Santiago del Cile, 1973. Mario ha cinquantacinque anni e vive solo. Parla poco, la sua vita è scandita dal ritmo del ticchettio dei tasti di una macchina da scrivere. Dice di fare il funzionario, ma nello specifico batte a macchina i referti delle autopsie in un obitorio. Ma anche lui sa amare: desidera Nancy, la vicina di casa che lavora in un cabaret. La corteggia, poi l’11 settembre Nancy scompare, mentre per le strade scoppia il caos e il suo lavoro comincia ad intensificarsi: improvvisamente le autopsie cominciano a diventare moltissime in un giorno. Cadaveri, corpi da smembrare, Mario però pensa alla sua Nancy. Un percorso quello di Mario, metafora della sua terra, il Cile nel momento del golpe ai danni di Allende, che comincia ad abituarsi all'orrore e alla morte, come Mario che ogni giorno vede la gente fatta a pezzi e ormai non ci fa più caso. E'lavoro. Lo spettatore viene calato man mano in quest'orrore, grazie anche alla strepitosa fotografia tutta giocata su colori spenti, sul marrone, sul viola dei corpi dei cadaveri: autopsie in primissimo piano, scene di sesso anzi più che altro amplessi desolati dei due scheletrici protagonisti, masturbazione. E Mario nonostante tutto cerca l'amore perchè è alla ricarca in primis di se stesso ("niente relazioni con donne che vanno con altri uomini"), proprio come il Cile che cerca di rivendicare la sua identità. E il mondo occidentale? E'stato solo a guardare. Mario Crede che Nancy sia la sua fidanzata per poi accorgersi tristemente che non è così. E ad Allende viene negato l'esame interno e l’indignazione viene zittita a colpi di pistola. Non c'è speranza. Intorno al morto illustre divise silenti e minacciose. Primissimi piani sul cranio dilaniato di Allende e una fredda analisi inesatta: nessuno osa contraddire il regime, meglio il silenzio o peggio una menzogna. Suicidio. Spazi piccoli, inquadrature sempre asfissianti a simboleggiare che non c'è via d'uscita. Nemmeno la fede: - Nancy: "Ma tu sei cattolico vicino?" - Mario: "Si, quando ho qualcosa da chiedergli. Certo che si".
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Santiago del Cile, 1973. Mario ha cinquantacinque anni e vive solo. Parla poco, la sua vita è scandita dal ritmo del ticchettio dei tasti di una macchina da scrivere. Dice di fare il funzionario, ma nello specifico batte a macchina i referti delle autopsie in un obitorio. Ma anche lui sa amare: desidera Nancy, la vicina di casa che lavora in un cabaret. La corteggia, poi l’11 settembre Nancy scompare, mentre per le strade scoppia il caos e il suo lavoro comincia ad intensificarsi: improvvisamente le autopsie cominciano a diventare moltissime in un giorno. Cadaveri, corpi da smembrare, Mario però pensa alla sua Nancy. Un percorso quello di Mario, metafora della sua terra, il Cile nel momento del golpe ai danni di Allende, che comincia ad abituarsi all'orrore e alla morte, come Mario che ogni giorno vede la gente fatta a pezzi e ormai non ci fa più caso. E'lavoro. Lo spettatore viene calato man mano in quest'orrore, grazie anche alla strepitosa fotografia tutta giocata su colori spenti, sul marrone, sul viola dei corpi dei cadaveri: autopsie in primissimo piano, scene di sesso anzi più che altro amplessi desolati dei due scheletrici protagonisti, masturbazione. E Mario nonostante tutto cerca l'amore perchè è alla ricarca in primis di se stesso ("niente relazioni con donne che vanno con altri uomini"), proprio come il Cile che cerca di rivendicare la sua identità. E il mondo occidentale? E'stato solo a guardare. Mario Crede che Nancy sia la sua fidanzata per poi accorgersi tristemente che non è così. E ad Allende viene negato l'esame interno e l’indignazione viene zittita a colpi di pistola. Non c'è speranza. Intorno al morto illustre divise silenti e minacciose. Primissimi piani sul cranio dilaniato di Allende e una fredda analisi inesatta: nessuno osa contraddire il regime, meglio il silenzio o peggio una menzogna. Suicidio. Spazi piccoli, inquadrature sempre asfissianti a simboleggiare che non c'è via d'uscita. Nemmeno la fede: - Nancy: "Ma tu sei cattolico vicino?" - Mario: "Si, quando ho qualcosa da chiedergli. Certo che si".
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