A seconda dei vari studiosi, gli arcani maggiori dei tarocchi sono stati ricollegati al simbolismo
- duodecimale dello zodiaco,
- a quello settenario planetario e
- al quaternario degli elementi,
I quattro elementi si ritrovano nella carta del Matto (l’Aria),l’Acqua nella XII, il Fuoco nella XX, la Terra nella XXI, che però va riferita anche al pianeta Saturno. Il Mago rappresenta Mercurio, ma anche il segno zodiacale del Toro (al quale può rimandarsi pure la carta del Papa, oltre che all’Ariete). La Luna e Venere sono rispettivamente la Papessa e l’Imperatrice, che insieme possono rappresentare la Vergine, presente anche nella VIII, IX e XI lama. La decima, la Ruota della fortuna, può simboleggiare Giove, ma anche il Capricorno, rappresentato pure dal Diavolo della XV carta. La Torre si riferisce al pianeta Marte e al segno zodiacale dello Scorpione, richiamato anche dalla XIII Lama. L’Ariete si ritrova ancora nell’arcano dell’Imperatore, il Cancro nella carta del Carro trionfale (VII), ma anche nella XVIII (la Luna), riferibile pure ai Pesci, come la XVII (Le stelle), che richiama l’Acquario. L’VIII è anche la Bilancia, così come l’XI raffigura pure il Leone. Il Sagittario si ritrova sia nella carta della Temperanza (XIV), che nella VI, gli Amanti, riferibile pure ai Gemelli, espressi ancora nella lama del Sole (XIX).Questa diciannovesima lama dei Tarocchi, raffigura due personaggi che si abbracciano teneramente. Il terzo segno dello zodiaco, per i babilonesi corrispondeva al “mese dei mattoni”, costituenti il muro multicolore sullo sfondo del quale si abbracciano Castore e Polluce.
Il mese dei Gemelli porta ai giorni più lunghi e quindi manifesta il trionfo della luce, in quanto il Sole dei Gemelli, al contrario di quello del Leone, è essenzialmente vivificatore. Rappresenta il signore del nuovo Eone, della luce, della vita, della libertà, dell’amore. La completa emancipazione della razza umana. Il cerchio o il globo verde richiama la terra fertile, ma la presenza della parete indica che il nuovo Eone non conduce necessariamente all’assenza di controllo e di giudizio. I Gemelli vengono mostrati nel mentre danzano fuori dal muro, perché rappresentano il nuovo stadio della storia umana, lo stadio della libertà completa dalle restrizioni imposte da concezioni come quelle di peccati e di morte. I gemelli, bambini, aleggiano come lievi farfalle tra gli altri segni dello zodiaco per indicare le diverse Case attraverso cui passa il sole nel corso dell’anno.Il segno astrologico dei gemelli viene riferito anche al VI arcano maggiore, definito L’Innamorato, o Gli Amanti; simboleggia l’avvicinamento dell’uomo ai misteri del mondo e della vita. Sostanzialmente, la sesta carta va interpretata su di un piano alchemico, illustrando le nozze chimiche, il matrimonio spirituale, l’unione dei due opposti: principe e principessa che tengono l’uno il bastone, l’altra la coppa, i due emblemi della maschilità e della femminilità. L’arco e la freccia del cupido vengono ripresi dal segno zodiacale del Sagittario, il terzo dei segni di fuoco e nono dello zodiaco, mentre la carta è sesta degli arcani (96/69, Cancro). La spiegazione mitologica vuole che l’innamorato di questa carta sia Ercole, l’iniziato, o meglio l’iniziando, che deve scegliere tra due donne, una casta e una viziosa, mentre il cupido sarebbe stato in origine il centauro Chirone, suo maestro virtuoso, assunto da Giove in cielo sotto forma di costellazione, appunto quella del Sagittario.Negli antichi Tarocchi di Marsiglia, quelli stampati da Grimaud, la sesta carta, l’Amoureux, rappresenta un uomo e una donna che stanno per unirsi in matrimonio, mentre al centro un sacerdote pronuncia le frasi di rito, come negli affreschi tardo-gotici dello “sposalizio della vergine”. Dal punto di vista esoterico, rappresenta il primo impatto con la realtà delle cose: è la carta dell’incontro con l’iniziatore (ovvero, specularmente, anche quello con l’iniziando), l’arcano della conoscenza, che negli antichi testi biblici veniva usata con un esplicito significato sessuale. Adamo divenne consapevole delle sue potenzialità creative, che lo rendevano simile a Dio, dopo aver mangiato, assimilato, provato la mela mostratagli da Eva e offerta alla sua esplorazione come il frutto che più d’ogni altro richiama gli organi sessuali femminili.
