Porto grande di Siracusa, Nave California – Foto di Antonio Randazzo
Lo sapevi che..? Siracusa e la II Grande guerra: il porto era centro nevralgico per il traffico marittimo commerciale e militare
Il porto di Siracusa è uno dei progetti più controversi della nostra città. Innumerevoli e ambiziosi piani si sono susseguiti col fine di costruire un‘opera che per alcuni cittadini è necessaria, mentre per altri sarebbe l’ennesimo mostro di cemento di cui la città aretusea potrebbe fare a meno. Tutt’ora il Foro Italico (marina per i siracusani) è un cantiere aperto con i famosi ‘cassoni’ finalmente in mare. Un lavoro che ha affrontato le più impensabili peripezie, che adesso pare debba essere ultimato in pochissimi anni.
La Storia del Porto di Siracusa
Ma la storia del porto non è sempre stata così rocambolesca e desolante, dai primi anni del ‘900 il nostro mare è stato solcato da innumerevoli imbarcazioni militari e mercantili. Di Siracusa è noto il grande sviluppo urbanistico iniziato durante l’unità d’Italia, ma non tutti sanno che il nostro porto ricoprì un ruolo chiave nelle politiche espansioniste del Regno d’Italia. Siamo nel 1912 quando a Siracusa venne istituita la tappa coloniale, ovvero un ufficio militare per l’invio dei soldati nelle colonie africane.
Vennero infatti istituite delle rotte marittime settimanali che collegavano Siracusa con le più grandi città libiche (Tripoli e Bengasi); da allora il nome ‘Siracusa’ divenne un vero e proprio simbolo delle colonie italiane, in quanto era il tramite che collegava la madrepatria con le sue conquiste.
Il transito non era solo di tipo militare: le navi che solcavano i mari aretusei erano anche di tipo commerciale; fu nel 1925 che si toccarono cifre record per il trasporto di merci; dalla città venivano esportati prodotti come il carbone e legname, ma anche generi alimentari come li agrumi (soprattutto arance) che approdavano nei porti delle maggiori città tedesche, inglesi e anche americane.
Il traffico marittimo negli anni ’20 aumentò in maniera esponenziale, tanto che fu necessario noleggiare le locomotive a vapore con le migliori prestazioni del mercato. Va ricordato che dal porto di Siracusa salpavano le navi stracolme di emigranti italiani, la cui speranza era cercare fortuna negli Stati Uniti e in Australia. Il porto di Siracusa era molto prestigioso, tanto che durante la seconda guerra mondiale non poche furono le navi da guerra che solcarono i mari aretusei; alcune di queste saranno per sempre legate alle nostre acque. E’ il caso della nave ospedale “California”, una delle due uniche navi ospedali della marina italiana, che tragicamente affondò a largo di Siracusa a causa di un raid aereo della marina aeronautica britannica.
La Tragedia del Conte Rosso
Nave Conte Rosso- Da Galleria Via Roma
Una sorte ben più tragica toccò alla nave “Conte Rosso” : rappresentò l’evento più catastrofico della marina italiana durante la seconda guerra mondiale, adibita al trasporto delle milizie. Purtroppo il 24 maggio 1941, durante un viaggio verso tripoli, mentre la nave si ritrovava a passare dalla costa siracusana nei pressi di Capo Murro di Porco, venne colpita da due siluri sganciati dal sommergibile inglese HMS Upholder; il translatantico affondò in pochissimo tempo, e gran parte dell’equipaggio mori nel tentativo di salvarsi: morirono 1300 persone e i superstiti (1432) vennero portati al porto di Augusta.
A memoria di questo tragico evento la Capitaneria di porto ospita un modellino in legno della nave “Conte Rosso”. Dopo la fine del conflitto il porto di Siracusa si è ritrovato notevolmente ridimensionato. Il traffico di merci si è ridotto solo a quello del carbone, mentre quello dei passeggeri è scomparso a favore della ferrovia, mezzo di trasporto preferito in quanto più veloce e più comodo.
Adesso sia il nostro porto che la nostra ferrovia attraversano un momento di assenza di traffico: è lecito guardare al recente passato con nostalgia, sperando che tra tutti quei progetti più o meno discutibili, si riesca a dar risalto ad una città la cui importanza storica è conosciuta da tutta Italia.
(Immagini su gentile concessione di Antonio Randazzo)