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L'antipolitica miope

Da Lepicentro
L’antipolitica oggi va tanto di moda, a ragion veduta. Eppure mi sembra che scaricare tutta la rabbia causata dalla crisi e dalle sue nefaste conseguenze sui soggetti politici sia esagerato e controproducente. Perché una grossa fetta di questo ragionevole nervosismo non lo spalmiamo un po’ anche sul pane? E perché non lo riversiamo sui giocattoli strappandoli di mano ai nostri figli? E perché non la mostriamo pubblicamente scagliando il nostro cellulare contro un muro? E perché, oltre a manifestarlo attraverso cortei contro la aziende che vivisezionano per esperimenti, non lo facciamo anche non comprando cosmetici testati su animali?Insomma, le ditte talvolta mescolano alla farina strane sostanze come gesso e calce, usano plastica illegale, tossica e cancerogena per costruire i giocattoli che poi i nostri figli si ficcano pure in bocca, nascondono ed ostacolano studi che dimostrano o sospettano una correlazione tra tumori al cervello e leucemie giovanili e l’uso del cellulare, e noi stiamo a strapparci i capelli per i politici che prendono il vitalizio? Certo è sacrosanto, certo un Paese civile deve controllare i propri governanti e bacchettarli sulle mani quando serve (e serve sempre), certo la corruzione è un cancro che immobilizza e poi uccide uno Stato… ma occorre indirizzare le proprie attenzioni anche, e soprattutto, alle merci che acquistiamo. Il “potere di acquisto” di una famiglia non solo bisogna calcolarlo nella quantità di denaro che si è in grado di spendere, ma anche considerarlo come lo strumento con il quale scegliamo che economia finanziare: in un supermercato, in un negozio, in una boutique, occorre esercitare il nostro potere di acquisto nello scegliere il prodotto, secondo dei parametri che non siano solo quelli della moda o del gusto personale, ma anche, per esempio,  l’eticità del produttore e la garanzia che riesce a darci sui materiali che usa. Dare i nostri soldi a chi ha pochi scrupoli a sfruttare la manodopera, a usare fornitori inaffidabili e incontrollati ma economici, a fare affari con mafie di vario tipo, è irresponsabile e non più sostenibile.Bisogna impegnarsi di più, per esempio, nella lettura degli ingredienti dei prodotti alimentari che acquistiamo, domandarsi e cercare le risposte (magari su internet) di cosa significano alcune di quelle parole che risultano certamente ai più incomprensibili, impegnarsi di più nel pretendere il meglio per noi stessi e per i nostri figli.Ma non c’è nessuno che mai lo farà per noi: ci dobbiamo pensare da soli, usando quel potere, più grande di qualsiasi Stato o corporazione lucrativa, che è la nostra libertà di scelta.

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