura e umida che brilla alla luce delle insegne colorate e dei lampioni che scorrono veloci lungo la strada.
Non sono mai stata a Potenza e mentre lo dico Antonio mi spiega che qui c'è la scala mobile più lunga d'europa che collega Potenza inferiore al centro storico, che il trasporto pubblico è tutto gratuito e che sta nascendo un grande polo universitario. Gli chiedo del volo dell'angelo, se è davvero così pauroso come dicono e dei percorsi natura tra le rapide. In poco tempo il mio autista alto e anche discretamente carino si trasforma in una guida turistica pro Basilicata, mi segna su un post-it alcuni dei posti più belli da visitare e le feste tradizionali da non perdere, tipo quella della "chiena dell'acqua" che si tiene ogni anno ad Agosto a Campagna.
Sono la prima ad arrivare in Hotel, è scopro subito che il concetto di hotel in certi casi è davvero riduttivo. La mia stanza è la n° 2208 e il tempo medio per arrivarci è di circa 10minuti passando per 3 ascensori ed altrettanti corridoi. Entro, infilo la scheda per la corrente e mi tolgo le scarpe, le lascio davanti alla porta, vado in perlustrazione, apro il frigo-bar e tra mini bottiglie di amaro, birra e acqua prendo uno coca che si chiama Stefania e un pacchetto di arachidi sottovuoto. Mi sdraio a letto, mangio arachidi, bevo coca e aspetto che arrivino gli altri.
L'ora della cena è passata da un po', esco per raggiungere la hall e ovviamente mi perdo. Seguendo i cartelli Uscita che dalla mia stanza avrebbero dovuto portarmi nella hall dell'albergo, mi ritrovo fuori, nel parcheggio, al buio e fa pure freddo. Vedo una cameriera, uscire da un altro ingresso, la raggiungo e mi spiega la strada. Quando finalmente esco da questo labirinto chiamato hotel, nella hall hanno già tutti bevuto l'aperitivo. Sono fortemente imbarazzata ma per fortuna qualcuno mi mette in mano un prosecco. Conosco Laura, Cecilia, Federica ed Alessandra mentre aspettiamo Barbara, anche lei dispersa nei corridoi, per andare a cena.
Un tavolo grande, tante donne, anzi tutte donne, tranne uno. Chiacchiere, vino e buon cibo. Poi la stanchezza del viaggio si fa sentire e ognuno risale la sua scala.
Appuntamento alle 08:30 per il brief. Mi sveglio presto, troppo presto e decido di restare a letto ancora un po'. Faccio tardi.
Missione merenda nasce da un focus di ricerca che l'ADEPI ha cominciato lo scorso anno sulle abitudini alimentari dei bambini a merenda. da questo è nato il sito merendineitaliane.it ed interpellando le mamme, tra i vari aspetti trattati è venuta fuori la curiosità di sapere come vengono fatte le merendine e di poterne conoscere il processo di produzione industriale, direttamente presso le principale aziende produttrici. Barilla. Ferrero.
Finito il Brief, la mia necessità di caffeina è alle stelle. Brutalmente scopro però che tutti gli altri hanno già fatto colazione e che il brief era alle 8:30 ma la colazione andava fatta prima. Uccidetemi. Mi consolo solo dopo, scoprendo che non sono l'unica tonta della situazione e così con Alessandra ci concediamo un caffè mentre gli altri sono già tutti sul pullman.
Lo stabilimento Ferrero di Balvano nasce ai piedi si una grossa montagna che lo sovrasta. Scesi dal pullman si viene inondati dal profumo di merendine che monopolizza l'aria e apre lo stomaco (sopratutto il mio, vuoto).
Accompagnati dal direttore dello stabilimento facciamo un piccolo tour esterno dell'azienda, ma il tempo minaccia pioggia e torniamo subito dentro. Attraversando lo spiazzo che dall'ingresso porta agli uffici, noto un piccola cappella in pietra, dentro, la madonna di Lourdes circondata da fiori freschi. è tipico qui nel sud affidarsi sempre a qualcuno.
In una piccola stanza di un azienda che non ha mai aperto le sue porte al pubblico, c'è tutto quello che può servire per darci il benvenuto. Le merendine in bella mostra, le farciture fresche appena fatte, pronte da assaggiare.
Il direttore visibilmente impacciato, dopo averci dato il benvenuto, lascia parlare un video al posto suo. Scopro così che la Ferrero di Balvano conta circa 1500 operai. Che è l'unica azienda specializzata nella produzione della linea di merendine. Che ogni giorno vengono prodotti 5000 pezzi e che con la produzione annua si potrebbero coprire 830 campi di calcio. Nel 2009 la Ferrero vince il premio come "azienda con la migliore reputazione al mondo" e i suoi prodotti, frutto di un processo di produzione lungo e complesso, sono difficili da riprodurre e contraffare.