L’insegnamento gnostico del serpente della Genesi fu quello che il sesso è la “cosa” fondamentale: la vita esiste grazie al sesso e scompare nel sesso. La differenza e l’unione creano e distruggono ad un tempo, a seconda dell’operazione che con esse si vuole svolgere; sesso e morte possono essere farmaco e veleno, annullamento e resurrezione.
La scena della sesta carta rappresenta un giovine biondo, efebico, rivestito con i colori dell’energia, del coraggio, della vitalità passiva e del languore (rosso, giallo, verde), il quale con le mani incrociate sul petto e lo sguardo basso, medita indeciso tra due donne. Una di esse, a sinistra, è scalza, discinta, con fiori tra i capelli e indosso i colori esoterici della materialità e vitalità carnale (giallo e rosso). L’altra ragazza, alla sua destra (il che starebbe ad indicare attività) porta una coroncina in testa, come l’immagine che raffigura la Papessa e l’Imperatrice (III e IV carta dei Tarocchi) ed è vestita con i panni della spiritualità (azzurro). Gli stessi colori attorniano il biondo, alato angioletto, pronto a scoccare una freccia rivolta verso la testa del giovine. Le due donne rappresentano l’eterno conflitto tra il prevalere della parte più ragionevole e razionale e la parte più animalesca che sta in noi; vizio e virtù, amor sacro e amor profano, istinto e spiritualità, lo stesso conflitto di Eros e Agape insito nella simbologia del centauro, il segno astrologico del Sagittario; la metà umana tende ad elevarsi, eretta verso l’alto, pur essendo trattenuta in questo suo sviluppo dalla parte equina.Come la parte animale del Sagittario ci trattiene ancorati alla materia, in quanto non del tutto pronti a ricongiungerci al divino (sezione rappresentativa della divisione che è in noi e dell’analisi alla quale ci dobbiamo sottoporre), così nell’amore, espressione di sintesi, devono coesistere desideri fisici e non solo spirituali, per ricomporre l’unione perfetta suggerita dall’inconscia utopia androgina, quella di due amanti che si desiderano sessualmente, oltre che intellettualmente, sino a congiungersi in un unico essere.
Nel XIV arcano, quello dell’Arte o della Temperanza, attribuibile anch’esso al segno zodiacale del Sagittario gli amanti della VI lama sono ormai reintegrati nell’uomo cosmico, una figura androgina, che nelle carte di Crowley è costituita dal Principe bianco e dalla Principessa nera. Una torcia illumina la coppa della ricettività, ormai divenuta un crogiuolo, con inciso un corvo che sta su di un teschio, contenente gli elementi in fermento, le cui bolle iridescenti sono riflesse dai colori dell’arcobaleno. Il tutto sta a rappresentare la distruzione di due elementi alla nascita di un terzo.La XIV lama raffigura l’avvenuta consumazione delle nozze reali; l’arcobaleno simbolizza un altro stadio del processo alchemico: dal corvo appollaiato sul teschio del disfacimento, ove ribollisce il calderone della vita invisibile, all’aura di luci multicolori che risorgono dalla putrefazione.La consumazione dell’intera arte dell’alchimia viene proclamata nella gloria dell’iscrizione vitriol, che invita a visitare l’interno del nostro mondo come ricapitolazione, anche se su di un piano più elevato, della prima formula dell’Opera ermetica. Per Aleister Crowley, la lettera più importante tra quelle iniziali era la R di Rectificando, il gerundio che implica la condizione della vera Volontà del suo celebre motto “Fa’ ciò che vuoi: sarà tutta la Legge; Amore è la legge, amore sottomesso alla Volontà”.Il genio di quest’arte si riferisce anche astrologicamente al segno zodiacale dell’Acquario e alla virtù cardinale della temperanza (temperantia) che letteralmente consiste nell’ordine e nella misura da osservare in tutte le cose, nella moderazione delle passioni e dei desideri.
La lama XVII del mazzo di Aor (Schwaller de Lubicz) equivale a quella de Le Stelle dei tarocchi tradizionali. In essa vengono rappresentati Thot e Horus nel mentre versano l’acqua di vita, raffigurata da un continuo fluire di piccole Ankh, simbolo di eternità, sulla testa dell’iniziando, di chi cioè deve venire mondato dei suoi peccati affinché gli venga consentito l’accesso alla sala del giudizio finale. In alto, una stella ottagonale sopra la falce lunare con dodici raggi e il profilo dell’uomo archetipico.
