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Posso guardare L’amour a vingt ans?

Creato il 29 luglio 2012 da Olga

Posso guardare L’amour a vingt ans?

“Posso guardare L’amour a vingt ans?”

“no, è il secondo episodio di qualcosa di più grosso” – dice il commesso.

Penso, incamminandomi verso l’uscita o  verso un’alternativa al film, che io in una videoteca non ci sono mai stata. Certo, eccetto Target, a Padova, nei primi anni di università (avrà chiuso?), e ok, eccetto uno di quei distributori automatici di una città di provincia, da ragazzina, quando i genitori non c’erano e ci saremo guardate mille volte Cruel Intentions. Ok, sono stata altre volte in una videoteca.

“Credo che allora prenderò la vita di Wittgenstein”

“Oh, va bene. L’hai mai visto prima?” “No” “E’ un film molto divertente, è scuro… certo, pesante… bello, eh, bello… ma sei sicura sia quello che stai cercando?”

Non so cosa sto cercando, capisci, commesso nerd di “Videocity”, volevo guardare L’amour à vingt ans.

“Sì, credo di sì. Mi piacciono le biografie. Non dico per i libri, eh. Di solito ne preferisco i film”

“Non credevo fossi così interessata alle vite degli altri”

“Lo sono.”

“Ma aspetta, la tua tesserae dice che Wittgenstein l’hai già preso ieri?”
“Sì, temporeggiavo perché vorrei vedere L’amour à vingt ans”.

Ieri siamo state al pub vicino Holland Road, io ero alla seconda birra a stomaco vuoto.  Holland Road mi piace perché è fricchettona. C’è qualcosa di decadente in quella strada, diciamo tutto. Essere fricchettoni nel 2012 è decadente e rilassato, – ma allo stesso tempo così consapovelmente ricco e saggio. Come tutto ciò che persiste al di fuori di una moda. Un po’ come la vecchiaia, degli altri.

Al pub devo andare in bagno. Lei mi segue, io mi chiudo dentro. Voglio inviare un messaggio. Lei con l’aifon si mtte a scattarmi foto da sopra, me ne accorgo solo quando mi tiro su i pantaloni. Aspetto che lei entri in un altro bagno, per poter uscire dal mio. Sento che entra, io esco. Lei sente che esco: ha fatto una finta, non stava facendo pipì,  esce, mi raggiunge. (Shining)

Mi cerca. Io scappo. Apro la porta, lei apre la porta. Io tiro la porta, lei tira la porta. La mia testa finisce tra lo spigolo di un muro e la porta e fa come una pallina da flipper 3-4 volte. Mi manca il respiro. La voglio evitare, è una persona violenta. Vado al bancone innervosita ma parecchio sotto shock dacché conosco i miei polli: mi aspettano giorni di cefalea per via di questi 4 bernoccoli.

Vado al bancone del pub e dico che ho sbattuto la testa volontariamente in 4 punti, chiedo del ghiaccio. Mi guardano straniti. Un uomo mi chiede se non mi senta stupida per aver sbattuto la testa volontariamente in quattro punti. Io gli chiedo se dopo la Cerimonia di aperture delle Olimpiadi, lui non si senta inglese. Questa è troppo fine persino per lui… dico. E infatti lui cambia discorso.

Mi siedo. Quella che mi ha sbattuto la testa sulla porta deve fingere di essere eterosessuale con quelli del pub. Io non so perché, la copro, finché non la ritrovo a ridere della mia stupida autolesione con l’uomo che mi ha chiesto se non fossi stupida.

Il sangue mi sale al cervello e mi trasformo in un guappo napoletano. La fisso. Lei sorride e mi dice “che c’è” io le dico “you fucking bitch, you know why my head is hurting. It’s because you want to achieve with hands what words can’t match, bitch” Lei si imbarazza e guarda il pubblico come a dire “sta scherzando, non è come sembra, io non ho mai toccata nessuna donna”.  Lei non si rende conto che il pubblico non ha capito una mazza della frase sopra, e che chiama il sangue. Io la riprendo, la risbatto al muro e le dico ”I will kill you”. Lei mi guarda, e non mi sorprende che

1)amandomi

2)essendo una persona retorica

3)avendo fatto teatro una vita,

mi risponda: “kill me”. Sorrido, tremante. Le dico: “no way. You wish”. E me ne vado, col ghiaccio in testa, a piedi, fino a casa. In 6-7 persone mi chiedono se vogliono essere portata all’ospedale. Io guardo le stelle e dico sempre no, “è questa una notte buona per morire” “un uomo/donna deve essere lasciata libera di fare l’eroe” ma intanto barcollo  e, col ghiaccio in testa, il sangue che mi cola da un orecchio e da una tempia, appena uscita da un pub,  un po’ alticcia, ecco, sai cosa? Mi sento inglese.

“ok, prendo questo”


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