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Potenza e fragilità di una menzogna-Jesse Owens: l’ “incubo nero” di Roosevelt e non di Hitler.

Creato il 20 agosto 2014 da Catreporter79

Come segnalato in un precedente intervento, sono necessarie tre (3) caratteristiche, fondamentali e sinergiche, affinché un concetto si sviluppi, prenda forza e si imponga tra le masse: l’ “affermazione”, la “ripetizione” ed il “prestigio”.

1. Affermazione: la fase in cui il concetto vede la luce, il suo atomo primo.

2. Ripetizione: il concetto viene ripreso e ripetuto.

3. Prestigio: si tratta della fase più importante. Se, infatti, tra i diffusori del concetto ci sono elementi che godano di prestigio pubblico e/o lo stesso concetto si richiama ad elementi ed idee portatori di prestigio, la sua diffusione sarà più semplice, rapida ed efficace.

La somma di questi tre fattori porterà al “contagio”; il concetto diventa massivo e si impone trovando accettazione ed accoglienza.

La memorialistica e la storiografia hanno consegnato al lettore ed alla pubblica opinione l’immagine di Hitler che rifiuta di stringere la mano al leggendario runner afro-americano James Cleveland “Jesse” Owens , medagliato ali Giochi Olimpici berlinesi del 1938, volendo quindi rimarcare, mediante un frame ad elevatissimo impatto emotivo ed immaginifico, il razzismo del dittatore tedesco.

Si tratta, ad ogni modo, di una falsificazione storica, “debunkizzata” dallo stesso Owen, nella sua autobiografia:

“Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d’onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un’ostilità che non ci fu affatto. E ancora: “Hitler non mi snobbò affatto, fu piuttosto Franklin Delano Roosevelt che evitò di incontrami. Il presidente non mi inviò nemmeno un telegramma”.

Simili manomissioni risulteranno, in ultima analisi, pericolose per la stessa causa che il propagandista vuole sostenere e rilanciare (in questo caso, l’antirazzismo), danneggiandone la credibilità e offrendo punti di entrata al propagandismo di senso opposto.



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