Tradizionalmente la figura centrale dell’Acquario era quella di una donna che versa acqua da un’anfora all’altra, in seguito, nel medioevo, il Verseau divenne un uomo vecchio di anni e di saggezza. Originariamente, nella mitologia greca, difatti, i coppieri degli dei erano due adolescenti dai tratti ambigui. Ganimede, maschio, ed Ebe, femmina, con caratteristiche efebiche appunto, sessualmente quasi indefinite. Inoltre, la costellazione dell’Acquario rappresentava il vecchio dio Saturno e l’acqua il fluire della vita, nonché la ricchezza delle conoscenze e la vivacità della saggezza proveniente dall’esperienza, contenute nelle due anfore che dovevano essere quella che versa d’argento e quella che riceve d’oro. Il primo metallo esotericamente riconduce alla Luna e all’inconscio, l’ordine superiore, l’anima intesa come sentimento e intuito, la sensitività, l’intuizione, l’immaginazione, la madre e quindi quella particolare fase della nostra esistenza in cui, vivendo in simbiosi con essa, nel grembo materno, non si è ancora autosufficienti. La seconda brocca, con l’aureo metallo di cui è composta, simboleggia il Sole e dunque la parte cosciente di noi, lo spirito visto come intelletto e ragione, la razionalità, l’attività, il padre, quella fase della nostra infanzia in cui, staccandoci dalla madre, si inizia il processo di autoidentificazione e di indipendenza psichica.Emblematica allegoria del fluire del tempo (Saturno-Cronos), questo travasare da un vaso all’altro significa che la nostra armonia interiore è sorretta dall’equilibrio con cui avviene il passaggio dall’istinto alla ragione, dalle teoriche capacità psichiche e medianiche di ricezione al potenziamento attivo e pratico del magnetismo personale, dallo ieri all’oggi dal male al bene, da un polo all’altro della cosmica dualità. Poiché non esiste il bene senza il male, la luce senza l’ombra, o l’amore senza l’odio, nelle coppe della temperanza di Saturno gli opposti vengono così mescolati per essere superati e trascesi, uniti insieme sino a formare un miscuglio pericoloso di farmaco/veleno.
La temperanza è una carta positiva, in quanto significa avvertimento. L’iniziato, che è l’individuo nella sua completezza, per merito del fluido vitale delle due anfore, se sottoposto a prove morali difficili, dovrebbe resistere superando ogni contrarietà. Il liquido delle anfore è l’energia della Natura equilibrata e rigeneratrice.
La sesta lama dei tarocchi viene considerata, in conclusione, quella prova chiave dell’iniziazione, in quanto ricorda come, giorno per giorno, ci si trovi tra la buona ispirazione che parla con la mano sul cuore e la tentazione che stimola, invece, i sentimenti inferiori, da relegare e controllare: insomma l’eroe iniziato Ulisse, sballottato tra Scilla e Cariddi. La meditazione e la preghiera richiameranno in aiuto gli angeli del cielo per colpire la tentazione, lo spirito abbrutente, l’umiliazione e la morte. Soltanto dopo aver vinto la prova, l’iniziato passa a riflettersi nell’arcano successivo, quello (VII) che raffigura il Carro trionfale di Davide, indicante comunemente l’Orsa maggiore, le cui sette stelle principali (sette buoi, Septem Triones), hanno dato al Nord il nome di settentrione.
Il Carro (VII), conquistatore, trova il suo bilanciamento nella Temperanza (XIV), misura e interiorità, per formare il (VII+XIV=XXI) Mondo. Come in un accordo musicale, il temporeggiamento della Temperanza senza l’azione del Carro rischierebbe di ristagnare nel dubbio, mentre invece il Carro è in grado di realizzare l’armonia della virtù. Ciò che sta dentro si muove come ciò che sta fuori. E l’universo che ci circonda equivale al microcosmo che ospitiamo dentro di noi.
Emblematica allegoria del fluire del tempo (Saturno-Cronos), questo travasare da un vaso all’altro significa che la nostra armonia interiore è sorretta dall’equilibrio con cui avviene il passaggio dall’istinto alla ragione, dalle teoriche capacità psichiche e medianiche di ricezione al potenziamento attivo e pratico del magnetismo personale, dallo ieri all’oggi dal male al bene, da un polo all’altro della cosmica dualità. Poiché non esiste il bene senza il male, la luce senza l’ombra, o l’amore senza l’odio, nelle coppe della temperanza di Saturno gli opposti vengono così mescolati per essere superati e trascesi, uniti insieme sino a formare un miscuglio pericoloso di farmaco/veleno.
La temperanza è una carta positiva, in quanto significa avvertimento. L’iniziato, che è l’individuo nella sua completezza, per merito del fluido vitale delle due anfore, se sottoposto a prove morali difficili, dovrebbe resistere superando ogni contrarietà. Il liquido delle anfore è l’energia della Natura equilibrata e rigeneratrice.
(Liberamente tratto da: http://www.letarot.it/page.aspx?id=241 di di Giuseppe Maria Silvio Ierace)