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Potage de sabot – Poesie per Erri De Luca – (da Sprigionate le parole a Reggio Emilia)

Creato il 01 febbraio 2015 da Met Sambiase @metsambiase

 “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero

con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione

Art.21  della Costituzione della Repubblica Italiana

erri de luca, il golem femmina

Il dove è stato nella libreria Conad di Reggio Emilia (che qui ufficialmente ringraziamo:  Grazie infinite); il quando è stato a pochi giorni dal processo contro l’intellettuale partenopeo Erri De Luca; il chi è stato dato dall’adesione  di poeti dalla parte bassa della via Emilia, fra Bologna\Modena\Reggio Emilia; il come è stato dato dalla parola contraria (non solo di Erri De Luca ma in questi giorni è lui che la sta pagando, una gogna tutta italiana); il perché è il perché si!.  Abbiamo (cercato) di aprire la bocca per il muto prima che i muti diventiamo tutti noi altri, menti libere e di buona volontà.

Alcune poete hanno scritto degli inediti per Erri De Luca. Il GolemFemmina  li ospita con l’augurio che essi possano viaggiare anche altrove. Per la cronaca burocratica, le autrici sono ben felici di autorizzare chiunque a diffondere i loro testi. Si chiede loro solo il buonsenso di non cancellare la loro firma.

Ad Erri De Luca e al diritto alla parola contraria.

IL CANTO DEGLI ZOCCOLI 

per Erri De Luca

Sabot, sabot, sabot
Zoccolo, zoccolo duro
da gettare in pasto agli ingranaggi
alla macchina che ti dà il ritmo
alla macchina che ti scandisce il tempo
la macchina e l’ingranaggio
linguaggio e lignaggio
decretano la fine dell’agio
araldi di disagio

Mangia, macchina, mangia
Les sabots les sabots les sabots
lo zoccolo duro del tessitore
E oggi ricorre il 173esimo
In cui Jacques, operaio lionese
per acquietarla, dis-alimentarla
ingozzò di zoccolo la macchina

Potage de sabots
Sabotage

Pina Piccolo 

LETTURE PACIFICHE

per parlare del parlare

della lingua che madre

batte dove duole il dente

e duole qui dove esige dire

la parola che il pensiero dice.

E il pensiero quale è?

Di un potere potente

che fa ciò che crede

e del tuo dissenso

fa scartoffie, melina, finta di niente

potere intransigente

che ti nega la voce

e tu allora per dire

devi erigerti alto.

E da in alto devi dire il pensiero.

Altri si lasciano tacere da soli

si danno per vinti censurano

il proprio dire e ala fine

anche il proprio pensare.

E’ così che muore ogni criterio

di quella che chiamammmo

democrazia che la Arendt ci disse

che dovevamo pensare

se non volevamo rifare

i campi di concentramento.

***

E quando sono incazzata

io parlo incazzata

la voce forte dice cose dure

E la prova di forza è farmi dire piano

che altrimenti vengo tacciata

di essere io la violenta.

Eppure io non ho che la parola e

di parole ogni giorno son massacrata.

Parole che feriscono, ma io non ferisco.

Feriscono il mio senso di bene,

di cittadinanza.

Parole che diventano fatti,

che diventano soldi e

pagano chi mi disfa il lavoro, la casa

un bosco il paese. Il Paese.

Approvvigionano mafie e corrotti.

Il Paese. Il mio amore per il quieto vivere

per una libertà leggera

rispettosa di ciò che altro.

Leilà Falà

ALZIAMO FORTE E CHIARA LA PAROLA

alziamo forte e chiara la parola
qui nella pianura
lungo la valle fino al monte
perché ci ascolti il fiume,
l’acqua del torrente
la vigna, gli alberi del melo
e gli abeti, i salmoni
i petti rossi e le aquile
nel cielo
il bosco tutto, le cime innevate
alziamo forte e chiara la parola
per la cova degli uccelli
il palco dei cervi
i pascoli d’altura
per il bosco e il suo silenzio
per il ventre del monte
violato
alziamo forte e chiara la parola
per fare da barriera
all’insipienza e all’ingordigia
dello stato
alziamo forte e chiara la parola
per gli uomini e le donne
che con il sangue ed il sudore
hanno fatto fertile la terra
per il nascere dei figli
senza polveri di amianto
nelle vene

Giovanna Gentilini 

LUPI E FALCHI

Io che nel sociale sono impegnata
giusto quel tanto da non farmi male
alle mie poesie cambio le parole
per renderle facili da capire.
Negli arzigogoli nascondo testa e coda
affinché la voce possa uscire filtrata
come da un imbuto,
anche se capita, forse a causa di correnti da più lati
mi resti chiusa in petto solidificata,
e da questo intreccio fatale al risultato
fuoriesce alfine il filo d’un belato
e lupi e falchi attorno, con un boccone
fanno di me grosso bottino scarso di parole.

Caterina Franchetta
Reggio Emilia, 25.1.2015

S. Sambiase, G. Gentilini, C. Bedocchi

S. Sambiase, G. Gentilini, C. Bedocchi

C. Franchetta

C. Franchetta

L. Failà, N. Cavalera.

L. Failà, N. Cavalera.

N. Cavalera, L. Fornieri, C. Bedocchi

N. Cavalera, L. Fornieri, C. Bedocchi

M. Paltrinieri

M. Paltrinieri


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