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Possibilita’, scelte e cambiamento

Creato il 21 marzo 2011 da Idl3

E’ ormai passata una settimana dall’intervista a Richard Stallman su Network World. Intervista che ha scatenato una pioggia di post e articoli di contorno piu’ o meno polemici con alcune dichiarazioni di RMS sui dispositivi mobili. Tutto si rifa’ a una domanda, cosa e’ la liberta’ e cosa siamo disposti a fare per ottenerla o mantenerla.

Possibilita’, scelte e cambiamento

Ma andiamo per gradi. Prima di tutto vediamo cosa ha detto RMS di cosi’ terribile sui dispositivi mobili:

“I don’t have a cell phone. I won’t carry a cell phone, [...] It’s Stalin’s dream. Cell phones are tools of Big Brother. I’m not going to carry a tracking device that records where I go all the time, and I’m not going to carry a surveillance device that can be turned on to eavesdrop.”

Sappiamo che Stallman tiene molto alla sua privacy, non naviga neppure tra i siti, usa un server al quale invia l’URL e il server gli restituisce la pagina via email. Ma e’ una sua scelta, Stallman ritenendo che navigare sui siti lasciando tracce e rinunciando alla privacy leda la sua liberta’, semplicemente non lo fa.

Queste dichiarazioni per chi ha seguito vari interventi di Stallman non sono ne’ inaspettate ne’ nuove. Tant’e’ che non ci ho neppure scritto un post, io che in genere non perdo occasione per scrivere di RMS. Qualcun altro invece deve essersi stupito, vista la quantita’ di post e articoli che ne son seguiti.

C’e’ chi si trasforma in psicologo e trasforma le scelte legittime di RMS in comportamenti ossessivi compulsivi (Stallman: i cellulari sono strumenti del Big Brother):

“Personalmente credo che le opinioni di Stallman stimolino la riflessione, soprattutto in senso filosofico – e anche psicologico. Mettendo da parte per un attimo gli elementi strettamente tecnici c’è da domandarsi se tanta ortodossia non porti a ottenere un effetto contrario e quindi a restringere la libertà di azione, invece che ampliarla. Non è forse la più terribile delle gabbie esistenziali quella dell’ossessione compulsiva?”

C’e’ chi, con frasi confuse in commenti a post invece molto equilibrati, farnetica su rotture, paranoie, canne e quant’altro (RMS: i cellulari sono il sogno di Stalin):

“E a quanto pare questo tipo è riuscito a esaudire il suo, deve avere la trovano la madre di tutte le canne. [...] Ha fatto tanto, ma comincia a rompere i c******i con le sue paranoie. [...] Sono sempre stato un grande fan di Stallman… ma quando uno è arrivato alla frutta è arrivato alla frutta. [ecc.]“

C’e’ chi si chiede quale sia la definizione di liberta’ (Richard Stallman: i cellulari sono una prigione):

“A livello ideologico, il ragionamento di Stallman è condivisibile, anche se per certi aspetti opinabile. D’altra parte sappiamo che si tratta di un personaggio sopra le righe, che porta all’estremo certe convinzioni, di fatto di stampo filosofico. Inoltre le riflessioni da fare sarebbero tante, ma una su tutte mi preme: non finiremmo in realtà per autolimitarci, cercando di sfuggire a tutti i costi ad un potenziale controllo (da una parte inevitabile, dall’altra anche non attuato o attuabile)? Qual sarebbe a questo punto la definizione vera di ‘libertà’??”

E chi si accorge solo ora che Stallman non parla solo di software proprietario sui PC, forse si era perso i suoi precedenti interventi su iPhone, iPad, Android, ecc. e dunque si sorprende (Stallman: il cellulare come Grande Fratello):

“Stavolta, però, non ce l’ha con il software proprietario, ma anche con i dispositivi cellulari, strumenti di tracciamento che i cittadini volontariamente si mettono addosso. Per questo, sorprende almeno in parte la dichiarazione del guru del free software”

A parte gli stupidi e gli stupiti, alcune osservazioni comparse sugli articoli che ho riportato sopra sono interessanti e sollevano temi profondi. Ad esempio:

  • “Quando una scelta personale profonda e assoluta volta alla ricerca e al mantenimento della propria liberta’ diventa un comportamento ossessivo compulsivo che ottiene l’effetto contrario e limiti dunque la liberta’ di azione?”;
  • “Alla ricerca di liberta’, nel fuggire dal potenziale controllo, non si finisce in realta’ per autolimitarci?”
  • “E se e’ cosi’, quale e’ la definizione di liberta’?”

