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Porto Torres, si ferma lo steam crackig,finisce “l’era” della petrolchimica

Creato il 02 luglio 2011 da Yellowflate @yellowflate
Addio petrolchimica a Portotorres

Portotorres

Sassari, “Ormai in questa pare nord occidentale dell’isola non ci restano che le lacrime per piangere. Da oggi al petrolchimico di Porto Torres sono iniziate le manovre per fermare definitivamente l’impianto dello steam cracking, il cuore di qualsiasi industria petrolchimica e con esso tutti gli impianti a cascata. Le 1000 persone dirette entro l’anno transiteranno in mobilità, cassa integrazione o in pensione, mentre per i 4-500 delle imprese d’appalto non ci sarà nemmeno la cassa integrazione. A questo bisogna aggiungere il personale Vinils ormai senza alcuna speranza perchè senza l’etilene prodotta dal craking neanche gli impianti Vinils possono marciare.

Un disastro senza uguali pari solo a quelle che provocherebbe la fermata di un grosso stabilimento FIAT nella penisola. In cambio gli accordi sottoscritti da sindacati, provincia e alcuni enti locali ci saranno tra 18 mesi, teoricamente, 150 persone per gli impianti di una costituente chimica verde, le cui ombre sono molto più delle luci, nel frattempo però i 1000 + quelli della Vinils non esistono più come forza lavoro.

Il primo impianto era stato avviato a Marzo del 1961, ma i lavoratori erano stati gia assunti un anno prima. Nel 1976, anno della estensione del mio primo budget eravamo 11700 dipendenti diretti, cui è doveroso aggiungere alri 1500 della società d’ingegneria dello stesso Rovelli, scorporata dal gruppo SIR, e altre 4000 persone di imprese esterne. Nel 1972, quando gli stipendi si pagavano in contanti, l’ufficio del personale distribuiva ogni ultimo gg del mese 1, 7 miliardi di vecchie lire, oggi lottiamo contro i mulini al vento per diffendere il posto di lavoro a meno di 1000 persone dirette e a non più di 400 d’impresa, senza contare i 300 della Vinils sui quali è caduto il buio assoluto. Che tristtezza cari amici, per uno come me che ha sognato un’isola di cervelli e di cultura, tecnologicamente avanzata in campo industriale e anche in campo agricolo. Un’isola innovativa e proiettata verso il futuro in un mondo sempre più piccolo come lo era già negli anni 70 e 80, un’isola orgogliosamente propagonista di se stessa, invece debbo ancora vedere i miei corregionali a fare i camerieri in casa propria ai vari Briatore che circolano durante l’estate. Sandro Ruiu, uno storico dell’industria sarda, da sempre mio amico, mi ricorda sempre che nei primissimi anni 70 orgogliosamente gli dicevo che lavoravo in un impianto che produceva benzina a 100 ottani che era lo slogan pubblicitario della benzina Shell che effettivamente veniva preparata nella raffineria del fu ing Rovelli. Non vi nascondo che dentro di me nei tempi d’oro ho sognato per miei figli una laurea in chimica o in ingegneria, forse per frustrazione, ma sicuramente molto perchè ho sempre creduto per l’isola in quel modello che ho descritto. Ora mi rimane solo tanto amaro in bocca, sconfitto ccome lo sono stati in questa città a suo tempo i pastai, i conciatori, gli artigiani del mobile e gli stessi ortolani da cui discendo culturalmente.”

Tore Sanna

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