Postcards from Jordan

Creato il 12 maggio 2015 da Morgatta @morgatta

Non c’è due senza tre. Ed ovviamente spero ci sia anche un quattro…e pure un cinque e sei. Perché adesso è ufficiale: io, ad Amman, mi sento un po’ come “a casa. Quando certi ambienti cominciano a diventare familiari, quando riconosci le strade, quando le persone si ricordano di te e ti accolgono con il sorriso, quando gli amici ti vengono a prendere all’aeroporto, quando hai già i “tuoi posti” preferiti, quando sai già cosa mangiare e quando cominci addirittura a seguire il filo dei discorsi e perfino a captare il significato di certe parole (e sto parlando di arabo, non di inglese), sai di essere un po’ parte di una città…e che quella città fa un po’ parte di te!

Piccole abitudini che si mescolano a nuove scoperte. Perché quando viaggio ho sempre voglia di perdermi (in senso figurato, chiaramente, anche se alle volte mi perdo sul serio), di avventurarmi, di vedere cose nuove, di svoltare dove non avevo mai svoltato e di allungare le gambe, un passo alla volta…Il mio amico gatto-nero mi ha guidato dentro le stanze della Soap House, una vera e propria casa dove vengono prodotti artigianalmente saponi naturali a base di sali del Mar Morto, oli essenziali e spugne di mare. Un angolino sperduto tra i palazzi con vista su tutta la città, vicino a Rainbow Street.  Poco distante da questo posto ce n’è un altro che merita una visita ed una sosta con vista. E’ il Wild Jordan Cafè, sede della Wild Jordan, fondazione che organizza visite ed escursioni in tutti i luoghi “wild” e riserve naturali della Giordania, come deserti, siq e altre esperienze che sarebbe bene fare. Io mi sono limitata al Cafè (troppo poco tempo), un angolo di paradiso con bevande e cibi bio da gustare nel terrazzino affacciato sulla città…Non manca una mini-libreria e un negozio con prodotti artigianali realizzati dalle donne del deserto. A questo giro un tuffo nel Mar Morto non me lo sono lasciato sfuggire: 42 gradi, pochissime persone, il silenzio, la vista su Israele proprio lì di fronte, l’acqua che non è acqua ma che fa tanto bene, i fanghi, gli aneddoti su quel Mare non Mare senza vita ma con molte correnti. Mi fa sempre effetto tornare in un posto che è il buco nero della Terra (420 mt sotto il livello del mare) ma è come un piccolo paradiso;) Downtown, con il suo casino, colori, voci, negozi e mercatini che cascano di cose è un altro dei miei posti preferiti. E’ lì che mi è stato regalato il mio cammellino super-kitsch (nominato Chicken, giusto per rimanere nella sobrietà), che ho provato il Knafeh, dolce tipico palestinese con base di formaggio e ricoperto da simil miele, pistacchi e un ingrediente misterioso che non sono riuscita ad individuare. Però era buono ;)

E a questo giro ho fatto visita ad una moschea, l’unica aperta anche a non musulmani: The Mosque of King Abdullah bin Al-Hussein, una grande costruzione con le cupole azzurre. Si entra coperti qui dentro…tutti coperti! All’ingresso ti viene fornita una simpatica tunica con cappuccio e guai a farti scappare un ciuffo di capelli (io mi sono beccata pure il cazziatone, ma che ci posso fare se ho il testone e fate i cappucci piccoli?!?) Ma il travestimento vale la pena: l’immensità dello spazio vuoto, la cupola dorata e blu, il pavimento con moquette decorata e le lampade sospese creano un’atmosfera mistico-meditativa.

See you next time!!! :)



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