Torno al web dopo essere vissuto a un trasloco, e a un comodino del 40, probabilmente arteriosclerotico, che la notte del 21 ha cercato di uccidermi. Torno al web il giorno in cui si è celebrata una grottesca farsa catalogata nella rubrica democrazia, mi riferisco al referendum tra i lavoratori di Pomigliano, ma se fossi stato un operaio della Fiat, magari con una famiglia a carico, io avrei votato, e avrei votato sì: è come puntare la pistola alla tempia a uno e chiedergli se preferisce che venga premuto il grilletto oppure che gli venga tagliata una mano, secondo voi la maggioranza degli “intervistati” cosa sceglierebbe? Via il diritto di sciopero, straordinari obbligatori con conseguenti turni massacranti, peggiorati dallo spostamento della pausa pranzo a fine turno e sospensione dei contributi durante la malattia. Prove generali per un colpo di stato del padronato sulla dignità umana della classe lavoratrice. Ma nella società, come in fisica, ad ogni azione equivale una reazione uguale e contraria; la violenza genera violenza, in forme diverse e modi differenti, anni di piombo docet. E far scegliere un lavoratore tra licenziamento e sfruttamento, tra la pallottola in testa e la mannaia sul polso, altro non è che violenza, bella e buona, soprattutto se dopo l’umiliazione arriva dall’azienda un ripensamento, un capriccio dovuto forse al mancato raggiungimento di un quorum che non avevano comunicato a nessuno, la delusione per non aver avuto un plebiscito, come quei ragazzini al parco che portavano via il pallone se perdevano, avvalendosi della proprietà privata della sfera. Ma dicevo che sono tornato al web, e la mia personalità digitale probabilmente tende a drammatizzare le cose, quindi la pianto qui e dedico un video a tutti coloro che vogliono raccogliere tale dedica, si tratta di “Vincenzina e la fabbrica”, canzone di un autore a mio parere sottovalutato e già più volte citato in questo blog; Enzo Jannacci. Ho scelto il video con l’esecuzione meno interessante, con un audio disastroso, ma l’emozione che vibra nella voce del cantautore nella presentazione, vale qualsiasi virtuosismo tecnico o artificio sonoro. La canzone è il tema dello struggente “Romanzo Popolare” di Mario Monicelli, approfitto per una curiosità; pochi lo sanno, o lo ricordano, ma Jannacci nel 75, per un’altra canzone-filmica, ovvero la celebre “Quelli che”, ha avuto una nomination all’Oscar per la miglior colonna sonora, con il film di Lina Wertmuller “Pasqualino Settebellezze”. Ma tornando al cinema da fabbrica, non si può, oggi, non ricordare il capolavoro di Elio Petri, “La classe operaia va in paradiso”. (Sulla questione Pomigliano leggi anche qui)
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