Si tratta di domande interessanti, ma prima di tutto occorre dire che per ottenere e mantenere la liberta’ occorrono sacrifici, la liberta’ non e’ un regalo, alla fine dell’intervista di cui si discute, RMS dice:

“Sometimes freedom requires a sacrifice and most [people] are not willing to make any sacrifices for their freedom,”

Quanto siamo pronti a fare per la nostra liberta’? Ma soprattutto, cosa intendiamo per liberta’? La definizione wikipediana ci dice che:

“Per libertà s’intende genericamente la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, usando la volontà di ideare e mettere in atto un’azione, ricorrendo ad una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a metterla in atto.”

Potremmo analizzare il significato di liberta’ positiva, di liberta’ negativa ecc. Ma possiamo riassumere tutto con alcune definizioni.

  • La liberta’ di utilizzare cio’ di cui si dispone come si vuole (liberta’ 0);
  • La liberta’ di conoscere e acquisire consapevolezza e capacita’ per cambiare cio’ di cui si dispone (liberta’ 1);
  • La liberta’ di condividere cio’ di cui si dispone (liberta’ 2);
  • La liberta’ di usare le proprie conoscenze e le proprie capacita’ per comunicare e influire sugli altri per provare a cambiare la comunita’ (liberta’ 3);

Se tutto cio’ vi ricorda qualcosa, sappiate che l’accostamento e’ voluto.

Abbiamo cosi’ tanti limiti a queste liberta’ che ormai non siamo piu’ consapevoli del significato di liberta’. Alcuni di questi limiti sono dovuti a regole che limitano la liberta’ per evitare gli eccessi dannosi per gli altri e/o noi stessi, altri sono dei limiti imposti ma che servono solo a proteggere chi da quei limiti ne trae un vantaggio ad esempio in termini di potere su di noi e sulle nostre vite (questo include anche il potere di controllo). Altri sono limiti che ci autoimponiamo, spesso dovuti al fatto che abbiamo scarsa consapevolezza di quel che perdiamo, altre volte perche’ diamo troppo valore a quello a cui dovremmo rinunciare.

Non e’ un problema nuovo, Sallustio oltre duemila anni fa disse:

“Soltanto in pochi desiderano la liberta’, i piu’ non cercano che giusti padroni”

I padroni di oggi sono le comodita’, le consuetudini, gli oggetti che diventano status symbol. Tutte quelle esigenze indotte che per una consuetudine diffusa sono ormai diventate esigenze reali. Sono i nuovi padroni davanti ai quali sacrifichiamo la nostra liberta’, dei padroni che vediamo come non solo buoni, ma addirittura indispensabili.

Eppure c’e’ chi non si arrende, per dirlo con le parole di Étienne de La Boétie:

“Si tratta di individui che, avendo per natura uno spirito acuto, l’hanno ulteriormente affinato con lo studio e il sapere. Anche se la liberta’ fosse del tutto perduta e scomparisse dalla faccia della terra, costoro riuscirebbero a immaginarsela, la rivivrebbero nel loro spirito e saprebbero assaporarla; la servitu’ non e’ di loro gusto, qualunque cosa si faccia per mascherarla.”

Ecco, quando vediamo queste persone, quando vediamo a quanto sono disposti a rinunciare pur di assaporare la liberta’ che desiderano, non dovremmo essere cosi’ cinici da non riconoscerne gli sforzi e i sacrifici, ne’ tantomeno cosi’ vili da mettere in dubbio la loro sanita’ mentale e “prenderli in giro”. Solo perche’ noi riteniamo troppo difficile fare quelle rinunce. Eppure “molte cose, non perche’ sono difficili non osiamo [farle], ma perche’ non osiamo [farle] sono difficili” (cit.).

Alcuni potrebbero a questo punto dire: “Si, vabbe’, ma si tratta della sua vita e della sua liberta’, faccia quel che vuole, ma non venga a dircelo“. E’ per rispondere a questa considerazione che ho riscritto anche la liberta’ 3. Come diceva Giorgio Gaber in una sua canzone, “Liberta’ e’ partecipazione“.

Possibilita’, scelte e cambiamento
[via YouTube]

Che significato date alla parola partecipazione? Il “sentimento di vicinanza affettiva per cui si condividono, avvertendole e dichiarandole come proprie, le gioie e le pene di altre personeoppure l’atto di “comunicare, annunciare, mettere gli altri a conoscenza di qualche cosa“, la “collaborazione e l’intervento diretto” nella comunita’ e nella societa’ “mediante l’esercizio dei propri diritti“?

La liberta’ non e’ solo poter scegliere (o meglio poter scegliere consapevolmente), ma e’ anche poter comunicare le proprie idee e le proprie consapevolezze, cercare di condividerle e spiegarle agli altri. Per quanto assurde possano sembrarci.


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