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Possesso

Da Lepicentro
“Le mie catene ti possiedono”, pensò Marco in un attimo di pura consapevolezza delle proprie debolezze. Adele, la sua fidanzata, lo guardava con quell’aria a metà, tipica sua, che la rendeva più indecifrabile di una Monna Lisa. Ma lui non accennava a dare risposta, non voleva rivelarle il suo pensiero. Perché? Proviamo a cercare di scoprire perché Marco non vuole dire alla sua fidanzata Adele “le mie catene ti possiedono”. E cosa vuole dire questo pensiero?Come reagirebbe Adele a questa frase? Beh, probabilmente lei, da buon spirito libero, avrebbe dapprima un senso di fastidio, poiché sentirsi posseduta da qualcuno non le piace proprio, figuriamoci dalle catene di qualcuno! E cosa sono queste catene pensate da Marco come una sorta di tentacoli che, dotati di vita propria, avvinghiano Adele in una stretta morbosa?Marco avanzò verso di lei. La strinse forte come si fa con un pupazzo di pezza quando, da bambini, sentiamo il temporale da sotto le coperte. È come se le chiedesse di aiutarlo. Adele lo spinse via, sentendo che qualcosa di quell’abbraccio non le apparteneva, che non c’era una spontanea comunicazione affettiva ma qualcosa a lei sconosciuto.Marco s’infilò i suoi occhiali da sole e sparì sgommando con il suo SUV.Spinse l’acceleratore in maniera inconsueta, affondando il pedale nella sua ferita. La velocità ed il rischio gli facevano sentire come un riappropriarsi della vita, come una pasticca che ti culla, che ti fa sentire di esserci: se rischio la vita, allora vuol dire che vivo.Più Adele gli sfuggiva al controllo, più lui la desiderava; sentiva quelle piccole ferite come un segno di forza di Adele, come una madre che ti schiaffeggia per rammentarti “tu sei mio!”.Miracolosamente illeso (e con lui gli astanti momentanei contingenti alla sua fuga a tutta velocità), scese dall’auto, in mezzo ad una spiaggia e si piazzò davanti al mare.Come un imperatore, respirò il sale che il suo orizzonte produceva e si sentì di nuovo il potente creatore del suo destino. Mentre lui guardava il sole a picco sul mare infrangersi e diluirsi in una macchia arancione come il fuoco, una lente oscurata lo proteggeva dai raggi UV, lo proteggeva da una visione troppo chiara di se stesso: quel pensiero avuto all’inizio aveva tutte le intenzioni di spingersi più in là, ma Marco, o la mente di Marco, non lo permise. Almeno per un po’.

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