Indossiamo camici e cappellini igienici ed entriamo in fabbrica. Il nostro cicerone è Vito un tecnologo alimentare grosso e corpulento, non molto alto, con i capelli radi, il volto pigmentato di rosso e uno strano sorriso a denti stretti. A tratti lo sostiene Patrizio il responsabile qualità dell'azienda dalla parlata tecnica e il movimento delle mani tipico di chi ce la mette tutta a farti capire quello che sta dicendo.
Le merendine Ferrero sono lievitate naturalmente. No, non è solo uno slogan pubblicitario. Il pan di spagna delle merendine segue un processo di lievitazione che dura 5 ore, la lavorazione segue un ciclo ininterrotto di impasto, lievitazione, stenditura, nuova lievitazione e poi cottura. Praticamente quello che che ogni persona fa con un prodotto da forno, sia esso, pane, pizza o pan di spagna. Niente teglie in questo caso, ma un solo grande ed ininterrotto nastro di impasto lungo 1,2 km.
Passando da una postazione all'altra dello stabilimento non posso non notare la pulizia generale dalle macchine e delle aree di lavoro, ma sopratutto le cartelline gialle vicino ai PC con su scritto ISO 9001. Avendo studiato un po' di economia so cosa significa e la mia fiducia in Ferrero sale un gradino in più.
Dall'area impasto e cottura passiamo alla camera bianca, l'area in cui le merendine vengono farcite e confezionate e dove l'ambiente è micro-controllato. Alla camera bianca ci arriviamo passando dall'area relax dei dipendenti e come in ogni azienda che si rispetti ci sono i distributori di bibite e snack, un occhiata veloce e nessuna traccia della concorrenza neanche nei distributore.
Pensano davvero a tutto questi della ferrero.
Nella camera bianca il pan di spagna appena cotto viene suddiviso, farcito e poi porzionato nella classica forma della merendina. Una signora controlla a campione il peso delle merendine, mentre un altra con un lungo rampino di ferro osserva il nastro e ne tira fuori quelle imperfette.
E gli scarti? e tutti gli scarti compreso gli sfridi, minimi rispetto alla produzione, vengono destinati alle industrie zootecniche. Come mi dirà l'autista del ritorno, anche lui di nome Antonio, i maialini lucani crescono a pastone e merendine kinder&Ferrero.
C'è un carrello vicino al nastro su cui sfilano centinai di merendine. Sul carrello un vassoio lucido a specchio. Sul vassoio, le merendine appena fatte, quelle pronte da imbustare. Vito ci guarda, quando ride gli si chiudono quasi completamente gli occhi, e più rosso in viso di quando lo abbiamo conosciuto, parla, parla, parla e lo fa con la passione e l'amore tipico delle persone che amano il lavoro che fanno lo senti e lo capisci dalla musica che hanno le cose che dice.
Ci indica le merendine sul vassoio e dice "assaggiate!" .
Addentare una merendina è probabilmente l'ultima delle cose che farei, ma non ho fatto colazione e anche il caffè che ho preso è ormai del tutto evaporato dal mio stomaco.
Sono soffici, calde, invitanti. Un morso, la meraviglia, l'apoteosi del gusto.
Quello che non ti aspetti da una merendina, un capolavoro di pasticceria.
Ma siamo sicuri che sono le stesse che acquistiamo al super? Si, sono loro e il motivo di questa differenza e tanto semplice quanto banale. Anche le torte della nonna ottime appena fatte, perdono qualcosa se mangiate dopo due o tre giorni. Ferrero lo sa, sa di questa perdita in bontà e per questo motivo ha abbassato la scadenza dei sui prodotti a quattro mesi. Per garantire al mercato un prodotto sempre fresco e buono, come quello che abbiamo assaggiato.
Sulle confezioni infatti viene stampata sia la data di produzione che quella di scadenza, unica azienda a farlo, e ora che ve l'ho detto, sapete che se acquistate delle merendine prodotte da poco, saranno migliori di quelle prossime alla scadenza.
Ma come si mantengono le merendine Ferrero? davvero non ci sono conservanti?
è vero non ci sono conservanti e si mantengono grazie al particolare tipo di imbustatura, che non è sottovuoto ma garantisce il giusto quantitativo e di aria e umidità, per far si che la merendina resti sempre fresca. Una cosa divertente da sapere è che ci sono degli operai addetti allo scoppio, quella cosa che piace tanto fare ai bambini, a garanzia che ogni merendina venga imbustata correttamente.
Il tour è finito, le merendine continuano ininterrottamente ad essere imbustate e poi incartate nelle confezioni che tutti conosciamo. Torniamo nella nostra saletta, ci liberiamo dall'imbarazzante divisa bianca in propilene e ci prendiamo il tempo per qualche domanda e per soddisfare qualche curiosità in più rispetto al mito della merendina.
