sunnysunday in Rome
L’idea di un’estate da passare reclusi in città angoscia parecchi lavoratori. Soprattutto se il lavoratore in questione è nato in una cittadina di mare, per cui ogni minuto libero era valido per una scappatella al mare. Anche solo per respirarne la brezza e ossigenare i polmoni, afflitti dalle ore passate in compagnia dell’aria condizionata, o perdersi nella contemplazione dell’orizzonte, una netta differenza tra soffrire silenziosamente dalla finestra dell’ufficio rispetto alla sensazione di pace infusa, con i piedi nella sabbia e l’acqua fresca che ci accarezza sulla battigia. Se poi ciò accade a fine giornata, per cui magari si accompagna il piacevole momento con un buon cocktail ordinato tra le palme dello stabilimento balneare del cuore.
Ogni ricordo di questo genere immediatamente offusca le capacità razionali del lavoratore di cui sopra, chiuso tra le quattro mura erette nel centro città. Ma, alle volte, la costrizione all’estate in città ha dei risvolti inaspettati. Soprattutto se l’esilio viene scontato a Roma. Da inizio luglio le abilità cognitive dei cittadini iniziano ad affievolirsi, fagocitate dalla coltre di afa che ne annebbia i confini e dall’isterismo collettivo che genera.
Inizia il lento declino, che compie la sua massima realizzazione ad agosto, quando magicamente la città si svuota.
Gianicolo
Ci si fa caso un po’ per volta: il silenzio, il cinguettio (esiste, l’ho sentito, giuro), la rapidità degli spostamenti dovuti al vuoto cosmico delle strade, le luci soffuse che tingono di calde note le antiche rovine della città e il lento chiacchiericcio dei superstiti. La gente rallenta i movimenti, anche i volti sembrano più distesi. Sarà il bollore che confonde le idee, sarà la rassegnazione di non poter evadere dalla città, sarà che arrivare in ufficio ci si impiega la metà del tempo e il miraggio dei parcheggi non è più così onirico.
La città eterna scopre un lato di sé sensuale ed affascinante, che il resto dell’anno raramente concede ai suoi abitanti. Iniziative di ogni genere popolano la città, anche perché non tutti hanno la possibilità di rifugiarsi al fresco dei Castelli, o scappare a Sperlonga per una capatina al mare.
Colosseo
Dunque via ad un cartellone di concerti, jam session improvvisate, visite guidate in posti fuori dalle ordinarie mete turistiche, passeggiate nei giardini segreti della città, locali allestiti sulle sponde del Tevere e bancarelle dai mille colori sgargianti che ti catapultano all’interno di un quadro espressionista. I battelli si trasformano in bar dalle mille luci frenetiche dove fare incontri sorprendenti, i giardini botanici diventano palcoscenico per milonghe disperate e conturbanti, aree verdi solitamente dismesse accolgono festival di artisti e etichette indipendenti, con musicisti sconosciuti che impari ad apprezzare sotto le stelle, all’ombra del Colosseo si improvvisano vernissage e reading internazionali, ed esplosioni di feste invadono ville e parchi che mai avresti pensato potessero svelare il loro lato danzereccio e conviviale.
Se poi ti imbatti in qualcuno che ti porta in giro per la città sulla vespa, ti fa immergere negli scorci sconosciuti e ti accompagna a gustare una buona colazione a base di croissant fumante e cappuccino soffice, beh, è il caso di cadere nel più scontato dei cliché. Sono proprio vacanze romane queste.
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