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Sposa di Posìdone era Anfitrite, figlia di Nèreo, una vezzosa ninfa che il dio scorse un giorno mentre giocava con le sorelle sulla spiaggia dell'isola di Nasso. Posidone se ne invaghì subito e, senza pensarci sopra, si affrettò a rapirla. Ma Anfitrite non voleva sposarlo e riuscì presto a sfuggirgli andando a nascondersi ai confini della terra, presso il titanide Atlante, figlio di Giapeto, che sosteneva laggiù la volta celeste.
Posìdone la cercò a lungo invano, finchè diede l'incarico a un astuto delfino di rintracciarla. E il delfino seppe fare così bene che in breve scoprì il rifugio della bella nereide, non solo, ma la persuase anche ad accettare di divenire sposa del dio del mare.
Le nozze furono celebrate con grande pompa, tra uno sciamare di tritoni, di sirene e di altri eleganti mostri marini. Pochè Posìdone al pari di Zeus, ebbe poi altre numerose spose, Anfitrite, sposa ufficiale, è rappresentata, nel mito, al pari di Era, come moglie gelosa e pronta a vendicarsi. L'episiodio che mostra questa gelosia nel modo più imponente è quello di Scilla, una bella ninfa amata da Posìdone.
Anfitrite, quando seppe di questo amore, si procurò un filtro magico di erbe velenose e lo versò nel bagno preparato per Scilla. La sventurata fanciulla, appena tuffatasi, fu trasformata in un orribile mostro con una corona di teste di cane, che fu posto poi nello stretto di Messina per atterrire i naviganti.
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