Per pranzo, siamo ospiti della Ferrero in un ristorante tipico di Picerno. Quando cerco di fare check-in su forsquare scopro che il posto si chiama "Ristosnack Il Rifugio"che in realtà è un bar non proprio un ristorante.
Più tardi Patrizio, il responsabile qualità seduto al nostro tavolo, mi spiega che infatti è una sorta di autogrill a conduzione familiare, dove tutto è auto prodotto, dal pane in vendita tutti i giorni e tutto il giorno per i passanti, ai piatti che mangeremo.
A tavola è il trionfo delle specialità Lucane, vino Aglianico e un antipasto infinito che bastava da solo per un buon pranzo.
La Basilicata è la regione italiana con la più bassa densità demografica, è una regione di confine, fortemente influenzata dalla puglia, dalla campania e dalla calabria, che la circondano, ma che ciò nonostante ha saputo crearsi una sua forte personalità.
A tavola #missionemerenda non è solo merendine e così scopro i "puntuti" un tipo di pasta simile agli strascinati pugliesi, con i "peperoni cruschi", altra piacevole scoperta e mollica di pane abbrustolita. Il tutto fatto a mano e cucinato dalla responsabile del locale.
Vito faceva la spola tra i tavoli assicurandosi che tutti assaggiassero tutto, sopratutto il pollo campestre, "questo cresce qua dietro" mi ha detto " stamattina era ancora vivo".
Sarà stato sicuramente buono, non lo metto in dubbio, ma ho passato.
Tra un piatto e l'altro ho anche memorizzato le ricette di Patrizio, che oltre ad occuparsi di qualità alimentare pare sia un ottimo cuoco ed è stato davvero bello vedere come dietro una grande azienda, ci siano delle così belle persone, anzi come ha poi detto a fine pasto Vito con il suo brindisi, una grande famiglia. Aggiungo io, una bella famiglia.
Arrivati ai dolci ci raggiunge il direttore, che si siede a tavola con noi e tra un discorso e l'altro finiamo a parlare di scarti di produzione. Di quanto sia difficile a volte dover buttare via un intera produzione per un guasto meccanico, prodotti magari perfettamente commestibili, ma non commercilizzabili e così il discorso si sposta sull'etica dell'azienda e scopro che la famiglia Ferrero e tra le aziende con la più alta percentuale di rapporto tra fatturato e benefecienza, che sono fortemente cattolici e devoti.
Mi torna in mente la cappelletta in pietra della mattina e mi scappa un sorriso.
Il pranzo è finito. #missionemerenda è finito. Anche le mie sigarette sono finite.
Ognuno sale sul suo mezzo e dopo tante strette di mano, abbracci e tanti arrivederci, si torna a casa.
Il mio nuovo autista si chiama anche lui Antonio, un po' il la con l'eta, potrebbe essere mio padre e molto meno piacente del primo Antonio che ho conosciuto.
La mia #missionemerenda non è finita, ma continua con lui, fino alla stazione di Potenza.
Antonio ha riconosciuto la dirigenza Ferrero che era con noi all'uscita dal ristorante e mi racconta che prima di fare l'autista, per molti anni ha lavorato per un ditta esterna, che si occupava della manutenzione degli impianti di distribuzione delle farciture nelle merendine.
Mi dice che la Ferrero è l'unica azienda in regione e probabilmente in Italia a non aver chiesto un solo giorno di cassa integrazione per i suoi dipendenti, che in momenti di crisi abbassa la produzione ma non lascia mai a casa gli operai.
Mi racconta anche di un operaio licenziato perchè sorpreso a trafugare i punti dalle confezioni delle merendine e di una maxi truffa che alcune imprese di distribuzione locali hanno fatto all'azienda, per migliaia di euro.
Mi dice che a 25anni di lavoro in Ferrero agli operai viene regalato un orologio d'oro, con dedica, mi ricordo che lo aveva detto anche il direttore quando ci eravamo appena conosciuti la mattina.
Mi è venuto spontaneo dire "lo fanno anche Fiat," e lui mi ha risposto puntato "si, ma metti davanti allo specchio un operaio che lavora alla fiat e uno che lavora in Ferrero, dopo 25anni chi sta meglio?!" e con questa frase ho capito cosa fa davvero la differenza. Cosa rende la Ferrero un azienda Italiana di cui andare fieri, un azienda da proteggere, che ama e rispetta i consumatori ma prima ancora i suoi operai.
Arrivata in stazione mi restano 2ore prima di salire sul mio treno, penso di prendere la scala mobile più lunga d'europa e fare un giro in centro a potenza, ma piove a dirotto, secchiate d'acqua incessanti vengono giù da un cielo terso e scuro. Resto nella sala d'aspetto, sola, seduta su una panchina rossa e fredda con un cane che mi annusa i piedi e poi va via.
#missionemerenda è tutto qua.
Lo Storify #missionemerenda